Tre minuti e ventidue secondi sul cronometro del terzo quarto della sfida tra Memphis Grizzlies e Golden State Warriors.
I campioni in carica vengono da un inizio di stagione fulminante: una striscia di otto vittorie consecutive che diventano undici, se consideriamo la serie finale contro i Cavs.
La squadra di Steve Kerr, costretto a guardare i suoi da casa per via di un'operazione alla schiena, per la prima volta in questa stagione sembra "umana".
L'inizio di terzo periodo contro i Grizzlies è quasi un incubo: nove palle perse nei primi 7 minuti e 38 secondi del terzo quarto e vantaggio ridotto ad un solo punto.
Giocare al FedEx Forum non è mai facile per nessuno, anche per la squadra perfetta della California. Lo sanno benissimo Curry e compagni, finiti sotto 2-1 nel secondo turno dei Playoff 2015, prima di tirar fuori giocate come questa e portarsi a casa la serie.

Raddoppi sistematici dei lunghi in situazioni di pick and roll mandano in tilt l'attacco degli Warriors, che riscoprono un punto debole (uno dei pochi) che li aveva accompagnati nella passata stagione: le palle perse. Quest'anno hanno limitato alcune forzature dell'anno scorso, complici anche i miglioramenti di Curry in fase di playmaking, e si attestano al quattordicesimo posto nella classifica delle squadre con il minor numero di turnover (15.2).
Nelle prime quindici partite della scorsa stagione, viaggiavano con 16.9 palle perse a partita, classificandosi come la terza peggior squadra in questa speciale statistica.
Con il passare della stagione, la squadra di Kerr è riuscita a migliorare questo fondamentale attestandosi sotto i 15 turnover di media a partita.
Ecco, questi sette minuti e trenta secondi contro Memphis rappresentano l'unico momento di difficoltà di un inizio di regular season semplicemente perfetto, suggellato poi da un finale di terzo quarto di Curry fantascientifico, con undici punti in poco più di tre minuti ed un canestro che di umano ha ben poco.

Basterebbe questo tiro da circo per far capire che razza di momento stanno vivendo gli Warriors.
Ma parlare di una singola striscia di vittoria sarebbe troppo riduttivo per una squadra che da più di un anno a questa parte sta dominando la lega, rischiando seriamente di rivoluzionare il gioco.
Dopo le 67 vittorie del 2014-2015 (sesto miglior record di sempre e record di vittorie di un coach al primo anno per Kerr), il record assoluto di triple in una singola stagione di Curry (286, battuto il suo stesso primato di 272) e la vittoria dell'anello con solo 5 sconfitte durante i playoff, Golden State non è sazia e si è presentata all'appuntamento con questa stagione migliorata ed arrabbiata.
Non sono andate giù agli uomini della Bay Area, le parole di Doc Rivers, coach dei Clippers, e di tanti altri all'interno della Lega che hanno parlato di "fortuna" per il titolo vinto l'anno scorso.
Infortuni alle squadre avversarie e contenders di prestigio come Spurs e Clippers, eliminatesi da sole prima di affrontare gli Warriors, avrebbero facilitato, secondo alcuni, il cammino di Golden State.
Ecco, quelle parole sono servite da stimolo ad un team che adesso è pronto ad infrangere quei record che non ha ancora battuto.

Invincibili?

Il bilancio di dieci vittorie e nessuna sconfitta dice poco di questo inizio di stagione della squadra californiana.
Nei primi dieci confronti dell'anno hanno battuto i loro avversari con un margine medio di 17,1 punti, infliggendo, tra le altre cose, una storica sconfitta con uno scarto di 50 punti proprio a Memphis (peggior sconfitta della storia della franchigia).
Hanno battuto tutti i propri avversari degli scorsi play-off, Memphis, per l'appunto, i Pelicans (due volte) e i Rockets, sconfiggendo anche chi li aveva definiti come fortunati: i Los Angeles Clippers.
Il copione dei loro successi è sempre lo stesso. Una vera e propria macchina da guerra capace di piazzare dei parziali devastanti, in genere ad inizio partita (soprattutto quando entro Igoudala) e ad inizio terzo quarto, che sono il terreno dello show dell'ultimo Mvp della Lega: Steph Curry.
Impossibile descrivere ciò che sta compiendo Curry in questo primo mese di stagione. Le parole migliori le ha trovate probabimente Jerry West, dichiarando che il numero 30 degli Warriors sta creando un nuovo tipo di giocatore.

