Fa sempre una certa impressione vedere Michael Jordan sedere a bordo campo alla Time Warner Cable Arena di Charlotte, North Carolina. Il più grande giocatore di basket di tutti i tempi - titolo che gli viene riconosciuto unanimemente nel mondo Nba - alla guida come proprietario di una delle franchigie da sempre più in difficoltà della pallacanestro a stelle e strisce.

La stagione 2014-2015 ha rappresentato un'altra delusione per i fan degli Hornets (ex Bobcats), che si auguravano di rivedere la loro squadra ai playoff dopo la fugace apparizione dell'aprile 2014, quando Charlotte si arrese immediatamente al primo turno contro i Miami Heat in sole quattro gare. L'innesto di Lance Stephenson su un tessuto tecnico discreto per i parametri della Eastern Conference pareva il preludio a una fase di maturazione degli Hornets, con coach Clifford pronto a raccogliere i frutti del lavoro svolto l'anno precedente. Ma l'ingaggio dell'anarchico e discontinuo Stephenson si è rivelato fallimentare, al punto che l'ex giocatore degli Indiana Pacers è stato spedito quest'estate senza troppi rimpianti ai Los Angeles Clippers. Il roster di Charlotte non dovrebbe risentire più tanto della sua assenza, essendo stato puntellato dagli arrivi di Nicolas Batum da Portland (con Vonleh ai Blazers) e di Frank Kaminsky come  scelta numero nove all'ultimo Nba Draft, senza dimenticare l'ingaggio di Jeremy Lin, reduce da stagioni disastrose ai Lakers e ai Rockets dopo i fasti di New York.

Il prodotto da Wisconsin è già un giocatore molto noto al grande pubblico americano, essendo stato protagonista per due annate consecutive alla Final Four NCAA con i suoi Badgers. Ottimo tiratore e buon rimbalzista, Kaminsky ha già su di sè una buona dose di pressione, certamente più di quanta possa averne qualsiasi altro rookie scelto nei meandri del Draft. Tuttavia la destinazione non proprio prestigiosa potrebbe aiutarlo a crescere lontano dalle polemiche della grande stampa di città come New York, Los Angeles o Chicago. La posizione numero quattro - quella in cui Frank "The Tank" si trova più a suo agio - è però parecchio affollata nel roster di Charlotte. Cody Zeller, Spencer Hawes e Marvin Williams dovrebbero infatti partirgli davanti nelle rotazioni di Steve Clifford, salvo trade di fine estate in grado di scompaginare l'assetto tecnico della squadra.

Batum e Kaminsky si inseriscono in un gruppo cui è mancato recentemente l'apporto di Kemba Walker, playmaker titolare proveniente da UConn. Dopo aver contribuito all'ottima stagione 2014, Walker è incappato in un'annata segnata da infortuni in serie, che ne hanno limitato il contributo a poche partite da titolare. Brian Roberts e Mo Williams hanno provato a sostituirlo al meglio, ma la velocità di esecuzione e l'imprevedibilità del numero 15 degli Hornets non ha trovato repliche in nessun altro componente del roster. Fuori Walker per problemi fisici, limitato Al Jefferson da acciacchi assortiti, Charlotte ha abbandonato relativamente presto la corsa ai playoff 2015, nonostante la crescita di Michael Kidd-Gilchrist, affermatosi come uno dei migliori difensori della Eastern Conference. Ed è proprio dai giovani Walker e Kidd-Gilchrist, senza dimenticare Kaminsky, che gli Hornets hanno il dovere di ripartire per assicurarsi un posto nella postseason del prossimo anno. 

L'arrivo di Batum in North Carolina cambia in buona misura le prospettive di Charlotte: talentuoso esterno francese, a suo agio sui due lati del campo, l'ex giocatore di Portland porta in dote anche atletismo e versatilità, potendo in determinate situazioni essere schierato da secondo lungo per aprire il campo nella fase offensiva. Con Jefferson a fare a sportellate nel pitturato e uno tra Williams, Kaminsky e Hawes sul perimetro, gli Hornets contano di costruire un attacco competitivo, sempre imperniato sulle scorribande di Walker, e dal prossimo anno arricchito dal talento - sinora inespresso - di Jeremy Lamb, proveniente dagli Oklahoma City Thunder. Tutto da verificare l'impatto di Aaron Harrison da Kentucky: il gemello del più quotato Andrew ha infatti convinto gli Hornets a offrirgli un contratto dopo aver disputato una buona Summer League a Las Vegas. 

Tutto ciò potrebbe non essere sufficiente a Charlotte per tornare ad affacciarsi ai playoff, ma per la prima volta da anni a questa parte la franchigia del North Carolina ha allestito un gruppo di talento, con discrete prospettive nel medio periodo. Sia chiaro, nulla a che vedere con i quattro quarti di nobiltà Nba che possono esibire altre squadre tra Est e Ovest, ma forse quanto basta per rendere la Cenerentola della lega più competitiva rispetto alle abitudini dell'ultimo decennio, quando il tanking era l'unica fiammella di futuro che poteva ardere in casa Hornets.