Non ce n'è per nessuno. I Cleveland Cavaliers si confermano padroni indiscussi della Eastern Conference, chiudendo la serie contro i Toronto Raptors sul 4-2 grazie a una prestazione di squadra enorme, con percentuali da brivido in attacco e un'ottima tenuta difensiva, confermando quanto di buono visto in questi Playoff. In un'altra versione, si potrebbe dichiarare che il padrone indiscusso della Eastern Conference è un signore che per la sesta volta in-a-row si conferma vincitore delle Conference Finals: LeBron James sigilla a modo suo la serie con 33 punti, 11 rimbalzi, 6 assist e 3 stoppate, con 13/22 dal campo, trovando una validissima spalla in Irving, in una nottata da 30 (e lode) col 50%. Non basta a dei Raptors che meritano comunque solo applausi un Lowry da 35 punti, predicatore nel deserto per l'occasione in una partita forse mai in discussione, se non a tratti, esclusivamente per merito suo.

La gioia delle star di Cleveland. (fonte immagine: cleveland.com)
La gioia delle star di Cleveland. (fonte immagine: cleveland.com)

La sfida si incanala immediatamente sui binari che portano il treno dei Cavs alle Finals. Toronto inizia con isolamenti volti ad aggredire il ferro, mentre Cleveland si sposta bene in transizione e trova punti in contropiede cavalcando i big three, LeBron in particolare prova ad impartire il suo ritmo alla gara, riuscendoci anche nella propria metà campo, in marcatura su DeRozan. Contrariamente alla moda delle gare 3 e 4, i padroni di casa si trovano con mani freddissime e sbagliano una buona varietà di tiri aperti e con spazio, permettendo ai mortiferi Cavs di aprire un parziale di 12-0, interrotto solo da una penetrazione di Lowry che arriva all’appoggio facile. Dopo un mini-tentativo di ripristinare le distanze con buoni canestri da sotto, con annessi gomiti alti e contatti duri che non si risparmiano, com’è normale che sia in una elimination game, è Valanciunas a caricarsi la squadra sulle spalle con un paio di ottimi canestri che valgono il -6 a fine primo quarto: quasi un affare, anche perché dall’altra parte, dei 31 totali (con 5/9 dall’arco), 14 sono firmati da un LeBron d’élite.

La moda della buona percentuale dalla lunga degli ospiti si mantiene anche nel secondo quarto con l’ingresso della second unit, nella quale spicca il più caldo tiratore dei Playoff, Channing Frye, il quale mette immediatamente due triple in fila, intervallate da storie piuttosto tese in seguito a un’azione di gioco apparentemente normale, risolta con un triplo tecnico (Jefferson, Patterson, Valanciunas). La decisione infiamma gli animi, già caldi dopo un gomito alto di Biyombo nel primo tempo, così gli arbitri si trovano nella condizione di dover fischiare quasi tutto, spezzettando molto il gioco. Gli attacchi perdono un po’ di ritmo e a metà secondo quarto Lue vuole parlarci su, con i suoi ancora in vantaggio di 6 punti, sul 39-33. Al rientro in campo è il solito James con cinque punti in fila a provare a lanciare un’altra mini-fuga dei suoi, uno spunto che non viene però colto immediatamente dai compagni, bensì a ridosso dell’intervallo lungo: JR Smith scocca la bomba, Love lo accompagna (solido 20+12 nella partita) e Irving chiude il gioco da tre. A riposo si va sul +14 per la compagine dell’Ohio, che archivia le prime due frazioni di gioco con un clamoroso 10/15 da tre.

LeBron attacca James Johnson. (fonte immagine: sfgate.com)
LeBron attacca James Johnson. (fonte immagine: sfgate.com)

Dopo un paio di buone iniziative nate dentro l’area per Cleveland al rientro dagli spogliatoi, è ancora Lowry che prova ad accorciare le distanze, trovando però l’opposizione del collega point guard Kyrie Irving, on fire in apertura di terzo quarto, con 7 punti quasi immediati. Toronto fatica nel trovare contromisure quando si palesa il ball movement avversario, ma anche a contenere le individualità, tra cui il solito Smith, caldo da tre nella serata e protagonista nella mini-fuga di terzo parziale (5/8 finale per 15 punti). Non basta per tenere botta un buon Valanciunas, rientrato probabilmente troppo tardi sul parquet dopo i problemi affrontati contro Miami: arrivano infatti altri canestri come meteoriti, come un altro paio di triple da Love che valgono anche il +21. Lowry tenta di scuotere i suoi compagni con nove punti in fila (due triple intermezzate da un gioco da tre) che rimettono in partita anche l’Air Canada Centre. Irving risponde con un buon teardrop, ma l’ultima parola ce l’ha ancora il play dei canadesi che con tre liberi riporta i suoi a -12, sul 74-86, e li tiene in partita con 18 punti nel solo terzo quarto.

La festa di James e Love. (fonte immagine: getty images)
La festa di James e Love. (fonte immagine: getty images)

In apertura di ultimo quarto, il testimone dei Raptors passa a DeRozan (20 per lui alla fine), il quale prova qualche isolamento in più e pesca due canestri immediati, ai quali risponde senza farsi troppo attendere LeBron, che ripristina con le sue giocate il -16. I conti si fanno però sempre con l’oste, in questo caso con Lowry, che s’inventa l’ennesima tripla per tenere in partita i suoi. A follia risponde altra follia, contesto in cui JR Smith sta perfettamente: altra tripla, da oltre 8 metri, accompagnata poco dopo dall’ennesimo mini-parziale firmato Irving, che di fatto mette il sigillo sulla partita e sul viaggio dei Cavs verso le NBA Finals. Il pubblico di Toronto applaude gli ultimi minuti di garbage time mentre Lowry e DeRozan salutano la panchina avversaria e il proprio pubblico, tra delusione e coscienza di aver comunque ottenuto un risultato straordinario per le premesse di inizio stagione. Il risultato finale a tabellone è 113-87, la sentenza è che LeBron domina una volta di più. E i numeri parlano sufficientemente chiaro: sesta finale consecutiva, settima in totale, la terza con i Cavs dopo quella dell’anno scorso e del 2007. Con più di un tabù da sfatare.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]