Massimo in carriera, 54 punti, ma non basta. In tutti i sensi. Non basta ai Thunder, sconfitti, ancora una volta, nella delicatissima sfida ad Indianapolis contro i Pacers (a loro volta invischiati nella lotta ad Est). Non basta ai compagni, perché d'accordo, si alzano le mani davanti a 54 punti personali di un compagno, ma andando a spulciare nelle cifre, 43 tiri dal campo non avranno proprio fatto piacere agli otto compagni di squadra scesi sul parquet della Bankers Life Fieldhouse (che ne hanno presi, assieme, 53). Non basta alla critica, che il giorno dopo si scaglia contro la prestazione di un giocatore che quest'anno, che lo si voglia oppure no, ha portato da solo i Thunder a giocarsi la qualificazione alla post season.

Insomma, Russell Westbrook, non basta. I motivi di questa insoddisfazione e di queste critiche che viaggiano sempre parallele alle prestazioni dello zero, dividono, come spesso accade quando si ha a che fare con degli idoli, dei giocatori, che essi siano calciatori, cestisti o tennisti, il mondo dello sport. Il giocatore in questo caso, nonostante stia mettendo assieme le migliori cifre della sua stagione (grazie anche alla situazione di squadra dei suoi Oklahoma City Thunder), continua ad esaltare una parte della critica che lo vede come il vero problema dei Thunder. Ma come, più di metà dei punti della squadra (si sono fermati a 104) ed è un problema?

Già, nella notte di Westbrook ci sono ben 43 tiri dal campo, 15 dei quali da dietro l'arco dei tre punti (una notizia per uno che non tira spesso da dietro l'arco). La questione, il nodo principale sta proprio qui. Westbrook sarebbe il principale responsabile della sconfitta perchè, grazie al suo atteggiamento eccessivamente aggressivo, avrebbe di fatto escluso i compagni dalla gara, mentalmente e fisicamente. Certo, se dall'altra parte andiamo a vedere che ci sono quaattro uomini in doppia cifra e tre che la sfiorano, una domanda può sorgere spontanea. Non traggano d'inganno gli otto assist del play californiano, costretto in situazioni di "triple coverage" (triplicata la marcatura) a scaricare il pallone.

Critiche che continuano a piovere, che avevano anche colpito lo "zero", reo di aver subito il sedicesimo tecnico stagionale, che prevedeva la sospensione del giocatore in questione per una gara (una sorta di squalifica per somma di ammonizioni calcistica). Tuttavia, la Nba, nella sua classica riunione che viene fatta per analizzare i motivi dei tecnici, ha deciso di revocare tale sanzione arbitrale e "restituire" Westbrook ai Thunder per la sfida contro Portland, altrettanto decisiva nelle sorti della squadra di Scott Brooks.

"Onestamente, non me ne frega un c... delle critiche. Davvero, non mi importa. Io ogni notte scendo il campo e do tutto, mi impegno più di chiunque in questa lega. Sono orgoglioso di quello che faccio, e anche i miei compagni sono d'accordo. E quindi per me va benissimo". Westbrook ha risposto così alle critiche di questa notte, anche se dubitiamo che i compagni siano d'accordo nel non essere partecipi, del tutto, nelle azioni offensive. Lo si capisce da pochi, ma significativi, dettagli: dalla difesa, disciplina mentale più che fisica, dalla scarsissima percentuale ai tiri liberi, che denota una scarsa concentrazione (11/28 per il 39% dalla lunetta: Westbrook 7/11, resto della squadra 4/17).

La palla, e le sorti di Okc, come al solito, sono nelle mani di Russell Westbrook, che nelle ultime due gare (Portland e Minnesota) proveranno ad attaccare l'ottava piazza dei Pelicans di Davis (che vanno a Minnesota per poi chiudere contro gli Spurs). Riuscirà lo zero ad unire la critica e portare la sua squadra, dopo una stagione disastrata a causa degli infortuni, ai playoff? Non ci resta che attendere mercoledì notte.