Anthony Bennett, Andrew Wiggins, Karl-Anthony Towns. Le prime scelte assolute degli ultimi tre Nba Draft giocano oggi nella stessa squadra, i Minnesota Timberwolves del presidente-allenatore Flip Saunders. Evento inimmaginabile solo fino a qualche anno fa, la presenza nel roster della franchigia di Minneapolis di tre giocatori chiamati alla numero uno rappresenta un'occasione irripetibile per i T-Wolves, da anni fuori dai playoff e in vacanza già ad aprile.

Se Bennett non è riuscito a sobbarcarsi gli oneri di essere stato chiamato con la first pick nel 2013, fallendo clamorosamente le sue prime stagioni Nba, il duo Wiggins-Towns fa invece sognare i tifosi di Minneapolis. Andrew Wiggins, arrivato da Cleveland nella trade che ha coinvolto Kevin Love, ha già impressionato molti tra gli addetti ai lavori Nba, al punto da ricevere l'ambito premio di rookie of the year. Tra riconoscimenti dovuti e complimenti assortiti (per lui si è scomodato addirittura Kobe Bryant), Wiggins ha disputato una prima regular season in crescendo, chiudendo alla grande la sua annata all'esordio tra i professionisti. Guardia atletica e talentuosa, il canadese ha mostrato ottime capacità nell'attaccare il ferro, un tiro in sospensione già affidabile - anche se migliorabile - e una discreta attitudine difensiva.

Karl-Anthony Towns è invece ancora tutto da scoprire. L'uomo da Kentucky non ha rubato l'occhio in Summer League, ma la sua versatilità come lungo fa ben sperare lo staff tecnico di Flip Saunders. Agile e potente allo stesso tempo, Towns è un talento grezzo, da svezzare prima di poter esplodere anche nel solido mondo Nba. Al di là di un posizionamento difensivo da rivedere - che lo espone al rischio di trascorrere troppi minuti in panchina per problemi di falli - i suoi enormi margini di miglioramento atletici e tecnici lo rendono già uno dei giovani più attesi ai nastri di partenza della prossima regular season. Ma se Bennett, Wiggins e Towns continuano a prendersi la scena estiva dei Timberwolves, sono anche altri i ragazzi terribili presenti nel roster dello Stato dei Grandi Laghi. Ricky Rubio, Zach Lavine, Gorgui Dieng, Tyus Jones, Shabazz Mohammed e Nemanja Bjelica completano un gruppo di assoluta eccellenza, in cui la giovane età si fonde con il talento più puro e in parte inesplorato.

Lo spagnolo Rubio, dopo anni di apprendistato Nba e troppe soste ai box per infortuni (il più grave la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro nel 2012), è sicuramente il giocatore più esperto tra quelli citati. Le sue doti innate di passatore, difficilmente riscontrabili anche nella lega cestistica più qualitativa del mondo, lo rendono una point-guard perfetta per mettere in ritmo i compagni di squadra. Migliorato al tiro, Rubio ha bisogno di trovare continuità per consacrarsi definitivamente come leader di Minnesota, stante anche l'addio di Love, potenziale uomo franchigia ora a Cleveland. Il backup dello spagnolo dovrebbe essere Zach LaVine, vincitore della gara delle schiacciate all'ultimo Star Game e atleta surreale per età e corporatura. LaVine non è certo un playmaker tradizionale, con visione di gioco e tempi di passaggio adeguati, ma il suo iperattivismo fisico lo ha già reso protagonista nel suo primo anno da rookie. Anch'egli ventenne, il numero 8 in maglia T-Wolves è atteso a una stagione di crescita e maturazione, proprio al fine di verificarne le reali potenzialità.

Ma la meglio gioventù di Minnesota non si ferma ai vari Bennett, LaVine, Towns e Wiggins. Che dire di Nemanja Bjelica, lungo di grande eleganza che ha già mostrato meraviglie in Europa? E ancora, ecco spuntare dal roster della franchigia di Minneapolis altri ragazzi come Gorgui Dieng, centro roccioso come pochi altri, e Tyus Jones, protagonista della finalissima del torneo NCAA 2015 con la maglia di Duke University in posizione di point guard. Tutti giocatori al primo o al secondo anno di Nba (escluso Bennett, al momento grande delusione del Draft 2013), che garantiscono futuribilità a Saunders, il cui compito sarà quello di amalgamare tanto talento in un'organizzazione di squadra. Il coach sarà però coadiuvato da veterani come Kevin Garnett e Kevin Martin (senza dimenticare Nikola Pekovic) nel suo lavoro di svezzamento dei giovani a sua disposizione. Il ritorno di Big Ticket a Minnesota sembra infatti rispondere proprio a questa logica: ormai sul viale del tramonto, Garnett potrà fare da guida ai vari Towns, Bjelica e Dieng, forte di una personalità e di un carisma con pochi eguali nel mondo Nba.

Completano il roster Shabazz Muhammad, atteso al proscenio dai tempi in cui giocava per UCLA, e Gary Neal, reduce da un girovagare senza esiti dopo i fasti di San Antonio. I nuovi Wolves sembrano profondi per qualità e quantità: nessuno si sogna di chiedere loro i playoff nella selvaggia Western Conference di questi ultimi anni, potendo così avanzare a fari spenti e coltivare sogni di gloria per il prossimo lustro. Il futuro di Minnesota non sarà adesso, ma non è neanche così lontano.