Per il secondo anno, il Re non è salito sul suo trono sfoggiando un nuovo anello, e dovrà mettersi nuovamente in discussione per tornare sul tetto del mondo e gridare a tutti - tifosi, compagni di squadra e avversari - di essere il più forte giocatore in circolazione, nonchè uno dei migliori della storia di questo sport. LeBron James si prepara per la seconda stagione nella sua seconda avventura tra le fila dei Cleveland Cavaliers, con un approccio mentale diverso rispetto a dodici mesi fa: se nei giorni che hanno preceduto il suo come-back, LBJ si presentava con una squadra non da titolo, ma con legittime ambizioni di centrare una finale di Conference, quest'anno il fenomeno di Akron sa di potersi presentare ai nastri di partenza del nuovo campionato con tutti i presupposti di giocarsi l'anello fino in fondo.

Pochi mesi fa, la corsa di LeBron e dei suoi Cavs si fermò solo nella gara6 delle Finals contro i Golden State Warriors del fenomeno Steph Curry e del coach Steve Kerr, capace di imporsi grazie alla profondità del suo roster ma soprattutto alle sue trovate in finale, come quella di piazzare Iguodala a uomo sul Re. Una scelta che ha mandato fuori giri il numero 23 e ha consentito alla compagine di Oakland di portare a casa il secondo titolo della storia. Gli alibi non sono mancati a David Blatt e ai suoi ragazzi, presentatisi alle Finals con un roster già particolarmente ridotto, e che ha perso per strada anche altri pezzi. Aver portato i primi due episodi della serie finale all'overtime, poi, non ha aiutato, ma non c'è dubbio sul fatto che quei Cavs, con un Irving in più, un Varejao a disposizione per tutta la stagione e un Love in condizioni di giocare contro i Warriors, potessero giocarsi fino in fondo la chance di portare l'anello nella città definita 'the mistake of the lake'.

Quest'anno, dunque, la missione di LeBron James cambia, anche se non di molto: se l'obiettivo della scorsa stagione era quello di far capire a tutti che il suo ritorno a Cleveland era tutt'altro che una semplice trovata pubblicitaria, quest'anno il Re vuole ribadire la forza dei suoi Cavs e soprattutto la sua forza. Senza girarci intorno, anche a causa delle tante defezioni venute fuori fin dalle prime gare della stagione, LBJ è stato il motivo principale per cui i Cavaliers sono arrivati fino alle Finals 2015. Sia per questioni puramente tecniche, con numeri clamorosi che hanno segnato la storia della lega, sia per aver trasmesso ai suoi compagni - soprattutto a quelli sulla carta più deboli - la mentalità che serviva per compiere uno sforzo supplementare e raggiungere traguardi impensabili alla vigilia, sia della regular season che dei playoff.

LeBron James, dunque, si affaccia alla sua tredicesima stagione in NBA con un obiettivo chiaro in testa, dichiarato apertamente durante il Media Day: "Siamo qui per portare titoli a Cleveland, è il nostro mestiere ed è a questo che stiamo lavorando. È una nuova annata, stesso obiettivo: crescere ogni giorno. Dobbiamo ripartire dalla stessa concentrazione, la stessa mentalità, gli stessi obiettivi". LeBron vuole vincere, Cleveland sa di poter vincere. A breve, la parola passerà all'unico giudice in grado di confermare o smentire giudizi preliminari e pronostici: il campo.