In principio era il trio Acker Buva - Nunnally, senza nulla togliere al resto della squadra. Adesso, invece, la Sidagas Avellino è uno dei collettivi più forti e completi di tutta la Serie A Beko e, dopo aver conquistato cinque vittorie consecutive, la compagine irpina ha lanciato ieri contro Pistoia un messaggio forte e chiaro al campionato tutto, l'ennesimo. Allenata e diretta in modo esemplare ed impeccabile da Pino Sacripanti, la squadra irpina ha costruito, grazie alle idee dell'ex coach canturino ed anche ad un aiuto dal mercato, un roster di assoluto livello che, nelle ultime gare, non solo ha tenuto testa a squadre come Reggio Emilia e Milano, ma le ha anche battute. 

Capacità di saper soffrire, di restare sempre lucidi nei momenti decisivi, di cercare offensivamente sempre le scelte giuste e, a margine, compattarsi difensivamente quando la gara lo richiede: più facile a dirsi che a farsi, ovviamente. La ricetta scritta ed impartita a Riccardo Cervi e compagni da coach Sacripanti sembra essere stata recepita nel modo giusto. Eppure, non sembrava tutto oro quel che iniziava a luccicare prima di Natale, quando dopo l'arrivo di Marques Green e Joe Ragland, che hanno completato  un roster già di discreto valore, la Sidagas batteva Varese in Lombardia e Torino tra le mura amiche, prima di cedere a Cremona e, soprattutto contro Caserta nel derby campano.

Dall'analisi di queste due sconfitte ne deriva il clamoroso turning point stagionale per i lupi: due sconfitte, in due gare dominate nella maggior parte della durata di ognuna. In primis a Cremona in casa della Vanoli di Pancotto, lanciatissima dal filotto di vittorie consecutive: fino al 36', Avellino era in controllo, prima di cadere sotto i colpi di Vitali e compagni. Non solo, il contraccolpo della sconfitta viene pagato, in maniera del tutto inaspettata, anche nel derby, che ha un epilogo a dir poco scioccante per i padroni di casa: all'intervallo la gara sembra ipotecata, con il vantaggio che tocca il più ventuno alla pausa lunga. Poi l'incredibile rimonta, il blackout mentale, prima che tecnico e la sconfitta. 

Nel momento di maggiore difficoltà, la reazione da grande squadra: Green e soci si compattano, ritrovando fiducia ed entusiasmo nelle certezze tecniche di una squadra costruita in maniera scientifica e che si completa perfettamente in tutte le sue individualità. Sei vittorie di fila, da Capo d'Orlando a Pistoia, passando per Venezia, Pesaro, Reggio Emilia e Milano (al Forum): successi ottenuti con una costanza di rendimento impressionante, da grande squadra. Quasi sempre cinque uomini in doppia cifra, con Green che smazza assist a destra e a manca con estrema facilità mista a lucidità. L'essenza dei top team è questa, avere una mente in campo, prosecuzione naturale di quello che è il pensiero del coach in panchina. La mente arma, in maniera ordinata, le sue infinite braccia, che a turno possono essere i vari Buva e Cervi, Nunnally e Acker, Ragland o Veikalas. Quasi 82 punti realizzati di media, dieci in meno quelli subiti nelle ultime sei: numeri impreziositi dall'imprevedibilità di un attacco che a piacimento può mandare chiunque, ed in qualsivoglia situazione, a canestro. 

Una macchina quasi perfetta, che ha conquistato sul filo del rasoio la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia che si giocherà tra due settimane al Forum di Assago. Avellino si presenta, ad oggi, come la squadra più in forma del lotto, anche se non la più forte. Tuttavia, in gara secca tutto può succedere e sia Sacripanti che la squadra non si pongono alcun limite, nell'immediato, come nel futuro prossimo. Dove può arrivre questa Sidagas?