Non è passata nemmeno una settimana da quando Stephen Curry sono andati alla conquista del secondo titolo NBA nella storia dei Golden State Warriors, e già si inizia ad infiammare la questione relativa al mercato in vista della prossima stagione, che dista ancora circa due mesi. La palla a spicchi negli States non rimbalza più sul parquet, ma si parla in maniera sempre più costante di trade, di giocatori da firmare e altri da rilasciare, con il Draft a fare da ricchissimo contorno e da trampolino di lancio per nuove trattative. Ma c'è chi ha fatto parlare di sè, semplicemente per un verbo usato al passato anzichè al passato.

Stiamo parlando di Dwayne Wade, l'uomo che, assieme a Chris Bosh, si è occupato di tenere la barca dei Miami Heat quantomeno in linea di galleggiamento, anche se la franchigia della Florida non è riuscita a raggiungere l'obiettivo dei playoff nella prima e difficile stagione del post-LeBron. Il capitano dei campioni del mondo del 2013, protagonista dello studiolo della ABC nel corso delle Finals NBA, in particolare nell'ultimo episodio della serie andato in scena alla Quicken Loans Arena di Cleveland, durante una chiacchierata sul modo in cui LeBron James ama prendere decisioni e responsabilità extra rispetto a qualsiasi altro giocatore in attività nella lega, ha usato la seguente espressione: "When I was in Miami", cioè "quando ero a Miami". 

Chiunque è balzato dalla poltrona non appena ha sentito queste parole, così come chi le ha lette in rete. Dwayne Wade che parla al passato della sua esperienza a Miami suona come un campanello d'allarme fortissimo per i tifosi della franchigia della Florida, ma al tempo stesso suona come un dolcissimo ritornello per chi sogna di avere il talento nativo di Chicago nel roster della propria squadra. Ma chi, allo stato attuale delle cose, potrebbe cullare delle concrete speranze di ingaggiare il numero 3 degli Heat? In questo ristretto clan di franchigie privilegiate annoveriamo, al momento, due formazioni: i Cleveland Cavaliers e i Chicago Bulls.

La prima può vantare sicuramente su un'arma che risponde al nome di LeBron James: il Re ha stretto un rapporto fortissimo, dentro ma soprattutto fuori dal campo con Wade, e la sua capacità di attrarre a sè i propri amici, così com'è accaduto con gente come Mike Miller e James Jones, potrebbe risultare decisivo qualora Dwayne dovesse decidere di andare via da Miami. L'altra pista è quella che porta a Chicago, città che ha dato i natali a Wade e che da sempre sogna di veder comporre un tandem potenzialmente pazzesco di giocatori nati proprio nella città del vento, con l'attuale capitano degli Heat al fianco di Derrick Rose. Si tratta di due soluzioni senza dubbio affascinanti, al momento da considerare fuori mercato ma non da escludere a priori. Difficile, nel frattempo, valutare come concreta la pista che porta ai Los Angeles Lakers, per due generi di concorrenza: la prima riguarda l'intera Western Conference, decisamente più competitiva rispetto alla Eastern; la seconda, decisamente più complicata, riguarda Kobe Bryant e il suo ruolo di prima donna all'interno dello spogliatoio. E poi DW3 e KB24 giocano nello stesso ruolo, quello di guardia, e difficilmente uno dei due accetterebbe un cambio di posizione, semplicemente perchè passerebbe per un "atto di debolezza" nei confronti dell'altro.

L'estate è lunga e sicuramente porterà con sè delle novità importanti. C'è da considerare la volontà di Wade di diventare uomo-franchigia a 360° in quel di Miami, cosa difficile da credere finchè Chris Bosh farà parte degli Heat. Ecco che allora potrebbero crearsi i presupposti per un addio, clamoroso ma non troppo, vista l'evoluzione delle vicende in casa Miami. Qualora si profilasse questa ipotesi, James avrebbe un chiaro vantaggio nei confronti di Rose e di tutti i Bulls messi insieme, ma non pensiate che la pista del 'propheta in patria' non smuova il sonno a Wade.