Gigi Buffon indosserà la fascia da capitano contro la Repubblica Ceca. Non sarà una gara come le altre perché, oltre a poter garantire l'accesso al Mondiale del 2014, vedrà il portierone azzurro raggiungere Fabio Cannavaro in testa alla classifica del calciatori italiani con più presenze in Nazionale. Un club esclusivo, quello degli "Alfieri Azzurri", formato da campioni che tanto hanno dato alla maglia nazionale, scrivendo pagine di storia del calcio. 

Ecco le prime 10 posizioni di questa speciale classifica, con alcune delle più belle imprese realizzate dai protagonisti.

Buffon 136

Gianluigi Buffon è un predestinato. Nelle giovanili brucia tutte le tappe conquistando la maglia di titolare e attirando l'attenzione degli addetti ai lavori. Lanciato in Serie A a 17 anni da Nevio Scala, fa il suo esordio difendendo la porta del Parma contro il Milan degli invincibili di Capello, che non riescono a bucare la rete difesa dal ragazzino. A 19 l'esordio con la Nazionale. Gigi è in panchina, a Mosca, durante la gara di andata del playoff valido per i Mondiali. Pagliuca, che sostituisce l'infortunato Peruzzi, si fa male a sua volta dopo mezz'ora ma nel gelo dello stadio della Dinamo Buffon non trema, contribuendo a un prezioso pareggio e subendo gol solo da...Cannavaro! Buffon splende già dalla seconda gara, un'amichevole contro il Paraguay dove sfodera quella che, a suo dire, è la miglior parata della sua carriera. Dal 1999, Dino Zoff ne fa il titolare della sua Nazionale, ma un infortunio rimediato in amichevole lo costringe a rinunciare agli Europei del 2000. Buffon disputa il primo mondiale in Corea, dove le sue parate non possono nulla contro le trame degli organizzatori e nemmeno un rigore parato può evitare all'Italia l'eliminazione in una delle partite più disoneste della storia dei Mondiali. Passata in fretta la delusione degli Europei 2004, Buffon è protagonista della vittoria nei Mondiali del 2006. Gigi subisce un solo gol su azione (un'autorete, tra l'altro) e sfodera interventi decisivi su Viduka, Tymoshuk, Podolski e in finale su Zidane. Buffon è decisivo per il passaggio del primo turno negli Europei del 2008 (rigore parato a Mutu), si fa male (e la sua assenza si sente) durante Sudafrica 2010, disputa un Europeo sontuoso nel 2012 (da leggenda la parata su Iniesta nella prima sfida contro la Spagna) e alla Confederations 2013 risponde alle critiche piovutegli addosso dopo i rigori con la Spagna parandone 3 all'Uruguay. A 35 anni Buffon non nasconde nuove ambizioni e vecchi traguardi: un altro Mondiale, la prima Champions League.

Cannavaro 136

Cesare Maldini comincia il dopo Sacchi il 22 gennaio 1997, affrontando l'Irlanda del Nord. A 20 minuti dalla fine, fa il suo esordio il 24enne Cannavaro, colonna dell'Under 21 che l'anno prima aveva vinto a Barcellona il terzo titolo continentale della gestione Maldini. Fabio è nella storia già con la seconda gara: è tra gli 11 che violano Wembley 24 anni dopo l'ultimo successo esterno dell'Italia contro l'Inghilterra. I primi tornei lasciano però l'amaro in bocca: sconfitta con la Francia sia nei quarti di finale del Mondiale del 1998 che nella finale degli Europei del 2000. Dopo la farsa in Corea del 2002 e l'opaco europeo del 2004, Cannavaro entra nella leggenda alzando la Coppa del Mondo nell'indimenticabile notte di Berlino del 9 luglio 2006. Quattro anni dopo, Cannavaro chiude l'avventura con la Nazionale disputando il quarto Mondiale, il secondo da capitano.

Maldini 126

Paolo Maldini raccoglie un'eredità pesante, quella di Antonio Cabrini, a nemmeno 20 anni e riesce a far meglio dell'illustre predecessore. Maldini diviene l'icona del calciatore ammirato e apprezzato al di là dei colori e delle bandiere. La sua avventura in azzurro, però, sarà segnata dalla maledizione dei rigori. "Paolino" esordisce nel 1988 subentrando a Francini nel corso di un'amichevole contro la Jugoslavia. Sbaragliata ben presto la concorrenza, è titolare agli Europei del 1988 e 2 anni dopo, a soli 22 anni, ha già 24 incontri in maglia azzurra alle spalle quando affronta l'Argentina di Maradona nella semifinale di Italia'90. La sconfitta i rigori contro i sudamericani è la prima di una serie maledetta di brucianti verdetti che si abbattono sugli azzurri. Maldini assiste agli errori di Donadoni e Serena al San Paolo, a quelli di Baresi, Massaro e Baggio a USA 94, alla parata di Barthez su Albertini e alla traversa di Di Biagio a Francia '98. Quando Toldo sembra aver rotto l'incantesimo (Europei 2000 in Olanda, Maldini fallirà l'unico rigore calciato in maglia azzurra) ecco spuntare una delle più indecenti invenzioni di Sepp Blatter, il Golden Goal, che conclude nel peggiore dei modi la sfortunata finale contro la Francia. A 34 anni, Maldini è il capitano al suo quarto Mondiale, ma le ingiuste critiche ricevute dopo il gol di Ahn (ancora un Golden Goal) lo spingono ad abbandonare la Nazionale.

