I Boston Celtics, la squadra più titolata della NBA (National Basketball Association) è finalmente sbarcata in Italia:  I 17 volte Campioni NBA giocheranno contro i tre volte vincitori dell'Eurolega e 26 volte Campioni d'Italia dell'Olimpia Milano, in quello che sarà il settimo match in Europa dei Celtics. La palla due fissata per martedì 6 ottobre alle 20:30 al Mediolanum Forum.

Prima del match con l'EA7 Milano, i Boston Celtics saranno qualche giorno nel capoluogo lombardo per incontrare i fan. Nella giornata di ieri, una selezione di giocatori, composta da Perry Jones, Jordan Mickey, Kelly Olynyk, Terry Rozier, Evan Turner e James Young, ha allenato per un giorno circa 50 ragazzi con disabilità intellettive di Special Olympics. Prima di loro Brian Shaw, tre volte campione Nba con i Los Angeles Lakers, da giocatore anche ex di Boston e nelle ultime due stagioni coach dei Denver Nuggets, ha fatto lo stesso con dei ragazzi di una squadra della provincia milanese. Al termine della seduta si è intrattenuto con i giornalisti presenti, parlando subito di com'è cambiato il gioco rispetto a qualche decina di anni fa: "Il giocatore gioca, scende in campo, e dunque si diverte molto di più, si gode la partita, il momento. Il coach, invece, è molto più preoccupato, perché deve preparare la squadra, deve sopportare il peso delle responsabilità, e non ha il controllo pieno della situazione: non può, per dire, entrare in campo e prendere quel tiro che invece il suo giocatore non ha voluto prendere. È importante avere uno staff molto numeroso e preparato, perché è impossibile gestire il gruppo e tutte le cose da soli. Certo, avere una superstar in squadra aiuta, ma la fiducia nei propri collaboratori è fondamentale." Il movimento del basket è comunque in crescita (basti pensare alla nostra nazionale quest'estate ndr): "Il gioco è cresciuto tantissimo negli ultimi anni proprio grazie a loro, così come il fascino della NBA nel mondo. Ora i ragazzini che non vivono in America hanno uno o più idoli del loro Paese cui possono ispirarsi e che possono seguire. Un tempo questo non era possibile. "

Il campione più grande di sempre secondo Brian Shaw: "Michael Jordan. Poi Kobe Bryant, credo sia il giocatore che più gli si avvicini sia fisicamente che tecnicamente e come mentalità.  Shaquille O'Neal l'ho conosciuto a Orlando e poi l'ho ritrovato a Los Angeles, dove ha completato la sua maturazione come uomo e come giocatore. Ma è stato capace di fare un passo in più, ossia trasformarsi da giocatore a personaggio: ora è in tv, commenta, è sempre sulla bocca di tutti. È un grandissimo." La domanda sui nostri italiani in Nba non poteva mancare, in particolare per Danilo Gallinari, suo ex giocatore: "Purtroppo ho potuto allenare il Gallo soltanto per mezza stagione per via del suo infortunio, ma adesso che è pienamente recuperato sta dimostrando di essere un ottimo giocatore. Belinelli ha vinto un anello, e questo già parla per sé: è migliorato tantissimo nel suo periodo a San Antonio e ora sono convinto che si troverà molto bene anche con George Karl a Sacramento. Bargnani ha avuto tanti problemi fisici, ma se è in salute è un giocatore atipico, molto tecnico, in grado di aprire il campo e di sfruttare i vantaggi contro avversari che possono soffrire la sua mobilità sul perimetro e il tiro da fuori." Brian Shaw chi vede come favorita alla vittoria dell'annello?" Ce ne sono quattro o cinque molto, molto forti. Ovviamente le due finaliste dell'anno scorso, Cleveland e Golden State, ma aggiungerei anche iSan Antonio Spurs, che hanno fatto un ottimo mercato, i Los Angeles Clippers, che hanno ancora un roster molto profondo, e anche gli Oklahoma City Thunder se non avranno problemi di infortuni." MVP della regular season? "Lebron James e Stephen Curry sicuramente, ma anche Anthony Davis e James Harden."