Le storie d'amore non sono che piccole vite, parentesi tonde racchiuse nelle quadre dei nostri anni. Nascono; spesso lo fanno con verve, scintille che interrompono il monotono passare dei giorni trasformando attimi in un Nirvana terrestre. Crescono, perché inevitabilmente i rapporti diventano piú intimi, si inizia a conoscersci, ad amare i difetti l'uno dell'altra, e migliorarsi reciprocamente, a diventare grandi mano nella mano.Terminano, vuoi per colpa della falce della morte vuoi per incomprensioni fra le parti in causa.Eppure i rapporti lasciano impronte visibili, tastabili, alle volte labili ma comunque presenti e non assecondabili.

Lo sanno bene Paul Pierce ed i Boston Celtics, i quali dopo 15 anni hanno visto interrompersi il loro matrimonio alla soglia delle nozze di porcellana (o di cristallo; paese che vai nozze che trovi.).Con l'ala, che dopo aver raggiunto l'apice del MVP e del titolo NBA con i Celtics, ha divorziato dai verdi per iniziare un nuovo rapporto con il più classico dei terzi incomodi, l'amante.In questa vicenda impersonificato dal plurimiliardario magnate russo Prokhov; tanto dotato di verdoni quanto bisognoso di un anima che scaldasse il cuore dei suoi Nets nella nuova location NewYorkese. Ecco quindi il divorzio annunciato nel giorno del draft, quando le varie franchigie cercano nuove anime a cui legarsi con un doppio filo indissolubile.Le strade si dividono, è destino, crudo e terribile fato che non può essere certamente discusso dai suoi burattini. Il viaggio è breve, poco più di un ora in aereo ma per il 34 è un nuovo mondo, ha abbondato la sua amata città per una nuova avventura, per crescere anche senza la sua guida.

Eppure Pierce é tornato a casa. A Boston, teatro della sua epopea e del viaggio di nozze decennale fra Paul e i lepricani, interrotto solamente da un capriccio ed una smodata voglia di vincere e dimostrare che il matrimonio non ha logorato il talento del californiano, figlio di Oakland, una delle città più passionali ed estroverse del paradiso multietnico riconosciuto sotto la bandiera degli Usa.E la scintilla é scoppiata, nuovamente, inevitabilmente.Troppo amore per essere nascosto dietro un velo di indifferenza o peggio di odio.Troppa riconoscenza per non tributare un altro onore al condottiero che ha riportato la vittoria in città dopo ventidue anni di digiuno.Il disastroso 20% dal campo di Pierce é passato in secondo piano, le vicende del campo eclissate dall'atmosfera venutasi a creare nella serata ed esplosa al termine del primo quarto di gioco.
Ogni singolo volto che si trovasse all'interno dell'arena alzava inevitabilmente gli occhi al cielo, 18 624 sguardi rivolti verso gli schermi del TD Garden, non certo per godere degli, scarsi, highlights del match corrente quanto per apprezzare nuovamente della carriera da "green man" di Pierce.

La chiamata di Stern, con la decima assoluta, pubblicità ai limiti del ridicolo ed una quantità spropositata di azioni decisive.
Le immagini del trofeo sollevato al cielo dopo gara 7.
Le immagini di un enorme storia di amore sportivo fra una delle colonne portanti del basket degli ultimi venti anni e la franchigia più titolata della lega statunitense.
Il tutto suggelato dall'inchino di Garnett, altra icona del "bleed green forever" e dai scroscianti applausi che accompagnavano il volto commosso di Pierce ed un singolo messaggio di amore ricambiato successivamente dal giocatore su Twitter.
Thank you Paul 34.