Zoff 112

Dino Zoff fa il suo esordio tra i pali della porta azzurra il 20 aprile 1968. Si gioca contro la Bulgaria, partita di ritorno di ritorno dei quarti di finale del Campionato Europeo. Il CT Valvareggi, dopo la sconfitta per 3-2 a Sofia nella gara di andata, lancia il 26enne portiere del Napoli al posto di Albertosi. L'Italia si aggiudica l'incontro per 2-0 e Zoff  guadagna la maglia da titolare per la fase finale del torneo, disputata in Italia, e che vedrà la Nazionale conquistare per la prima e unica volta l'alloro continentale. Per Zoff le chiavi della porta azzurra non sono però garantite. Comincia un lungo duello con Albertosi, che sarà scelto come titolare per i Mondiali del 1970. Il portiere del Milan è titolare anche per la sfortunata fase finale dell'Europeo del 1972, dopodiché Zoff si appropria della maglia numero 1 grazie a un'impressionante serie di 12 partite senza subire reti, che gli permetterà anche di sfiorare il Pallone d'Oro. La serie si interrompe nella prima partita del Mondiale 1974, contro i semi dilettanti di Haiti. Zoff non ha rivali in Italia per la seconda metà degli anni ‘70, nonostante la critica gli sia spesso ostile. Al Mondiale del 1978 l'Italia sorprende per la qualità del gioco e per alcuni giovani messi in evidenza, ma perde la gara che vale l'accesso alla finale contro l'Olanda. Sul banco degli imputati c'è proprio Zoff, chiamato in causa per le due incredibili reti (tiri da oltre 30 metri) con cui gli Orange si aggiudicano l'incontro, e per le due con cui il Brasile vince la finalina. Il Dino nazionale non si lascia certo abbattere, non soffre la concorrenza (Castellini "toppa" l'unica gara in azzurro, subendo gol, caso unico, dal portiere avversario; Paolo Conti viene inghiottito dalla contestazione dei romanisti; a Bordon mancherà il definitivo salto di qualità) e 4 anni dopo, a 40 anni, solleverà la Coppa del Mondo. Il 29 maggio del 1983, 4 giorni dopo il beffardo gol di Magath che gli nega la Coppa Campioni (il sorprendente Amburgo batte la Juve composta dai campioni del mondo + Platini e Boniek), Zoff disputa l'ultima gara della sua carriera, risultando il migliore in campo nella sconfitta per 2-0 contro la Svezia.

Pirlo 103

"Un leader silenzioso che parla con i piedi". Le parole sono di Marcello Lippi, e certo miglior descrizione per Andrea Pirlo non può esserci.  Talentuoso elemento di tutte le Nazionali azzurre a partire dall'Under 15, Pirlo fa il suo esordio con quella maggiore durante la gestione di Trapattoni, che lo lancia nel 2002 contro l'Azerbaigian.  Raggiunta la maturità tattica e tecnica grazie ad Ancelotti dopo delusioni interiste, Pirlo diviene parte del progetto di Lippi, e nel Mondiale del 2006 sfodera brillanti prestazioni che, oltre a farne conoscere in tutto il mondo l'abilità nei calci piazzati e nella costruzione del gioco, gli permettono di entrare tra i primi 3 giocatori della manifestazione, oltre che a vincere il premio di Man of the Match della finale. La progressiva uscita di scena di alcuni "mostri sacri" ne fanno un imprescindibile punto di riferimento per la Nazionale e per le nuove leve. Pirlo è il miglior azzurro anche negli Europei del 2008 e le sue precarie condizioni sono alla base del fallimento del Mondiale sudafricano. Dopo aver disputato un grande Europeo nel 2012 (da annali il "cucchiaio" con cui zittisce il portiere inglese Hart) Pirlo celebra la partita numero 100 in maglia azzurra al Maracanà, contro il Brasile. E proprio in Brasile, il prossimo anno, si concluderà probabilmente la sua carriera in Nazionale.

Zambrotta 98

Gianluca Zambrotta si impossessa della corsia destra dello schieramento azzurro nel 1999.  Zoff lo fa esordire in un'amichevole contro la Norvegia e lo schiera titolare durante gli Europei del 2000. Un'espulsione durante la semifinale gli impedisce di scendere in campo contro la Francia. Zambrotta smaltisce la delusione e per 10 anni è titolare inamovibile della Nazionale., disputando le fasi finali di 3 Mondiali e 3 Europei. A Germania 2006 è gran protagonista della partita dei quarti di finale contro l'Ucraina, aprendo le marcature con un gran tiro da fuori area.  Nel 2010 ha anche l'onore di scendere in campo come capitano, conquistando un curioso record: nessuno, prima di lui, aveva dovuto attendere la 94esima partita prima di vestire la fascia.

