Si corre e si spara: il derby texano, il primo andato in scena all'Americans Arilines Center di Dallas, vedeva i padroni di casa obbligati a riscattare le due sconfitte in quel di Houston nei primi due appuntamenti. Il caso Rondo, oramai fuori roster per incomprensioni con Rick Carlisle, e l'infortunio di Parsons, out per il resto della stagione (oramai destinata ad essere brevissima), costringe l'allenatore dei Mavericks ad affidarsi a Felton e Richard Jefferson, che daranno un apporto davvero povero in termini di punti e difesa.

Dalla parte opposta c'è un barba che definire in gran spolvero è poco. L'ex Thunder si sta caricando la squadra sulle spalle e nei primi due episodi ha fatto registrare 24 punti ad apparizione. McHale non ha grandi problemi di formazione e manda in quintetto Terrance Jones, recuperato già da tempo, con Smith sesto uomo di lusso. Non c'è Beverley, infortunato, al suo posto in quintetto Terry.

Il primo quarto è quello più spettacolare del match: le due squadre si affrontano a viso più che aperto, concentrandosi maggiormente sull'attacco e giocando, fondamentalmente, a briglie sciolte. Le difese sono un optional e le percentuali di tiro delle due squadre ne beneficiano: Houston è a quota 36 dopo 10 minuti, con un clamorosissimo 74% (3/3 da tre punti, Harden due e uno di Ariza), mentre Dallas si ferma ad un 64% leggermente più umano che gli vale la singola cifra di svantaggio. Ecco: l'unica pecca in un quarto praticamente perfetto dei Rockets è quello di non staccare mai definitivamente i Mavs, che barcollano anche fino al -12, ma non mollano. L'assenza di Rondo permette ad Ellis di giocare maggiormente la palla: ne scaturiscono 10 punti con 5/6 dal campo e 3 assist (due per Chandler che schiaccia), uno per la tripla di Wunder Dirk Nowitzki. La gara è bella ed emozionante, le difese meno: si chiude poco, anzi per niente l'area, ed allo scoccare della prima sirena, baciata dalla tripla di Josh Smith, il punteggio recita 42 Rockets, 36 Mavs (Harden 12, Ellis 10).

Entrano in gioco le panchine: la profondità di quella dei padroni di casa è risaputa. Dall'altra oltre Smith e Brewer (che giocheranno una partita sontuosa, soprattutto l'ex Detroit), McHale trova un positivo e preciso Capela. Il secondo quarto coincide con il massimo sforzo dei Mavs, ed il peggiore momento degli ospiti, che trovano un muro invalicabile a centro area, quando attaccano l'area, in Stoudemire, che sporca quasi tutte le azioni dei Rockets. Ne scaturiscono, da palle perse ed errori di tiro, svariati contropiede: Ellis fa il diavolo a quattro ed i Rockets riescono soltanto a prendere la sua targa (20 punti all'intervallo). Dallas riesce a correre a piacimento, Barea è ispirato e mette a ferro e fuoco la non brillante difesa di Houston. Ne nasce un parziale che potrebbe mettere in partita il pubblico di casa e ko gli ospiti: dal -3 sul 49-46, i Mavericks piazzano un 13-0 mortifero. Harden torna in campo dopo il meritato riposo e con 6 punti di seguito (complice un Tyson Chandler non perfetto in difesa), ricuce, un minimo lo strappo. All'intervallo è 72-65 per gli uomini di Carlisle.

La ripresa inizia su ritmi meno sostenuti e più ragionati. I Mavericks, tuttavia, non riescono a trovare le giuste contromisure al pick&roll centrale dei Rockets: Chandler non riesce a togliere il tempo ad Harden, che ne mette 12 nel solo terzo periodo. Il lungo ex Knicks e non solo, decide allora di aspettare nel pitturato l'arrivo del barba, che gli stampa puntualmente l'arresto e tiro in testa. Houston torna a galla, grazie anche ad un positivissimo Josh Smith dalla panchina: l'ex Detroit ed Atlanta è cinico e preciso, quasi mai fuori dalle righe. Dallas si affida ad Ellis, in serata di grazia per tre quarti, che risponde ai canestri di Harden (due triple di cui una da fermo). Carlisle chiama timeout per fermare l'emorragia, ma non riesce a spegnere i bollenti spiriti del barba, che continua ad attaccare il canestro e porta i Rockets fino al +8. Nowitzki, ed il solito Ellis, fissano il punteggio sul 101-99 di fine terzo quarto.

Il quarto periodo si apre con la tripla di Ariza (dopo un clamoroso fallo in attacco di Howard non ravvisato dalla terna). I Mavericks sembrano essere poco lucidi in attacco, il che li porta a forzare molte, troppe conclusioni. Dwight domina a rimbalzo, in difesa, ma soprattutto in attacco (saranno 26, record in carriera, al termine della gara) ed assieme alle perfette letture di Smith e Brewer i Rockets provano a scappar via nel punteggio: 122-112. Torna il tedesco, e con lui anche l'orgoglio dei Mavs che si vedono spalle al muro, nella gara e, di conseguenza, nella serie: Nowitzki spara la tripla del -5, prima di servire Ellis per il -3. Houston si gioca l'isolation per Harden, che segna e subisce il fallo da Chandler, prima di commettere un grave e futile errore in difesa: fallo sul tiro da tre di Dirk che impatta a 30 secondi dal termine.

L'ultimo possesso dei Rockets va, ovviamente, in mano al tredici: solito pick&roll centrale, solito uno contro uno con Chandler e, altrettanto solitamente, solo rete. Il barba scrive 42, record personale e stagionale di punti nei playoff, concedendo soltanto dodici secondi per la risposta dei padroni di casa: Ellis si crea il giusto spazio, ma l'esito non è di quelli sperati. Houston sbanca Dallas e si porta 3-0 nella serie, ipotecando, con altre due gare in casa da giocare, il passaggio del turno. Le semifinali sono più vicine, ma con un Harden così, sognare è lecito. .