Quarantaquattro punti in gara3, esattamente come in gara1, e 124 complessivi nei primi tre episodi della serie finale. Duecento punti dei 291 messi a segno dalla sua squadra finora portano la sua firma, siano essi arrivati tra canestri segnati in prima persona, assist o palle recuperate che hanno innescato i contropiede dei suoi compagni. Guardando i freddi e spesso poco indicativi numeri, LeBron James rappresenta il principale indiziato per il titolo di MVP, ma soprattutto l'uomo che ha girato in maniera netta una serie finale che, fin dal giorno in cui sono state ufficializzate le due protagoniste, sembrava destinata a prendere una strada ben delineata. Tuttavia, forse la cosa più importante fatta dal Re nel contesto di un gioco di squadra, è la trasmissione di una convinzione e una grinta a tutti i compagni di squadra, certamente meno esperti di lui in termini di Finals NBA, dopo una gara1 persa quasi in maniera beffarda, con il tap-in di Shumpert a un decimo di secondo dalla fine dei 48 minuti che non è entrato davvero per poco.

Vedere giocatori come Matthew Dellavedova, Tristan Thompson, James Jones e persino il discontinuo J.R. Smith dominare per larghi tratti la terza puntata della saga tra Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors, la prima disputata nel catino della Quicken Loans Arena, è certamente il termometro di quanto è accaduto dopo la vittoria della formazione californiana, che all'apparenza aveva dato un ulteriore segnale della supremazia di Steph Curry e compagni, e che invece ha dato la sveglia a LeBron e compagni. Il playmaker australiano, ritrovatosi ad un tratto nello starting five dopo l'infortunio di Kyrie Irving, ha preso in mano la squadra in maniera clamorosa, come se James gli avesse dato una specie di investitura: la difesa mortifera ai danni dell'MVP della regular season rappresenta l'esempio lampante di come il numero 8 dei Cavs sia entrato definitivamente in ritmo con il mondo della NBA, che sembrava non ritenerlo adeguato ad un certo ritmo. Non è un caso che il miglior momento di Curry sul piano realizzativo è coinciso con il cambio di marcature che ha portato Dellavedova a uomo su Barbosa, e uno Shumpert apparso inadeguato sul figlio di Dell.

Detto di Dellavedova e della sua metamorfosi, anche nella notte appena trascorsa i Cavaliers hanno potuto fare affidamento sui gregari di LeBron. Basta andare a vedere che la doppia doppia di Tristan Thompson non è arrivata grazie a un numero enorme di viaggi in lunetta, come in gara2, ma grazie a quattro canestri pesanti nella lotta sotto canestro. Basta andare a vedere le due triple di un sempre solido James Jones, la vera grande novità di coach David Blatt in uscita dalla panchina che sta rispondendo presente in attacco, anche se soffre ancora un po' nella metà campo difensiva. Basta andare a vedere anche i punti di Mozgov e J.R.Smith: l'uomo arrivato da Denver per mettere una pezza all'infortunio di Varejao, non ha dato lo stesso contributo di gara2 in termini di punti e assist, ma la sua presenza difensiva si è fatta sentire nella prima parte di gara, stessa fase della partita in cui l'ex giocatore dei Knicks ha messo a segno canestri bellissimi e importantissimi.

Cleveland ha subito nel finale il ritorno di gran carriera di Stephen Curry, letteralmente sparito dalla serie in grandissima parte di gara2 e nei primi tre periodi del terzo incontro, ma capace di realizzare canestri straordinari e in serie negli ultimi minuti. Il cambio di atteggiamento difensivo nei confronti dell'MVP ha fatto sì che quest'ultimo avesse più tempo e spazio per agire e tornare a essere il miglior giocatore in circolazione. Il tutto senza l'apporto mostruoso dato in gara2 da Klay Thompson, decisamente più timido nella notte appena trascorsa. Appare difficile, inoltre, che LeBron James possa, al tempo stesso, continuare a essere il dominatore della serie e soprattutto a esserlo per oltre 45 minuti a partita, quale è la sua media di presenza sul parquet dopo i primi tre match. Giovedì notte si torna alla Quicken Loans: i Cavs possono mettere una seria ipoteca sulla vittoria del primo titolo della storia della franchigia. LeBron darà l'anima, Dellavedova e compagni continueranno a farlo come sta avvenendo finora. Una sconfitta potrebbe essere, però, molto dolorosa.