Quando dare e fare il massimo non basta; è il paradossale quanto amaro epilogo nella quale si ritrova Russell Westbrook; fuori per la seconda volta nella sua carriera dalla possibilità di giocarsi il titolo ai playoff. Niente da fare per i Thunder, il cui sontuoso finale di stagione del play californiano non è bastato per entrare nel G8 della Western Conference. “ La stagione che ha fatto rimarrà scritta nei secoli – ha provato a inorgoglirlo coach Brooks  - il suo contributo su entrambe le fasi è stato encomiabile, un' esperienza come la sua non si vedeva da decenni. “ Il titolo di miglior realizzatore del campionato, suggellato dai 37 punti della notte, non addolcisce l’insolita pillola del nono posto. Il sipario che significa fallimento, è in linea però con l’intera stagione di Oklahoma, inaugurata da una serie di sconfitte poco benauguranti e tormentata dalle logiche dell’infermeria.

Nella vittoria della speranza contro il fanalino di coda di Ovest, Minnesota, Westbrook è partito fortissimo. Un fiume in piena come al solito, a suo agio nell’incunearsi nella difesa avversaria e chiudere il primo quarto con 23 marcature a referto (record di franchigia). Alla fine i punti totali saranno 37 di cui 34 siglati prima della pausa lunga per un nuovo primato in casa Oklahoma. Ma la postseason, l’obiettivo che l’intero ambiente (causa assenza di Durant e Ibaka), aveva affidato al talento e all’esplosività di RW0, virerà direzione: New Orleans Pelicans.

Il treno per la fase finale della stagione, perde alla partenza una delle sue più vivaci protagoniste degli ultimi anni. Westbrook potrebbe consolarsi con il titolo di cestista più prolifico della Lega, strappato sul photofinish dalle mani di Harden. In fin dei conti è il primo riconoscimento con la canotta di Oklahoma, ma non è così: " Questo titolo per me non ha valore. Ok ho fatto un ottimo lavoro, ma adesso vado a casa e dovrò guardare le altre giocare. E’ un premio che non significa nulla. “ Una medaglia di legno di poca rilevanza perciò, come l’ Mvp. Il titolo che si gioca con Harden Curry e James da sempre bistrattato, destinato qualora fosse ad un futuro di polvere nella bacheca di casa.

I dolori del brillante Westbrook, sono gli stessi provati probabilmente da Tracy McGrady nel 2004 ad Orlando. L’ultimo miglior realizzatore, prima di mister 11 triple doppie stagionali, a festeggiare il personale successo senza l’ebbrezza della partecipazione alla fase che conta. Quanto farà male il divano del ragazzo di Long Beach da sabato? Certamente più della panchina da cui ha seguito il finale di gara di ieri, mentre Oklahoma andava incontro ad un futuro disarmante.