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NBA - Rockets, la panchina è un rompicapo

Diversi i nomi accostati dai rumors alla panchina degli Houston Rockets, oramai si aspetta solo l'ufficialità per l'addio di Bickerstaff. Tra esperti affermati e giovani rampanti, il front-office californiano deve scegliere saggiamente per poter programmare al meglio il futuro.

NBA - Rockets, la panchina è un rompicapo
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Di Stefano Fontana

La fonte è tra le più autorevoli di tutto il panorama d'oltreoceano: secondo Marc Stein di ESPN.com, gli Houston Rockets hanno ottenuto il permesso dai Philadelphia 76ers per cominciare a trattare con l'attuale head coach, Mike d'Antoni. I Rockets, rimasti gli unici alla ricerca di un allenatore per completare il puzzle assieme a New York e Sacramento, hanno liquidato il “traghettatore” J.B. Bickerstaff, fresco di 37-34 in stagione dopo essere subentrato a Kevin McHale (il quale aveva iniziato la stagione con un discusso record di 4-7), dopo un colloquio col front-office avvenuto nei giorni scorsi. Tuttavia, per il coach ad-interim di questa stagione si prospetta la proposta di un ruolo “dirigenziale” con un posto proprio nella gestione della franchigia.

Sembrerebbe comunque ancora in voga l'idea del grande ritorno di Jeff Van Gundy; ma, notizia dell'ultim'ora, i Pacers hanno liberato Frank Vogel, su cui la franchigia texana aveva già poggiato gli occhi da parecchio, dopo averlo scartato all'ultimo momento nel 2011, quando gli fu preferito proprio McHale. Altro cavallo in corsa, secondo fonti vicine ai Los Angeles Clippers, sarebbe l'assistente di Doc Rivers, Sam Cassell.
La rosa dei candidati, comunque, è ampia e abbastanza confusa: nell'urna da cui uscirà il condottiero incaricato di far dimenticare la pessima stagione, sopratutto nella metà campo difensiva, di Houston, ci sarebbe anche il bigliettino di Kenny Smith, attuale commentatore e spalla di Shaquille O'Neal, Charles Barkley e Earnie Johnson per TNT, ma ex-biancorosso e membro dell'armata che conquistò i due titoli con Olajuwon durante la pausa del regno Micheal Jordan (1994, 1995). Pizzicato proprio su questo argomento da Charles Barkley mercoledì sera, Smith ha risposto: “Ho sempre detto che dove c'è basket ci sono io. E qui c'è basket. Mi piace stare qui, mi sento a mio agio. Sono stato qui [in TNT, ndr] per diciassette anni, e mi sono gustato ogni minuto”.

In questa girandola infinita, tra altisonanti allenatori esperti e rampanti assistant coach, la nebbia non accenna a diradarsi attorno ai Rockets. La sensazione è che la situazione sarà tanto migliore quanto prima arriverà l'annuncio del nuovo head coach, che avrà così tempo per lavorare e programmare una stagione che dovrà per forza di cose dimostrarsi migliore dell'ultima.

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.