Correva l'anno 1973 Walt Frazier, Willis Reed & Co. battevano in gara-5 i Lakers e si aggiudicavano il loro secondo anello della storia. Questa è stata l'ultima volta in cui il popolo newyorchese ha potuto festeggiare la vittoria di un titolo.

Dopo 42 anni è tutto cambiato. I Knicks continuano ad essere una delle franchigie più importanti della Lega ma non riescono più ad essere competitivi come un tempo.

In particolare negli ultimi 4-5 anni i Knicks si sono ritrovati a prendere scelte che ora li hanno ridotti ad essere l'ultima classificata nella Eastern Conference con un record di 10-39.

Eppure nella "Big Apple" sono arrivati giocatori come Carmelo Anthony, Amar'e Stoudemire, J. R. Smith, Iman Shumpert, Josè Calderon, Pablo Prigioni, gli italiani Gallinari ( poi trasferitosi a Denver ) e Bargnani, ma nessuno di loro è riuscito a riportare il team newyorchese dove merita.

Questa stagione è stata affrontata col chiaro obiettivo di ripartire, di rinascere ma in realtà si è costruito un roster senza un'idea precisa di gioco e soprattutto lo si è affidato ad un allenatore forse troppo giovane per una piazza così prestigiosa.

Le colpe però non sono tutte di Derek Fisher che fa il massimo per imparare il più velocemente possibile la differenza tra giocatore e coach e nello stesso tempo prova a dare un'identità a questo team.

Ed ecco allora che nel momento di maggior difficoltà della storia newyorchese arriva il "deus ex machina" Phil Jackson, voglioso di rimettersi in gioco dopo una lunghissima e vincente carriera in NBA. In questo caso PJ non assumerà il ruolo di trainer ma bensì quello di presidente. Quindi le sue responsabilità si amplificano, infatti non risponderà più solamente dei problemi della squadra ma anche di quelli societari. Una sfida gravosa ma che lui ha accettato di buon grado con l'obiettivo di rendere i Knicks nel giro di breve tempo vincenti come negli anni '70.

In effetti questa promessa non è stata ancora mantenuta, infatti sono stati ceduti ai Cavaliers due giocatori fondamentali come Iman Shumpert e J. R. Smith ed inevitabilmente la squadra ne ha risentito. E' vero anche che i pilastri del roster sono rimasti ma non sono adeguatamente aiutati, l'unico che prova a dare una mano è Tim Hardaway Junior, ma è ancora molto giovane e bisogna lasciargli il tempo di crescere.

Questa crisi è sufficientemente sostenuta dai numeri: ad oggi la squadra tira col 46.7 % FG e col 40.5 % 3P. Il migliore, manco a dirlo è "Melo" con 24.2 ppg, 6.7 rpg e 3 apg.

A questo punto i tifosi della franchigia newyorchese e non solo si domandano: cosa succederà in futuro? Ad oggi è veramente difficile dirlo, per il momento non c'è un progetto, non ci sono idee e sicuramente New York non può rimanere in questo stato di limbo per sempre. Questa stagione deve servire per capire dove sono stati commessi gli errori e correggerli, in modo da ripartire nella prossima con obiettivi chiari e raggiungibili senza illusioni o voli pindarici.

Di sicuro le partite che mancano da qui al termine della regular season vanno onorate con dignità e professionalità, già a partire dal derby di domani sera con i Brooklyn Nets. Dopodichè l'imperativo dovrà essere costruire partendo dalle fondamenta per tornare ad essere nei prossimi anni quel grattacielo che per tutto questo tempo è rimasto abbattuto.