"Vivere o morire". E' la dura, cinica, spietata legge dei playoff. Non basta essere eroe per una, due o tre gare se poi non porta a casa il risultato, lasciando nel dimenticatoio tutti gli sforzi profusi per restare a galla e tenere ancora accese le ultime speranze di una finale che sembrava davvero un lontano miraggio. Alessandro Gentile, 22 anni da Caserta, ha vissuto forse l'ultima stagione italiana prima di partire alla volta degli Stati Uniti d'America e, sebbene un talento ed una grinta da condottiere vero, forse non lascerà la Lombardia come aveva più volte immaginato e sperato: da eroe, appunto.

Gli strascichi che lascia una gara-7 giocata sottotono, fuori dalla partita in troppi frangenti, condizionato dai falli prima, dalle forzature successivamente, relegano il capitano dell'Ea7 Milano sul patibolo. Uno degli imputati è lui, inevitabile. Il capitano è sempre uno dei primi a finire sul banco e, forte dell'investitura affidatagli da società e spogliatoio (forse troppo presto), deve avere le spalle forti per reggere alle critiche, giuste o sbagliate che siano. E' l'onere che deve assumersi, nonostante la giovane età sconsigli ai più di affidare un ruolo così importante ad un ragazzo vergine a tali pressioni.

Tuttavia Gentile c'è e ci mette la faccia, sempre e comunque, da casertano verace come il padre, in prima linea nelle vittorie ma soprattutto nelle sconfitte. Le parole magari le porterà via il vento, ma il ricordo che lascerà Gentile a Milano (sempre se dovesse partire, come sembra fisiologico) avrà un retrogusto amaro, causa la sconfitta rimediata contro Sassari al Forum.

Il volto è corrucciato, ferito dalla battaglia persa. L'orgoglio ed il capo vorrebbero chinarsi, ma la forza di volontà che spinge questo ragazzo è immensa ed è la stessa che lo fa parlare dopo la sconfitta: "La delusione è enorme, questo è un fallimento totale che coinvolge tutti. Complimenti a Sassari che ha meritato questa serie lunga e intensa. Ci hanno battuto tutto l'anno ed è giusto che vadano in finale. Sono disperato tra l'altro per come ho giocato questa partita. Non sta a me dire cosa è mancato alla squadra, io faccio il mio lavoro di giocatore. Sicuramente qualcosa è mancato e se la stagione è andata così è stato un fallimento di tutti. Dal primo all'ultimo, nessuno escluso. Del futuro non voglio parlare".

La continua diatriba che dalla Sicilia arriva fino al Piemonte sul valore del Gentile giocatore sembra essere uno degli sport preferiti dal mondo del basket italiano, ma il nativo di Maddaloni ha sempre preferito rispondere sul campo, con i fatti. Prima con la maglia della Nazionale, trascinandola agli Europei che si giocheranno in Francia (chi non ricorda la vittoria in Russia all'ultimo secondo), poi con la maglia di Milano.

Tifosi e critica dimenticano troppo in fretta: i primi accecati dalla sconfitta ed inferociti per l'esultanza dei sassaresi sul parquet amico, assatanati dalla spasmodica ricerca di un capro espiatorio i secondi. Gentile è l'Ea7 Milano. E l'ha dimostrato nel momento del bisogno, di massima difficoltà, trascinando la squadra quando la serie era ormai andata. 3-1 Sassari, Hackett espulso, di Brooks soltanto l'odore. Gentile c'è. Due partite da fenomeno, che riportano Milano non solo a galla, ma avanti psicologicamente nella serie. Poi la débacle.

Milano crolla, dopo un primo quarto pressocché perfetto. Il Forum da catino inespugnabile che spinge e sorregge i propri beniamini diventa una polveriera. Gentile paga, forse, il non essere mai entrato definitivamente in partita. Ci prova, forza come spesso gli accade e il terzo quarto sembra pagare i primi dividendi. L'allungo Milano è firmato dal campano, che però si spegne alla dstanza, pagando l'ingombrante presenza di Daniel Hackett.

Non sarà certo colpa dell'italo americano, ma tatticamente Gentile ha sofferto la presenza del play guardia abituato spesso a partire palla in mano. Meno isolamenti, meno spazio, meno possibilità di giocarsi quegli stessi uno contro uno che in gara 5 e 6 avevano sotterrato il Banco.

Alla fine si sa, a pagarne le spese sono sempre i migliori, che finiscono troppo presto alla gogna dei tifosi e della critica. In campo e fuori si riconoscono gli uomini, e Gentile, anche questa volta, la faccia e non solo ce l'ha messa.