Come dargli torto? Non è mai esistito nella storia del gioco un cestista capace di tirare con quella facilità e quelle percentuali delle triple contestate dal palleggio.
Passare dietro ad un blocco in situazione di pick and roll, come ha fatto più volte Deandre Jordan nella sfida contro i Clippers, rappresenta un suicidio bello e buono per le difese avversarie.
La sua rapidità di esecuzione, unita alla capacità di tirare e segnare da distanze siderali, rende Curry un giocatore elettrizzante e rivoluzionario nella sua abilità di far apparire normale ciò che normale non è.
Il boato di stupore che si percepisce alla Oracle Arena quando sbaglia un tiro da tre punti, magari con la mano in faccia del lungo avversario, rende l'idea di come il numero 30 abbia cambiato le regole del gioco e del sentire comune.
Curry è un chitarrista capace di interpretare il suo assolo in maniera sinfonica, tentando i passaggi più difficili e gli effetti più arditi, ma rimanendo sempre, in maniera sorprendente, all'interno dello spartito di un'orchesta perfetta.
In queste prime dieci partite ha messo insieme due gare con più di 45 punti, 4 periodi da più di 20 punti e 3 gare con almeno 8 triple segnate; il tutto tirando una media di 11 triple a partita e andando a segno con un surreale 47,3%.
Ma c'è un altro dato che più di tutti spiega come Curry sia allo stato attuale letteralmente immarcabile. Per evitare di essere fulminati da tre punti, molti coach scelgono di "accompagnarlo verso il ferro, confidando nell'aiuto dei propri lunghi e in un tiro sulla carta più difficile per uno dell'altezza di Steph.
La cattiva notizia per chi ogni sera deve adottare un tattica difensiva per marcarlo è che tra i giocatori con almeno 40 tentativi nella cosiddetta "restricted area" (nei pressi del ferro) Curry fa peggio solo di Whiteside e Griffin, ovvero due lunghi dall'atletismo strabordante, tirando con un incredibile 76%.
Al di là dei numeri, il suo impatto emotivo e tecnico sulle partite appare al momento non avere eguali nella lega. Nel momento in cui Curry inizia la sua striscia di canestri consecutivi, le difese iniziano ad adeguarsi provando a raddoppiarlo e creando scompensi sul lato debole, che lui è sempre bravo a sfruttare grazie anche all'aiuto di Draymond Green, vero e propria play aggiunto della squadra.
Vedere giocare Curry è attualmente l'esperienza più divertente del basket nba e forse di tutto il panorama sportivo. La sua capacità di unire effetti speciali ad efficacia non ha eguali nel mondo dello sport professionistico.

Muovere la palla, muoverla bene

Certo, sarà difficile mantenere questi standard per 82 partite, ma gli Warriors non vogliono più voltarsi indietro.
Golden State ha reso ancora più proficuo il concetto di sharing the ball, trovandosi ancora una volta al primo posto per numero di assist (29,3) percentuale di canestri assistiti (69,3%) e Ast. Ratio (20.5), ovvero il numero di assist serviti per 100 possessi
Un attacco fatto di continui ribaltamenti, pick and roll e tagli dal lato debole rende il gioco offensivo degli Warriors estremamente imprevedile, al di là delle vena creativa di Curry.
Golden State è la prima squadra della lega per Offensive Rating (111.5), Net Rating (17.2) e Percentuale nel tiro da tre punti (40,8%), il che è ancora più incredibile per una squadra che con 29.9 è seconda sola agli Houston Rockets per numero di triple tentate a partita.
I tiri da dietro l'arco della squadra di Kerr sono spesso canestri in uscita dai blocchi, specialità nella quale Curry e Thompson eccellono, e triple dall'angolo, soprattutto con Barnes ed Igoudala coinvolti.
Vedere gli Warriors muovere la palla è uno spettacolo di bellezza stordente: per questo il loro stile di gioco sembra aver già rivoluzionato l'intera lega. Sono aumentate le squadre che hanno deciso di incrementare il ritmo e di giocare la cosiddetta small ball: quelli di Charlotte ed Indiana, sono solo alcuni esempi della nuova tendenza del gioco, iniziata con i Miami Heat e gli Spurs e resa ancora più estrema da Golden State.
A questo punto battere il record dei 67 successi, ottenuto l'anno scorso non sembra impossibile. Questa squadra è migliorata nei singoli e nell'alchimia generale: se gli infortuni non la priveranno dei giocatori chiave, assisteremo alla sinfonia ineffabbile di un team ai limiti della perfezione.

(Fonte Statistiche: Nba.com).