Dopo aver vinto 25 partite nel 2013-14, Utah si appresta alla nuova stagione senza grandi proclami, consapevole che anche il 2015 porterà ben poche soddisfazioni alla voce "vittorie". Un quintetto di giocatori nati nel 1990, Gordon Hayward come star e un 48enne alla prima esperienza come head coach su una panchina NBA non sono premesse esaltanti per il popolo di Salt Lake City. Ma attenzione: Dante Exum, 19enne australiano chiamato con la quinta scelta assoluto all'ultimo draft, ha le stimmate della star.

Un...Salt(o) nella storia Sono lontani i tempi in cui i Jazz, con John Stockton (assistman record nel giorno del suo ritiro) e Karl Malone (secondo marcatore all time della NBA) in campo e Jerry Sloan in panchina, facevano tremare i Bulls di sua maestà Michael Jordan. La franchigia dei Jazz viene fondata nel 1974, manco a dirlo, a New Orleans. Nei primi 5 anni di vita, i Jazz si reggono sulle prodezze di Pete Maravich, uno dei migliori tiratori di sempre (nonché il primo "Pistol Pete", soprannome poi ripreso per un'altra leggenda dello sport, il 7 volte vincitore di Wimbledon Pete Sampras). Dopo essere stati capaci di perdere al draft del '79 con sconsiderate strategie di mercato un tale Earvin Johnson, i Jazz si trasferirono a Salt Lake City, città che in Italia è nota, oltre che per il basket, principalmente per le imprese di Stefania Belmondo. Nel 1982 altro suicidio al draft: Dominique Wilkins viene "regalato" agli Hawks". Nell'84 e nell'85, però, Utah azzecca le scelte. Nell'anno dei giochi di Los Angeles i Jazz scelgono, col numero 13, John Stockton. L'anno dopo, col numero 16, portano nella città dei mormoni un ragazzone che era stato l'ultimo taglio della selezione USA alle Olimpiadi, Karl Malone.

Nel 1989 viene promosso head coach un vice che, da giocatore, aveva disputato quasi 700 partite con la maglia dei Bulls, Jerry Sloan. Anno dopo anno, Sloan rafforza i Jazz facendone una delle squadre più solide della NBA, fino a portarli a un passo (che però avrebbe avuto la consistenza di quello di Neill Armstrong nel 1962) dal titolo. Nel 1997 (62-20 in regular season) e nel 1998, infatti, i Jazz sfidano i Bulls di Jordan e Phil Jackson. MJ fu "costretto" a sfoderare alcune delle prestazioni che oggi arricchiscono qualsiasi raccolta dei suoi highlights, guidando in entrambe le occasioni i Bulls al successo in 6 partite.

Tramontata l'epoca dello "Stockton to Malone" (18 stagioni, 1412 partite di regular season, 5 finali di Western Conference e 2 NBA Finals), per Utah è iniziato un lento ma inesorabile declino, culminato con la prima stagione senza playoff dopo 20 anni (2004) e proseguoto con solo 26 partite l'anno successivo. Nel febbraio del 2011 arriva l'addio di Jerry Sloan, che a un passo dai 70 anni si dimette dopo 23 anni alla guida di Utah (record di 1146 vinte e 758 perse). Il posto di Sloan viene preso da Tyrone Corbin (233 partite in maglia Jazz tra il 1991 e il 1994), per 7 anni vice di Sloan, che non viene riconfermato al termine della scorsa stagione dopo 112 partite vinte e 146 perse.

La scorsa stagione Poco, pochissimo da salvare Solo 25 vittorie, 57 sconfitte e penultimo posto nella Western Conference. A pagare per un'annata (prevedibilmente) disastrosa è stato coach Tyrone Corbin. Sono stati 17 i giocatori impiegati durante l'annata, ma solo Richard Jefferson ha disputato tutte le 82 partite. Hayward è stato il miglior realizzatore, superando di poco i 15 punti di media (16.2 in 77 partite), sopra la doppia cifra anche Burks (14), Favors (13.3), Kanter (12.3) e Burke (12.8), quest'ultimo miglior assistman con 5.7 passaggi vincenti a uscita.

