Trascinati da un maestoso James, e sospinti da un furore agonistico incontrollato, i Cleveland Cavs si aggiudicano gara-3 delle Nba Finals sul parquet amico della Quicken Loans Arena, sconfiggendo i Golden State Warriors, campioni della Western Conference, e portandosi così in vantaggio per 2-1 nella serie. Dopo essere stati avanti anche di 20 punti nel corso del terzo quarto, i padroni di casa riescono a contenere la rimonta degli avversari, all'esito di un finale ancora una volta incerto in cui The King e il sempre più eroico Dellavedova sigillano la vittoria.

Cleveland parte subito forte, con 6 punti di James e un'intensità tecnica e atletica non pareggiabile dai Warriors. LeBron è immediatamente coinvolto - come accadrà per tutti i 45 minuti in cui sarà in campo - in situazioni di isolamento contro Barnes e in pick and roll tra numeri 1 e 3, allo scopo di far lavorare difensivamente Curry e Thompson. I Cavs sgabbiano via supportati da un agonismo impressionante e già a metà primo quarto operano il primo strappo della gara, approfittando dell'iniziale vena realizzativa di Jr Smith e della produzione di Tristan Thompson, che mette a nudo le enormi difficoltà di Andrew Bogut in queste Nba Finals. Sull'altro lato del campo i Warriors ripartono da dove avevano concluso la partita precedente, senza una adeguato ritmo offensivo, con un Curry da 1 su 5 dal campo e un Klay Thompson altalenante. Ma è Draymond Green a risultare disasatroso per gli ospiti. Il suo proverbiale attivismo si traduce in confusione ed esitazioni fatali, provocando palle perse e commettendo ben presto un numero di falli che lo limita ulteriormente. Il pick and roll che coinvolge il prodotto da Michigan State, decisivo per le sorti offensive dei Warriors, si risolve in una sequenza di scelte sbagliate dello stesso Green, che finisce più volte per andare a sbattere contro i due lunghi avversari, facendo esaltare il pubblico dell'Ohio.

Il primo quarto si chiude con l'ennesimo turnover degli ospiti, che genera un tiro da tre di James Jones - subentrato a Shumpert per un problema alla spalla, poi risolto - con i Cavs che chiudono in vantaggio di quattro lunghezze. La musica non sembra cambiare per Golden State neanche nel secondo quarto, quando un imbarazzante Harrison Barnes lascia spazio ad Andre Iguodala - il migliore dei suoi alla fine - che prova a limitare James e a scuotere i compagni con una schiacciata di forza e un paio di canestri dall'arco. Ma il copione è sempre lo stesso: LeBron domina spalle e faccia a canestro, prova a mettere in ritmo i compagni e trova un contributo inatteso da Dellavedova che alterna giocate non adeguate al livello delle Finals a incredibili colpi d'autore. La gara è a basso punteggio, di certo non tra le più spettacolari che si ricordino, con i Warriors incapaci di scrollarsi di dosso le difficoltà tecniche ed emotive degli ultimi giorni. Stephen Curry, l'uomo più atteso, pare non curarsi più di tanto della circostanza che gli occhi del mondo cestistico siano tutti su di lui, giocando senza la giusta intensità e astenendosi dal prendere tiri che che invece potrebbero dargli la scossa giusta. Ancora una volta però, non è Curry il principale problema di coach Kerr, quanto l'incapacità di tutti i Warriors di leggere cosa propone loro la difesa di Cleveland. Il parziale all'intervallo lungo dice 44-37 a favore dei padroni di casa, in controllo della gara.

Il secondo tempo si apre con una rottura prolungata di Golden State che pasticcia in attacco (non si contano le palle perse, i tiri sbagliati, e i rimbalzi offensivi subiti), mentre i Cavs premono ulteriormente sull'acceleratore fino ad accumulare un vantaggio di venti lunghezze a pochi minuti dal termine del terzo quarto. La partita sembra ormai finita quando i ragazzi di Kerr si scuotono, grazie alla ritrovata aggressività degli Splash Brothers e ai dividendi riscossi dopo il varo del quintetto piccolo, con Lee da centro, Iguodala da numero quattro e Barbosa fuoriuscito dalla panchina. L'esordio nella serie di Lee coincide con il miglior momento di Golden State, che riesce finalmente a liberarsi dell'asfissiante difesa dei Cavs e a giocare la pallacanestro voluta. Il campo sembra improvvisamente più largo per gli ospiti, con Lee che contribuisce in termini di scelte offensive corrette. Curry si sveglia finalmente dal torpore mostrato anche dal suo body language e sciorina tutto i colpi del suo repertorio d'artista, riportando i suoi a un possesso di distanza a 3 minuti dalla sirena. Ma James non ci sta, e con una tripla senza coscienza e altre giocate d'autore riporta avanti i suoi, in una Quicken Loans Arena in delirio per i canestri del figliol prodigo. Si giunge così all'ultimo minuto di gara in un'altalena di emozioni. Curry difende alla grande su LeBron che scheggia a malapena il tabellone, prende il rimbalzo e attacca in transizione dove però la pressione degli avversari lo costringe ad un'ultima, sanguinosa palla persa. Sulla palla vagante susseguente il più lesto nella mischia furiosa sul parquet è Matt Dellavedova che, con tutto il carattere di cui dispone, si appropria del pallone e ha la lucidità di chiamare time-out. 

La ribalta mediatica è nuovamente tutta per James, trascinatore indomito di una squadra coraggiosa e organizzata (doppia doppia da 40 punti e 12 rimbalzi) ma l'uomo copertina, emblema della voglia di vincere dei Cavs è - incredibile a dirsi - l'aussie Dellavedova, giocatore che sta andando ben oltre i propri limiti per la conquista di un titolo che sembra far parte di un happy ending degno dei migliori sceneggiatori di Hollywood. Ai Warriors non resta invece che riordinare le idee, facendo tesoro degli spunti tecnici offerti dall'efficacia del quintetto piccolo con Lee da centro, per provare a ribaltare nuovamente le sorti della serie giovedì sera in gara-4