A fine anno sarà capitato anche a voi di fare un piccolo ma necessario resoconto di quello che si è fatto, io ci ho pensato in questi giorni e come sempre la prima domanda che mi pongo (da buon amante dei viaggi) è: “Quali posti ho visitato?”. Devo dire che questo è stato un grande anno per quanto riguarda il capitolo viaggi, in quanto ho avuto la fortuna di poter tornare nella “grande mela”, ma questa volta non per studiare. Ebbene si avete capito, NBA!!! Grazie al fascino irresistibile di New York sono riuscito a convincere la mia ragazza a seguirmi, per ben due serate, al Barclays Center e al Madison Square Garden, la mecca per ogni appassionato di basket. Come baratto ho dovuto dare il consenso ai vari giri dei department store quali (Macy’s,Barneys etc.) ma potrete benissimo capire che il gioco valeva assolutamente la candela. Quindi dopo aver pianificato tutto il viaggio mi metto alla ricerca dei biglietti, nella prima settimana di marzo il calendario NBA offriva Nets-Grizzlies e Knicks-Jazz, cercando sui vari siti ho trovato degli ottimi posti al Barclays ad un prezzo non proprio economico (80 euro) e degli economicissimi posti (15 euro) al Madison, dove si vede divinamente anche da molto in alto! Dopo  un mese di attesa finalmente parto, per rivedere la splendida New York ma soprattutto per realizzare un sogno che ho da quando sono piccolo, assistere ad una partita NBA. Il primo dei due match ai quali avrei assistito era Nets-Grizzlies quindi dopo aver seguito il nostro programma della mattinata ci dirigiamo verso Brooklyn rigorosamente a piedi attraversando l’omonimo ponte. Il vento era gelido e pungente ma nulla mi avrebbe fermato, dopo un giro della zona intorno a Brooklyn Brigde Park (merita alla grande!) ci inoltriamo verso Atlantic Avenue. E proprio mentre il sole comincia a calare, arriviamo al Barclays Center, me lo trovo davanti così e a vederlo dal vivo sembra proprio un’astronave aliena piena di luci e dalla forma indefinita. Manca un’ora alla partita ma la gente già scorre attraverso le numerose entrate, dopo i controlli entriamo e mi fiondo a vedere il campo, stupendo, immenso, con questo mega “lampadario” con schermi hd su ogni lato dove è possibile vedere ogni tipo di statistica in qualsiasi momento oltre che ai replay di ogni azione saliente. Mentre aspettiamo la palla a due c’è tempo per razziare il Nets Store e per riempirsi la pancia con una scelta di cibo e bevande a dir poco immensa (tipico della cultura americana!). Ci accomodiamo sui nostri post ​i e io mi becco vicino dei giovanissimi tifosi Grizzlies, ci si scambia un paio di battute e poi si parte, le squadre entrano e mi si mozza il fiato. Ho atteso quel momento da sempre e non volevo essere in nessun altro posto al mondo, la partita scorre tra miei boati di stupore e gli incitamenti per Memphis dei miei vicini. Alla fine la spuntano i Nets (ho portato fortuna) per 103-94 con 21 punti di un grande Joe Johnson, Grizzlies decisamente spenti complice il forfait all'ultimo minuto di Zach Randolph per infortunio. Serata che rimarrà per sempre nel mio cuore, unico neo è stata l’assenza di Kevin Garnett (mio giocatore preferito) per un problema alla schiena. Due giorni dopo è la volta dei New York Knicks e del Madison Square Garden, anche questa volta arriviamo a piedi, data la vicinanza con il nostro albergo. Qui la gente è molta di più ma le operazioni di controllo-entrata-uscita risulteranno incredibilmente scorrevoli come al Barclays (altro che parecchi stadi italiani!). Raggiungiamo il nostro posto a sedere, non prima di aver razziato il Knicks Store ed esserci riempiti la pancia ovviamente. Il Garden ha un suo fascino particolare ed  è pieno nonostante i Jazz non siamo un top-team, questa volta mi tocca come vicino un “abbondante” ed affettuoso tifoso di casa. Dopo due chiacchiere su quanto la squadra stia faticando e su come Melo sembri un predicatore nel deserto dei Gobi, le squadre entrano in campo con un’annunciazione da brividi e un inno americano cantato alla perfezione. Palla a due e via, la partita risulta più divertente e movimentata di quella dei Nets e il pubblico risponde con generosi incitamenti per la squadra di casa. Carmelo Anthony chiuderà con 29 punti ,alcuni di incredibile e rara bellezza, e i Knicks vincono largamente per 108-81 (ho portato di nuovo fortuna). Mentre torniamo in hotel ripenso a tutto quello che ho vissuto e ancora adesso mentre scrivo non riesco ancora a credere di aver realizzato un sogno. Mi ha sorpreso l’attaccamento dei newyorchesi verso le proprie squadre, nonostante non stiano vivendo il momento più brillante della loro storia, anzi, e l’incredibile rispetto verso questo sport. Ho visto inoltre il modello da seguire per quanto riguarda il singolo evento sportivo, un momento di svago  per tutti, grandi e piccini, dove i servizi e le comodità sono alla portata di chiunque e favoriscono il sempre crescente afflusso di persone. Noi purtroppo siamo ancora lontani anni luce da questo modello ma qui abbiamo tante realtà agonistiche che meritano più attenzione e più seguito e sono certo che le cose cambieranno in meglio. In conclusione di questa mia esperienza auguro a tutti di poter provare le emozioni e lo stupore che ho provato io (dovevate vedermi  sembravo un bambino il giorno di Natale!) e poter tornare a casa ridendo e pensando: ”I love this game”.

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