Capita raramente che un atleta si senta sinceramente sollevato dall'aver interrotto l'inseguimento a un record che resiste da oltre 50 anni. Kevin Durant ha ben altri obiettivi, parla e ragiona da leader, e vuole che al centro dell'attenzione ci sia la squadra, non un singolo giocatore. La partita con i Kings, e le dichiarazioni che sono seguite, ne sono l'ennesima dimostrazione.
 
Oklahoma approfitta degli errori dei Kings e della scarsa attenzione in difesa per piazzare un primo break di 9-0, con Jackson e Ibaka protagonisti. Michael Malone è costretto a chiamare un  repentino time out e catechizza i suoi, che finalmente trovano i primi punti con Outlaw e, con una tripla di McCallum, raddrizzano il punteggio (11-8). Durant realizza la prima tripla del suo incontro su assist di Sefolosha, e serve a Jackson l'assist per il trepunti che vale il 18-12. Con 5 punti di Outlaw, i Kings ritornano a contatto (20-17), e quando Cousins alza le sue percentuali di tiro la partita diventa punto a punto. I Kings sorpassano per la prima volta col loro centro (24-25), ma i Thunder riescono a chiudere in leggero vantaggio il quarto (30-27) grazie a Collison. Un buon Butler consente a Oklahoma di allungare nuovamente a inizio secondo quarto (35-29) ma i Kings non demordono e impattano sul 37 pari con McLemore e Williams. La coppia Butler-Ibaka è però inarrestabile e consente ai padroni di casa di portarsi prima sul +9 (50-41) poi, con la quarta tripla messa a segno dalla 34enne ala ex Bucks, sul +14 (57-43). Questa volta Sacramento non riesce a replicare e i Thunder vanno al riposo con un margine rassicurante (61-49). I Kings però abbozzano una reazione in avvio di ripresa e con Cousins e McLemore annullano quasi del tutto lo svantaggio (69-65). E' ancora una volta Caron Butler a tenerli a bada: assist per la tripla di Durant, tripla su assist di Collison. Una schiacciata di Durant sigla il +10 (85-75), ridotto sulla sirena da un'entrata di McCallum.  Butler firma anche i primi 4 punti dell'ultimo periodo e, con Collison e Lamb, il parziale di 14-0 che scrive la parole "fine" all'incontro. I Kings restano senza segnare per 6 minuti e spariscono dalla partita, rendendo inutile l'ingresso di Durant, che infatti resta in panchina senza curarsi del suo record. 
 
Dopo 41 gare consecutive con almeno 25 punti realizzati, si interrompe la caccia a Oscar Robertson (46 partite consecutive oltre quota 24 nel 1963-64) e Wilt Chamberlain (80/80 a +24 nel 1961-62). 
 
"Sono contento che sia finita e che finalmente possiamo concentrarsi soltanto sulla squadra," dichiara Durant a fine gara. "Se avessimo giocato bene e io avessi segnato 25 punti, l'attenzione sarebbe stata
distolta dalla squadra, e questo non mi piace. Se avessimo perso, si sarebbe comunque parlato della mia striscia, e questo neanche mi piace. Sono contento che ora si possa parlare soltanto della squadra."
 
"Kevin pensa solo alla squadra," conferma coach Brooks. "Altrimenti, si sarebbe dato al golf e avrebbe provato a battere il record di 18 majors di Nicklaus!".
Deluso coach Malone, che non si appella alle assenze (Evans, Gay, Thomas): "Alcuni hanno giocato senza energia. A essere onesti, sembrava non avessero voglia di stare in campo."