Immaginate di essere a 4 secondi dalla sirena del quarto quarto, con la vostra squadra sotto di tre punti. Ricevete palla in angolo, fuori dalla linea del tiro da tre, dopo aver sbagliato il primo tentativo mandandolo cortissimo, e nel frattempo in tre vi stanno assalendo per contestarvi il tiro, ma non avete scelta se non quella di provare a tirare per il pareggio. In quelle condizioni, le probabilità di segnare sono pari a quelle che avrebbe Milwaukee di vincere il titolo, ovvero clamorosamente basse. Ma da qualche parte c'è una giustizia, qualche dio del basket che decide che quella pochissima probabilità deve avere la meglio sulla fetta ben maggiore che la completa, e allora quel tiro entra, schiaffeggia la retina e manda tutto ai supplementari.

Bene, questa non è una storiella raccontata a caso, ma esattamente quello che è successo stanotte allo Smoothie King Center, nella terza gara della serie di primo turno dei Playoffs NBA, quella tra la miglior squadra della lega per record, i Golden State Warriors, e i loro temibili avversari, i New Orleans Pelicans padroni di casa. Una sfida che si è prolungata oltre i canonici 48 minuti, proprio grazie a questo tiro folle, assurdo, incredibile del solito Stephen Curry. Una gara che i Pelicans hanno per larghi tratti governato e gestito, soprattutto per i due quarti centrali, ma nel quarto l'orgoglio californiano è uscito, e la rimonta è stata completata, poi la partita vinta all'overtime, dove tanto per cambiare è stato protagonista quello col 30 sulla schiena e la canotta blu.

Dopo l'equilibrio iniziale del primo quarto, dove Curry e Davis si sfidano a colpi di alta classe, New Orleans comincia a scavare il solco grazie alle eccellenti percentuali e al grosso contributo che da la panchina: il duo Cole-Anderson produce ben 22 punti in questa frazione e manda all'intervallo New Orleans avanti di 11. Il terzo quarto degli Warriors è quanto più di disastroso si possa pensare: orribile 5/24 complessivo dal campo che permette ai Pelicans di costruirsi un vantaggio di 20 punti alla fine del terzo quarto, grazie a una prestazione di squadra che era mancata nelle prime due gare, sfruttando anche il fatto che Golden State sia di fatto solamente nelle mani degli Splash Brothers.

Cambiano radicalmente tutti gli scenari nel quarto quarto: la panchina di Golden State tira la rimonta a inizio quarto, soprattutto grazie a un solido Livingston da 9 punti solo nell'ultima frazione, e poi sale in cattedra Draymond Green, che porta il parziale sul 101-105 con due rimbalzi offensivi seguiti da due canestri. Negli ultimi 20 secondi succede di tutto: Holiday fa 2/2 in lunetta, ma dall'altra parte Curry spara la tripla del -2. Tocca poi a Anthony Davis andare in lunetta: il monociglio non va oltre l'1/2, e regala l'ultimo possesso al 30 in maglia blu. Il primo dei due tiri finisce corto, ma Speights riapre in angolo dopo il rimbalzo offensivo, proprio dove c'è Steph, che compie il miracolo. In overtime, sullo slancio del quarto quarto, Golden State si costruisce 6 punti di vantaggio, dilapidato in pochi secondi da un layup di Evans e una tripla di un super Anderson, che chiude con 26 punti e uno strepitoso 10/14 dal campo. Sotto solo di uno, New Orleans opta per il fallo intenzionale: Curry però, in due viaggi in lunetta, è freddissimo, e il suo 4/4 sancisce il 123-119 finale.

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About the author
Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]