Trentasette anni e sentirli tutti, dal primo all'ultimo. Il segno del tempo scalfisce, inevitabilmente ed inesorabilmente, l'incessante avanzare dell'età della star che negli ultimi anni ha illuminato i parquet di tutta l'America ed estasiato, in particolar modo, i palati fini dello Staples Center. Kobe è Kobe, già, ma l'avversario da battere stavolta sarà difficile da superare: il tempo è il peggior nemico del 24, che dopo aver saltato gran parte delle ultime stagioni, si affaccia alla porta di quella che potrebbe essere la sua ultima annata da protagonista. Tuttavia, al contempo, guai a parlare di ritiro. 

L'intervento di Kobe Bryant, star sempre al centro dei riflettori che ci si trovi a Inglewood oppure ad Honolulu, sembra quasi lasciar presagire ciò che potrebbe diventare realtà a fine anno. Parole mai banali, che raramente vanno perse al vento. Tuttavia, il vero volto del Black Mamba è quello sofferente, forgiato da mille battaglie sul campo e fuori, che mostra il vero carattere del Campione. Ed anche stavolta, al termine delle prime gare di prestagione, il leader carismatico e tecnico dei gialloviola ha analizzato così le prime uscite, lasciando uscir fuori grinta e personalità. 

Si parte dal suo ritorno in campo, dai continui acciacchi, con Bryant che però guarda avanti, non volendo sentir parlare di ulteriori guai fisici: "Li ho lasciati alle spalle. Devi chiederlo a te stesso se vuoi tornare: vuoi davvero fare tutto il possibile per preparare la stagione? Ed io l'ho fatto. Mi sono allenato duramente per questo. Qualsiasi cosa accada è tutto sotto controllo". L'intento è chiaro: essere integro, produttivo, aiutare la squadra grazie al talento, certo, ma anche all'esperienza, utilissima in un roster pieno di giovani che vogliono provare a vincere: "Devo solo giocare come so fare". Semplice, è Kobe. Bryant sa bene cosa ha passato per arrivare fino ad oggi ad essere ancora in campo a sudare e giocarsela alla pari con ragazzi di quindici o vent'anni in meno: "Significa tanto a questa età essere in grado di fare tutto questo: quando puoi reagire alle situazioni, avere le abilità fisiche di essere ancora lì a reagire e lottare. Questo è un traguardo per te stesso. Restando integro. Desidero ardentemente di giocare tutta la stagione". 

Si è sempre parlato, nel corso della carriera di Bryant dell'eterno paragone come giocatore con Michael Jordan. Adesso, che torna in campo alla veneranda età di 37 anni, un altro scomodo paragone sembra assillare il nativo di Philadelphia, che si trova davanti al confronto con il ritorno in campo di MJ alla stessa età: "E' un territorio ancora inesplorato, quindi non si possono fare paragoni. I miei 37 anni non sono quelli di Jordan. Non è la stessa squadra, non è lo stesso sistema di gioco nel quale giochiamo. E' davvero troppo differente per compararli. Non ci sono barometri, non ci sono termini di paragone". 

Inevitabile il passaggio riguardo il futuro, dal momento in cui Bryant è ancora in possesso di un anno di contratto a cifre molto influenti sul cap dei Lakers e che, questo discorso si lega in maniera indissolubile con le chance che la squadra losangelina ha, il prossimo anno, di provare a mettere sotto contratto uno dei migliori giocatori del lotto: Kevin Durant. La risposta di Bryant è eloquente, ovviamente: "Non sono ancora sicuro di ciò che faro. Non lo so". 

Un lottatore che però è pur sempre un vincente e non disdegna affatto di parlare, infine, del titolo Nba e di cosa servirebbe per arrivare fino in fondo: "Per darti una risposta onesta e sincera, devo prima vedere questa squadra dove può arrivare a misurarsi. I playoffs sono il primo obiettivo. Sempre. Per vincere il campionato, devi prima iniziare con i piccoli passi e capire dove va ogni tassello del puzzle: dove ci collochiamo, quale la nostra identità, difensiva e offensiva. Ci sono tante domande alle quali rispondere". Questa la versione del Kobe lottatore che tutti conoscono, che rifiuta e rinnega l'incessante avanzare dell'età e soprattutto delle sconfitte. 

Il tendine d'Achille prima, il ginocchio poi, passando dai problemi alla spalla. Il credo di Bryant, però, non cambia e probabilmente non cambierà mai: testa alta, nonostante le difficoltà, verso la prossima sfida. 

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