Sembrava essere una serie aperta, sembrava poterci essere una gara-7 che avrebbe tenuto molti col fiato sospeso. Sì, sembrava. Ma probabilmente i conti erano stati fatti senza l'oste, anzi, senza l'MVP, che questa serie la voleva chiudere in anticipo, con una vittoria in gara-6 sul campo avversario. Nel barbecue day, lo chef Curry (e non ce ne voglia il barba) cucina una prestazione da 32 punti, 6 rimbalzi e 10 assist per mandare i suoi Golden State Warriors in finale di Conference, eliminando sul 4-2 i Memphis Grizzlies, che hanno provato anche a giocarsela, ma si sono dovuti arrendere allo strapotere del numero 30, dominatore assoluto della partita, chiusa sul 108-95 in favore dei californiani.

Una partita dominata e condotta dal primo all'ultimo minuto, 48 minuti passati in vantaggio dalla squadra di Steve Kerr, che costruisce subito un ottimo margine di vantaggio sul 32-19 grazie ai letali splash brothers (6/8 dalla lunga distanza nei primi 12 di gioco), mentre Memphis fatica parecchio a trovare la via del canestro nel primo tempo, chiuso con una percentuale del 36% dal campo, dovuto soprattutto all'ottima difesa di Bogut e Green su un Randolph ancora in difficoltà dopo un ottimo inizio di serie e su un Gasol che incide poco offensivamente, solo 7/23 nella partita.

Le difficoltà dei Grizzlies aumentano nel momento in cui il loro miglior difensore, ovvero Tony Allen, lascia il parquet con 6 minuti e 31 secondi nel primo quarto: già in dubbio alla vigilia, è partito in quintetto ma non è riuscito a proseguire la pivotal game. Curry ringrazia e martella: agghiacciante l'8/13 dalla lunga distanza con cui chiude la gara. Il prodotto di Davidson fa davvero quel che vuole, anche se fatica un po' a concludere in area, ma finchè entrano le triple può passare in secondo piano.

A tenere in vita Memphis ci prova anche Vince Carter con la sua esperienza, complici anche i minuti non sfruttati da Tony Allen in campo, ma anche lui può poco di fronte alla pazzia del numero 30, assoluto mattatore e protagonista. Conley prova a limitarlo come può, ma la precaria condizione fisica non lo aiuta, anche se chiude comunque con un più che dignitoso 11+9. Un parziale di 13-3 riporta i ragazzi di Joerger fino al -3, sull'onda emotiva positiva del buzzer beater di Courtney Lee alla fine del secondo quarto, ma il controparziale arriva immediato.

Dopo un 2/15 dal campo, gli Warriors cominciano a ritrovare la via del ferro nonostante l'opposizione di Gasol (5 stoppate nella partita) e Memphis che arriva anche al -1, grazie anche all'apporto di Andre Iguodala, molto battezzato nella serie, ma capace di segnare due triple pesantissime nel terzo quarto. Poi il solito Wardell ricomincia a bombardare, e trova anche un canestro da oltre metà campo per il 76-68. Ordinaria amministrazione per uno che trova la retina anche dal tunnel della Oracle Arena dopo gli allenamenti.

Il quarto quarto è ancora tutto di Golden State, mentre i Grizzlies azzardano inutili timidi tentativi di rimonta. Alle finali della Western Conference alla fine ci va quella che probabilmente è la miglior squadra della lega, che trova un contributo efficace anche dalla panchina, senza Curry e Thompson in campo. C'è però spazio anche per loro: alla fine combinano per 52 punti, praticamente la metà della produzione offensiva della squadra di Kerr, che se la gode, e vede lo striscione del traguardo, aspettando la vincente della sfida tra Houston Rockets e Los Angeles Clippers, che se la giocheranno domenica sera alle 21.30 italiane.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]