È chiaro a tutti che, in questo momento, Kobe Bryant non è tra i migliori dodici giocatori americani di pallacanestro. Infortuni, età che avanza (37 primavere), insomma il numero 24 attuale è lontano da quello capace di riempirsi un'intera mano di anelli NBA.

Eppure, l'idea di un Black Mamba alle Olimpiadi di Rio continua a circolare tra tifosi ed addetti ai lavori. Anche lo stesso Kobe ha detto la sua a riguardo. Dopo aver dichiarato di “fare schifo” e di “essere il 200° giocatore della lega” a chi gli chiedeva del suo inizio di stagione appena dieci giorni fa, si è rivolto così ai microfoni del The Associated Press: “Mi piacerebbe giocare [alle Olimpiadi]. Penso che sarebbe fantastico. Una bellissima esperienza. Sono un ragazzo globale, sono cresciuto in Italia, conosco molti atleti che vengono da diverse parti del mondo e praticano diversi sport. Sarebbe grande poter giocare in quell'ambiente.”
Posta come prerogativa la salute eccellente, dopo i problemi delle ultime stagioni, andiamo ad analizzare i pro e i contro di un eventuale Bryant con la casacca a stelle e strisce.

CONTRO: Il livello è davvero da nazionale?
In questo inizio di stagione Bryant è sembrato appannato e non brillante, come lui stesso ha candidamente ammesso. Guardando le statistiche di queste prime sei partite dei Lakers (32% dal campo, 16.5 punti, 2.7 assist e 3,5 rimbalzi di media in poco meno di 30 minuti a partita) la sensazione è che anche come riserva, possano esserci point guards più giovani e più in forma (Oladipo chi?). Si potrebbe comunque contare su di lui come dodicesimo uomo, più come uomo squadra che come forza sul campo, dato che il team USA ha dimostrato di poter passeggiare su ogni altra squadra del pianeta. Ma se per assurdo si ritrovasse ad essere obbligato a giocare un numero di minuti considerevoli? Servirebbe senza dubbio un salto di livello. E per un classe '78 non è così scontato.

PRO: Sa stare in panchina.

“In questo momento sento che potrei aggiungere qualcosa alla squadra a livello di leadership e difesa. So muovermi ancora benissimo difensivamente”. Parole e musica del Mamba, che ha dimostrato di sapersi adattare al ruolo di comprimario con umiltà già dalle Olimpiadi di Londra del 2012. Non creerebbe caos e anzi, cementerebbe lo spogliatoio lasciando le luci dei riflettori ai vari Curry, Harden, Durant, James e Davis.

CONTRO: Toglierebbe posto in roster ad un giovane.

La ricostruzione del Team USA iniziata da coach Mike Krzyzewski e dal presidente Jerry Colangelo si basa sulla continuità, ed un ruolo importante ha l'integrazione di giovani giocatori col passare del tempo. Bryant toglierebbe lo spazio ad un Bradley Beal o ad un Victor Oladipo – o chiunque altro per loro – e considerato l'impegno che tutti i ragazzi hanno dimostrato nei training camp, questo potrebbe essere molto deleterio per il loro futuro in nazionale.

PRO: Attrarrebbe giocatori.

L'incertezza è sovrana per quando riguarda la partecipazione delle superstar, quantomeno per quelle che hanno già vinto più di un oro olimpico (James, Durant e Paul tra gli altri). Tra il pericolo infortuni, i cattivi rapporti con la federazione e la voglia di staccare dopo la stressante stagione NBA, la tendenza a rigettare la convocazione è reale. La presenza di uno dei giocatori più carismatici ed amati del mondo cestistico americano potrebbe essere un plus per evitare clamorose rinunce. Senza contare lo splendido rapporto di KB24 con i suoi compagni. “Significherebbe tantissimo per me essere in campo assieme a questi ragazzi” le sue parole, sempre al The Associated Press “sarebbe una bella occasione per portare avanti il rapporto che già ho con la maggior parte di loro, parlando o semplicemente stando insieme capiremmo che la nostra forza è proprio questa. Sarebbe divertente”.

James e Bryant

CONTRO: Gli infortuni.

Bryant non riesce a terminare una stagione in completa salute dall'anno 2012. Nella stagione 12/13 è riuscito a scendere in campo per 78 volte; dopodichè, solo 41 apparizioni nei successivi due campionati. Notizia del giorno è che dopo aver giocato le prime 6 di Regular Season, il Mamba salterà anche la seconda partita del back-to-back dei Lakers (quella di Orlando, dopo essere già stato lontano dal campo la scorsa notte nella sconfitta di Miami) per noie alla schiena. Il pericolo di una ricaduta è tangibile, e potrebbe compromettere la lunghezza della panchina di coach Krzyzewski.

PRO: L'uscita di scena in grande stile.

Dopo l'ultimo titolo (2010), i Lakers sono sprofondati in una palude da cui non riescono più ad uscire. E Kobe, da bandiera, non ha abbandonato la nave. Certo è che vedere uno dei volti più famosi del basket internazionale, probabilmente un top 10 (se non top 5) di tutti i tempi in NBA, protagonista di quell'era di espansione globale del brand NBA che ha visto proprio i suoi Lakers diventare la prima squadra per tifosi sparsi in tutto il mondo e merchandising venduto al di fuori degli Stati Uniti, faticare e dannarsi accumulando sconfitte una dietro l'altra, fa un po' tristezza.
Tamika Catchings, tricampionessa olimpica, star della WNBA, campionessa ed MVP delle finali 2012, ha programmato il suo ritiro proprio dopo le prossime Olimpiadi. Chissà che il filo che la lega proprio a Bryant (i due sono amici di lunga data, i loro padri erano professionisti insieme, in Italia) non possa portarli entrambi ad un epilogo leggendario, tra le spiagge di Rio de Janeiro: con la divisa a stelle e strisce, la scritta USA stampata sul petto e (chissà) una medaglia d'oro olimpica al collo.