Dati per favoriti alla vigilia delle Nba Finals, i Golden State Warriors dell'mvp della regular season Stephen Curry sono ora diventati un bersaglio troppo facile per stampa e appassionati. Sotto 2-1 nella serie contro i Cavs, e svanito il relativo vantaggio del fattore campo, i ragazzi di coach Steve Kerr stanno subendo una fortissima pressione mediatica, probabilmente eccessiva per degli esordienti a questo livello.

Le sessanta e passa vittorie di stagione regolare, una cavalcata playoff condotta di puro slancio, un gioco spumeggiante e spettacolare, hanno conferito ai Warriors lo scomodo status di favoriti per la conquista dell'anello. Per mesi non si è fatto altro che parlare delle magie di Curry e Thompson, della bravura e competenza di Steve Kerr, di un sistema di gioco moderno e di una difesa mai troppo apprezzata. Due sconfitte dolorose e consecutive contro i Cleveland Cavaliers del gigantesco LeBron James di questa post-season sono tuttavie state sufficienti per l'imbastimento di processi e critiche feroci, con Stephen Curry e Steve Kerr in prima fila sul banco degli imputati. Le finali Nba sono così, prendere o lasciare. Per informazioni chiedere allo stesso LeBron che, prima di vincere il primo titolo nel 2012 con i Miami Heat ha subito un trattamento simile, con "haters" e stampa a contestarne le qualità di vincente.

"What happens in regular season stays in regular season", recita un vecchio adagio Nba. Le 82 gare di stagione regolare perdono di rilevanza quando si entra nel mondo dei playoff, a maggior ragione quando si arriva a respirare l'atmosfera rarefatta delle Finals. Golden State ha solo un modo per spazzare via critiche e pregiudizi: giunti a uno snodo cruciale della serie, i giovani Warriors devono dimostrare a se stessi molto prima che al mondo esterno di essere capaci di reagire emotivamente e tecnicamente a un momento che li vede obiettivamente in difficoltà. Curry, l'uomo più scrutinato di questa fase dello sport a stelle e strisce, continua a ostentare tranquillità: "anche contro Memphis eravamo indietro nella serie e con il fattore campo a sfavore, ma ne siamo usciti alla grande. So che la situazione adesso è diversa, siamo alle Finals contro una grandissima squadra, ma abbiamo ancora la possibilità di vincere". Stessa serenità mostrata da Alvin Gentry, ex coach dei Phoenix Suns e ora assistente di Kerr a Oakland, secondo cui "Steph non perde mai fiducia nel suo tiro, deve solo continuare a giocare come sa. Ci manca un po' di intensità, ma la ritroveremo giocando il nostro basket".

L'ultimo quarto di gioco di gara-3, con la mossa di passare al quintetto piccolo con David Lee da centro (sia pure sono nominale) e quattro esterni, ha fornito indicazioni interessanti per il proseguio della serie dimostrando che le difficoltà offensive dei Warriors non risiedono tanto nella percentuale al tiro delle proprie stelle, quanto piuttosto nell'impossibilità di trovare canestri in ritmo, costringendo gli avversari a rivedere il proprio defensive plan. Il modo attraverso il quale Lee ha letto lo sviluppo del pick and roll con Curry ha di colpo cambiato la configurazione della gara, consentendo ai suoi di rientrare in partita da uno scarto di venti lunghezze. Per Golden State il pick and roll giocato da Curry non è di certo l'unica opzione offensiva ma, una volta limitata la transizione a causa del lavoro eccezionale di David Blatt, diventa lo strumento migliore per conseguire un vantaggio in attacco. La difesa di Cleveland, che porta almeno due uomini sull'mvp non preoccupandosi del "rollante", ha finora pagato dividendi altissimi, con Draymond Green incapace di selezionare la migliore opzione d'attacco. David Lee, meno atletico e intenso del compagno di squadra da Michigan State, è sembrato a molti la soluzione del rebus costituito dalla difesa dei Cavs. 

E' da quell'ultimo quarto di gara-3 che i Warriors vogliono ripartire, ben consapevoli tuttavia che bisognerà verificare la tenuta del quintetto piccolo su un arco temporale più ampio, tenendo conto anche delle conseguenze che ne derivano in termini difensivi. Sì, perchè oltre a tutto il resto, c'è da limitare LeBron James, al momento padrone assoluto di queste Finals.