Sono giorni movimentati a El Segundo, facility dei Los Angeles Lakers, reduci da due stagioni fallimentari nelle quali l'obiettivo playoff si è rivelato essere un miraggio già dopo i primi due mesi di regular season. I gialloviola hanno appena sfruttato la loro collocazione come seconda franchigia avente diritto a scegliere nell'ultimo Nba Draft, preferendo il playmaker da Ohio State D'Angelo Russell all'allievo prediletto di coach K a Duke, quel Jahlil Okafor dato per mesi come possibile prima scelta assoluta, e poi chiamato soltanto alla numero tre da Philadelphia. Attivissimi sul mercato, i Lakers stanno cercando di rinforzare il proprio reparto lunghi, al momento formato da giocatori come Jordan Hill e Robert Sacre (a Carlos Boozer non sarà rinnovato il contratto), interessandosi al free agent LaMarcus Aldridge, in scadenza con Portland (su di lui anche San Antonio e Dallas), e a una trade con i Sacramento Kings per portare a Hollywood Demarcus Cousins, mettendo sul piatto il giovane Jordan Clarkson e una o due prime scelte per il Draft 2016.

Ma in casa gialloviola è sempre la questione relativa al ritiro di Kobe Bryant a tenere banco. Dopo il grave infortunio del 2013 al tendine d'Achille, il numero 24 dei Lakers era tornato a giocare con continuità all'inizio della scorsa stagione, salvo doversi fermare nuovamente, prima per un problema al ginocchio, poi per sottoporsi a intervento chirurgico alla spalla destra per lesione della cuffia dei rotatori. Kobe ha ancora un anno di contratto con i gialloviola, per un ingaggio da 25 milioni di dollari. Il general manager di L.A. Mitch Kupchak aveva già dichiarato lo scorso 22 maggio che la prossima stagione sarebbe stata l'ultima per Bryant, dopo vent'anni da protagonista nella lega cestistica più importante al mondo. Le parole di Kupchak avevano tuttavia irritato non poco il leader dello spogliatoio dei Lakers, affidatosi a un tweet per spiegare che non vi erano novità di rilievo circa il suo futuro e la data del ritiro dall'attività agonistica.

In un'intervista concessa a Jemele Hill di Espn, ieri Kobe è tornato sull'argomento: "Sì, è vero, potrei lasciare il basket giocato al termine della prossima stagione. A volte bisogna fare un passo indietro. D'altronde non sono mica Benjamin Button". Vincitore di cinque titoli Nba con la maglia gialloviola dei Lakers, Bryant non ha però escluso che possano esservi ripensamenti in corso d'opera: "Se al termine della stagione 2015-2016 il mio fisico mi avrà dato segnali positivi, allora potrei anche pensare di continuare. Altrimenti non potrò fare altro che smettere". In realtà l'ipotesi di un Kobe in campo fino al 2017 non pare entusiasmare il front office di Los Angeles. Stando a quanto riportato da Baxter Holmes di Espn, il g.m. Kupchak avrebbe già chiarito ai suoi collaboratori che "Bryant entra adesso nel suo ultimo anno di contratto e non ci sono state discussioni circa un eventuale rinnovo annuale oltre il 2016. D'altra parte il giocatore non ci ha comunicato la sua intenzione di continuare a giocare oltre quella data".

La nuova stagione dei Lakers si preannuncia, come da consuetudine, tutta da seguire, con il "vecchio" fuoriclasse chiamato a fare da chioccia ai giovani della squadra, in particolare a quel D'Angelo Russell che ha stregato tutti a El Segundo, al punto da far azzardare paragoni con Stephen Curry, mvp della regular season 2015 e leader dei Golden State Warriors freschi vincitori del titolo Nba. E se poi davvero dovesse approdare in gialloviola uno tra Aldridge e Cousins, potrebbe profilarsi anche un'ultima cavalcata ai playoff per Kobe Bryant, al termine di un ventennio vissuto sempre sotto i riflettori che lo ha consacrato come uno dei più grandi nell'intera storia del gioco.