Qualche ora, prima di alzare il sipario. Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors si giocano il titolo NBA, al termine di una cavalcata senza intoppi di percorso. A Est, la supremazia  totale di LeBron e compagni - superiore perfino al forfait di Kevin Love, il terzo tenore - a Ovest, la conferma del quintetto di Kerr e della supremazia del duo Curry-Thompson.

Siamo al ballo finale, quello che consegna l'anello, siamo al tramonto, con ospiti inattesi. La bellezza della prima volta, il sapore della rivincita, l'inesperienza travolta dall'entusiasmo. Il 23 gonfia il petto, siamo alla quinta apparizione consecutiva,  le 4 precedenti con altra casacca, al sole della Florida. The Decision, da Cleveland a Miami, l'accordo con Wade in nome del successo. Oggi, James, è diverso, maturo, non deve convivere con l'incubo del titolo - in bacheca ne ha due - e può godersi nuove sfide. Il giocattolo di Riley, rotto dal titolo consegnato a Duncan e agli Spurs, è acqua passata, ora LeBron è di nuovo a casa, a Cleveland, dove sente di poter vincere.

Il giocatore totale LeBron, un corpo enorme, una tecnica perfetta, la capacità di ubicarsi ovunque, da play a guardia, da guardia a centro, è James. Nei playoff, il passo avanti, il giro di vite che separa i realizzatori, i buoni giocatori, dai predestinati. Passeggiata in avvio, la sfida di contatto, d'urto, con Chicago, la fin troppo facile affermazione con Atlanta. LeBron è in missione, non per vincere l'anello, non solo, per riconquistare la città, dopo il tradimento.

Di fronte il suo opposto, la sua nemesi. Steph Curry non ha niente di LeBron, se non La Grande Bellezza. Fisico gracile, altezza nella norma, se si parla di giganti NBA, eppure è follia, genio, arte, poesia. Pensate alla cosa più bella del Mondo, ecco, è Steph Curry, Il limite è il cielo, il limite è il canestro. Steph è tutto e più di tutto sul parquet, in stagione, nella post-season. Si accende Curry e quando si accende vive il basket, nel senso più ampio del termine.

Splash, dicono a casa Warriors, profumo di retina, la palla che esce dalle mani e quasi non te ne accorgi, guardi ed è tardi, la parabola è perfetta, il destino scritto, 2, spesso 3, Curry.

MVP, perché segna, vince, migliora gli altri, come LeBron, ecco cosa accomuna i due, la capacità di alzare l'asticella, elevando il rendimento dei compagni. Curry è un dipinto romantico, un'impressione, un lampo, LeBron è onnipotenza, uno sfregio alle leggi della fisica, l'urlo di Munch.

Curry - James, a voi.

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo