D'accordo, per dominare dominano. Ma quanto, come e dove? Tutti possono dire "i Warriors giocano bene, sono la squadra migliore della Nba", ma in pochi somprendono realmente il reale significato delle parole che essi stessi pronunciano. Anzi, in situazioni come queste, le parole risultano quasi riduttive, un fastidioso dettaglio che semplifica la purezza del gesto tecnico ammirato sul parquet.

Serve altro, allora. E anche se niente potrebbe rendere la sensazione di vedere la storia che si compie davanti ai tuoi occhi, provare a leggere quella stessa storia attraverso i dati del contesto, aumenta la consapevolezza dello spettatore che, così, diventa parte del gioco. Perché i numeri saranno anche freddi e privi di emozioni ma, a volte, spiegano meglio di tante parole la portata di ciò che accade intorno a noi. E, quindi, tanto vale affidarsi proprio a loro, ai 'freddi numeri', per capire fino in fondo quanto e quando i Golden State Warriors di Steve Kerr stiano riscrivendo la storia. Non tanto e non solo della Nba, quanto del basket. Con i figli della Baia che hanno alzato, e non di poco, l'asticella del concetto di beautiful game. L'estetica al servizio dell'efficacia. Fidatevi, se amate questo gioco, non troverete niente di meglio a queste latitudini. Almeno per un pò.

I numeri, dicevamo. Statistiche che costituiranno un unicum per gli anni a venire, il parametro cui altri dovranno rifarsi per puntare all'eccellenza.

Partiamo dall'aspetto offensivo, quello che colpisce maggiormente l'immaginario collettivo quando si parla di Curry & co. I Warriors sono, ovviamente, la squadra che segna di più della Nba: sia per punti effettivi (114.5 a partita con i Thunder, secondi, a 109.7) che per canestri mandati a bersaglio (42.2 davanti ancora ai Thunder a quota 41.1). Cifre figlie dello stratosferico 48.7% dal campo (41.6 da tre) che nessuna delle altre 29 squadre può anche solo sperare di eguagliare. Per non parlare dell'Offensive Rating: anche in questo caso gli onnipresenti Thunder (107.5) sono ben lontani dal 111.8 dei figli della Baia

Vabbè, direte voi, facile quando si hanno a disposizione gli Splash Brothers. Peccato, però, che Curry e Thompson siano solo la punta dell'iceberg di una delle squadre più complete di sempre nella metà campo avversaria. Lo testimoniano il primo posto nella classifica degli assist complessivi (29.4 a serata, con gli Hawks distanti a 25.8), il 69.7% di realizzazione con cui questi assist vengono fatti fruttare e, soprattutto, il rapporto assist/palle perse: siamo sull'1.81 a gara. Solo gli Hornets hanno fatto meglio (1.85) ma il dato è comunque impressionante, visto che stiamo parlando di una squadra che gioca ad una velocità insensata e con ritmi mai visti prima tenuti per 30/35 minuti su 48. 

Ma se l'attacco ti vince le singole partite, è la difesa a fare la differenza nel lungo periodo. Anzi lunghissimo, visto che si preannuncia una nuova stagione al meglio delle 100 e passa partite. E anche in questo caso, sebbene non ai livelli mostruosi di cui sopra, il saldo è più che positivo. I Warriors concedono poco più di 100 punti a sera (100.1 per la precisione), dodicesima difesa della lega. Che diventa la sesta, però, se si considera il 42.7% dal campo degli avversari (prima è Miami con 41.1) e addirittura la seconda difesa sul perimetro (appena il 29.7% di realizzazione dall'arco, con i Knicks primi a 29.6). Bene anche dal punto di vista delle stoppate (6.3 di media, primi ovviamente gli Heat con 8.3 che, però, possono contare su Whiteside) e delle palle rubate (quinti con 9.5, a due di distanza dalle 11.5 dei Celtics), con il quinto Defensive Rating assoluto a quota 96.8: in questa statistica comandano gli Spurs con 94.6. Che, però, si vedono superati nella differenza punti a partita: 8.8 contro 14.4.

Quindi, per farlo breve: difendono bene e attaccano meglio. Come (quasi) mai si era visto prima e come mai si vedrà dopo. E questo indipendentemente dal fatto che il 72-10 dei Bulls 1995/1996 venga o meno eguagliato o superato. Come Jordan e Jackson, Curry e Kerr (curiosamente, o forse no, uno dei superstiti dell'impresa di vent'anni fa) sono destinati a segnare un'epoca.

E questo si val ben più dei numeri. Che sono freddi ma hanno il brutto vizio di dire sempre la verità. Veirà che, oggi, è una e una sola: i Golden State Warriors sono uno squadrone. Piaccia o non piaccia. Anche se facciamo fatica a immaginare qualcuno cui tutto questo non garbi neanche un pò.