Il nuovo coach Quin Snyder è l'ottavo head coach a sedersi, in 40 anni, sulla panchina dei Jazz. Nato a Mercer Island, isolotto di 20mila abitanti del Lago Washington, lauratosi a Duke in filosofia e scienze politiche, Snyder comincia la sua carriera di allenatore a 26 anni, facendo da assistente a Larry Brown sulla panchina dei Clippers. L'anno seguente torna a Duke, per proseguire gli studi in legge e in economia e per iniziare la carriera di assistente di coach Krzyzewski. Nel 1999, Snyder si trasferisce a Columbia, dove per 7 anni è head coach dell'Università del Missouri. Costretto a dimettersi a causa delle polemiche seguite all'arresto di un suo giocatore, Ricky Clemons, Snyder accettò di guidare gli Austin Toros in D-League, e in 3 anni vince più partite di ogni altro coach e, soprattutto, lancia un alto numero di giocatori in NBA. Al piano superiore, Snyder arriva nel 2010: prima come assistente di Doug Collins ai 76ers, poi di Mike Brown ai Lakers. Nel 2012 raggiunge Ettore Messina a Mosca, mentre la scorsa stagione lavora con Mike Budenholzer sulla panchina degli Hawks.

Il quintetto Snyder dovrebbe partire con uno starting five giovanissimo e ricco di potenzialità. Trey Burke (classe '92) in regia e Alec Burks ('91) come guardia, col rookie Exum (quasi invisibile agli ultimi Mondiali), chiamato con la quinta scelta assoluta pronto a rosicchiare minuti a entrambi. Del resto, è stato proprio il giovane australiano a dichiarare di voler essere un mix tra Westbrook e Ginobili...Forte del rinnovo contrattuale, Hayward tenterà di proseguire la crescita delle sue cifre (magari migliorando le percentuali da 3, scese al 30% nell'ultima stagione - con 3/21 nelle ultime 6 gare) - dopo il 42% del 2013), mentre sotto le plance, se Favors e Kanter dimostreranno scarsa solidità e compatibilità, potrebbe esserci spazio per il francese Gobert, altro '92 in rampa di lancio dopo l'esaltante prova contro i fratelli Gasol agli ultimi Mondiali. L'altra prima scelta dell'ultimo draft è stato Rodney Hood, stellina di Duke, 203 cm di versatilità dotati di buona mano da oltre l'arco.

Il predestinato Cecil Exum, il padre di Dante, faceva parte della squadra di North Carolina che vinse il titolo NCAA nel 1982: sì, in quella squadra c'era il 19enne MJ. Ai Campionati Mondiali del 2012, Dante Exum si mette in luce come miglior realizzatore dell'Australia medaglia d'argento, venendo selezionato nel quintetto dei migliori della rassegna. Da allora, gli occhi della NBA sono stati puntati su di lui. Ian Stacker, il miglior coach ausraliano, lo presenta con queste parole: "Ho allenato Andrew Gaze quando giocava nell'under 18, e da allora ho visto tutti i giocatori australiani, con l'eccezione di Bogut. Ho allenato Anstey, Heal, MacKinnon, Newley e Ingles. Per me, Exum è migliore di tutti loro. Mi soprenderebbe molto non vederlo nell'NBA, dove non lo immagino certo a sventolare le asciugamani."

Obiettivi Le incognite e i se sono tanti, a cominciare da coach Snyder, che deve dimostrare di valere l'NBA. Burke e Kanter devono compiere il salto di qualità in primo luogo dal punto di vista caratteriale. Exum, un play guardia di 198 cm, ha incantato tutti ai Mondiali Under 19 del 2013, trascinando l'Australia in semifinale con 18 punti a partita, ha talento e fisico per diventare una stella, ma chiedergli di essere un fattore già a 19 anni è azzardato. Il pacchetto lunghi non offre tante garanzie. Difficile pensare a una stagione da 35 vittore; molto più comprensibile un'altra annata di sviluppo, finalizzata allo svezzamento dei tanti giovani talenti in vista di una proficua pesca nel prossimo draft.