La stagione di Carmelo Anthony potrebbe essere già finita. Di male in peggio potrebbero pensare i tifosi di New York, ma dietro la decisione di far operare Anthony al suo ginocchio malandato ci sono molti, tanti pensieri. Allo stato attuale delle cose la situazione dei Knicks è disastrosa: gli schemi di coach Fisher non sembrano essere stati assimilati abbastanza ed i continui infortuni hanno condizionato il risultato finale che si è tramutato in uno dei peggiori inizi della storia della franchigia in termini di record di vittorie, 5-30. All’indomani dell’uscita della notizia che per il giocatore simbolo della franchigia si temesse un’operazione al ginocchio, tutta la grande mela si interroga, dalla società alla tifoseria: operazione oppure no?

La situazione è alquanto complicata e a renderla ancor più pesante è il contrasto tra l’animo e l’orgoglio del giocatore contro il buonsenso ed il raziocinio della società, che in ottica futura vorrebbe fermare Anthony per qualche mese. Tuttavia, l’orgoglio e l’animo battagliero di Anthony potrebbe essere messo in secondo piano rispetto alle dinamiche societarie ed alla ricostruzione del futuro. Carmelo è già stato costretto a saltare ben 5 gare per questi problemi che continuano a tormentarlo, oltre a giocare perennemente sul dolore tramite infiltrazioni e rimedi dell’ultima ora. La soluzione più razionale vedrebbe il giocatore operarsi al più presto, considerando che tramite l’intervento si otterrebbe, o quantomeno lo si spera, un pieno recupero per la prossima stagione Nba. Al contrario, l’opzione più conservativa tra le due porterebbe il giocatore a riposare per qualche gara (così come sta facendo LeBron James, anche se per altri problemi), per tornare più in forma che mai per l’appuntamento che aspetta con ansia da tempo: l’All Star Game al Madison Squadre Garden.

Un primo mattone sulla questione sembra essere stato messo in primis da Carmelo Anthony stesso, che ha dichiarato che il suo ginocchio sta diventando un problema più grave del previsto: "Per me è dura fisicamente in questo momento. Non posso fare previsioni, è il mio corpo e come reagisce a dirmi quello che devo fare. Affronto un giorno alla volta, una gara alla volta, e cerco di dare tutto quello che ho ogni volta che scendo in campo. Fermarsi? Se non avessimo tutti questi infortuni ci penserei. Ma quando mi giro a guardare la panchina e vedo J.R. Smith in abiti civili, Iman Shumpert con un completo, e tutti gli altri indisponibili diventa dura dirmi che devo stare fuori. Finché potrò giocare, giocherò".

In seconda battuta gli ha fatto eco Derek Fisher che, un po’ per accattivarsi il suo giocatore più importante, un po’ per dinamiche societarie, ha cercato di fare da pompiere e mediare tra le parti dichiarando: "Bisogna tenere conto di diverse cose: la salute di un giocatore, il peso che ha all'interno della squadra, la situazione del team. Non è una decisione unilaterale, non possiamo decidere all'improvviso che uno non giocherà più per il resto della stagione. E' una decisione collettiva: il nostro staff medico, quello tecnico e la dirigenza continueranno a parlare con Melo per capire quale sia la decisione migliore".

Con queste dichiarazioni il braccio destro di Phil Jackson ha ammesso, a nome della franchigia di New York, che la decisione da parte loro sembra presa. Farla accettare ad Anthony non sarà facilissimo. Fermare un giocatore che sta dando il massimo per risollevare la propria squadra dalle ceneri e che in estate ha firmato la sua estensione contrattuale per 5 anni a 125 milioni sembra molto difficile, ma le speranze della società di preservare il giocatore e puntare ad un tanking estremo (cercare di arrivare più in fondo alla classifica per avere la più alta possibilità di scelta al Draft) sembrano l’idea migliore. Quantomeno quella più logica al momento, che lascerebbe uno spiraglio maggiore per la ricostruzione futura della squadra. New York si interroga, sul futuro della squadra e su quello della sua stella più lucente. Carmelo Anthony è ad un bivio: il futuro ed i Knicks oppure l’orgoglio?