Facchetti 94

Primo terzino fluidificante, attaccante oltre che splendido difensore, Facchetti viene chiamato in Nazionale nel 1963, a 21 anni. I successi dell’Inter di Herrera permettono a lui e al compagno Burgnich di formare per oltre un decennio la coppia di terzini titolare della Nazionale. Il trio “Sarti-Burgnich-Facchetti” e quello “Zoff (Albertosi)-Burgnich-Facchetti” sigla l’inizio di formazioni che conquistano (quasi) tutto in Europa e nel Mondo. Facchetti partecipa ai vittoriosi Europei del ’68, alla leggendaria Italia-Germania del ’70 e, dopo il deludente Mondiale del ’74, alla ricostruzione della Nazionale operata prima da Bernardini e poi da Bearzot. Protagonista, a 35 anni, delle qualificazioni per il Mondiale argentino, viene messo fuori causa da un infortunio ma la sua esperienza, il suo carisma e la sua umanità sono doti a cui Bearzot non vuole rinunciare, e Facchetti partecipa alla spedizione come capitano non giocatore.

De Rossi 91

A 30 anni, De Rossi ha la possibilità di scalare ancora posizioni in questa speciale classifica.  Il suo esordio avviene nel 2004, durante una gara di qualificazione al Mondiale che lo vedrà protagonista. In Germania De Rossi subisce un'affrettata espulsione contro gli Stati Uniti, che gli costa l'assurdità di 4 giornate di squalifica. Costretto a saltare l'esaltante cavalcata dei compagni verso la finale, De Rossi scende però in campo contro la Francia, subentrando a Totti, e con freddezza realizza uno dei rigori che valgono il titolo iridato.

Baresi 81

Schivo e antidivo fuori dal campo, leader sul prato verde e nello spogliatoio, Franco Baresi entra nei 22 che partecipano ai Mondiali di Spagna ma non viene mai utilizzato da Bearzot. Fa il suo esordio a fine ’82 ma, chiuso da Scirea, paga inizialmente la difficile stagione del Milan dei primi anni ’80. Con l’avvento di Vicini, diviene il perno della difesa azzurra, con cui a 28 anni disputa da titolare la prima manifestazione internazionale (Europei ’88). A Italia ’90 viene “tradito” dal compagno Zenga in occasione del primo gol subito dall’Italia, che si rivelerà letale. Quattro anni più tardi, stupisce tutti con un recupero lampo durante Usa ’94.  Infortunatosi nella seconda gara, quella contro la Norvegia divenuta famosa per il “Questo è matto” pronunciato da Roberto Baggio nei confronti di Sacchi, si opera al menisco e poco più di 3 settimane dopo riesce a scendere in campo nella finale contro il Brasile. Al termine di una battaglia lunga 120 minuti, nei quali è probabilmente il migliore in campo, da buon capitano Baresi (rigorista quasi infallibile) calcia il primo penalty ma il suo tiro termina oltre la traversa. Dopo la sconfitta, commuove tutti vederlo piangere tra le braccia del suo mentore Sacchi. Più volte additato come papabile per il Pallone d’Oro, non viene mai premiato perché, si diceva, era un difensore.

Tardelli 81

Marco Tardelli entra nella storia del calcio con l’urlo con cui festeggia il gol del 2-0 contro la Germania nella finale dei Mondiali dell’82. Un concentrato di rabbia agonistica, voglia di vincere e felicità che è tra le immagini più famose della nostra Nazionale. Fedelissimo di Bearzot, che lo lancia in azzurro  nel 1976, Tardelli è colonna della Nazionale tra il ’78 e l’84. Messosi in luce nel Mondiale in Argentina, è gran protagonista durante la trionfale edizione spagnola, andando a segno, oltre che con la Germania, anche con l’Argentina. Dopo il Mundial, lascia gradualmente spazio alle nuove leve, disputando l’ultima gara in azzurro nel 1985 e partecipando senza scendere in campo al Mondiale dell’86, che segna la fine del ciclo Bearzot e dei suoi fedelissimi.

Bergomi 81

Lo “Zio” conquista un posto in Nazionale poco più che maggiorenne, guadagnandosi l’ironico soprannome che gli  resterà appiccicato per il resto della carriera per via della giovane età e dei lunghi baffi che lo caratterizzavano a inizio carriera. Conquistata la fiducia di Bearzot, Bergomi partecipa alla vittoriosa campagna di Spagna ’82, non tremando dinanzi a fuoriclasse come Maradona, Zico, Boniek, Rummenigge. Il pilastro dell’Inter partecipa anche ai Mondiali del 1986 in Messico e, 4 anni più tardi, con i compagni di club Zenga e Ferri e con i milanisti Baresi e Maldini forma una diga che risulta inviolabile per 5 partite prima di cedere al guizzante Caniggia. Un’espulsione per fallo di reazione subita durante la sconfitta che segna l'addio a Euro '92 e l’arrivo di Sacchi sembrano segnare la fine della sua carriera in azzurro, ma le ottime prestazioni fornite nell’Inter di Simoni gli permettono, 16 anni dopo il primo, di disputare il quarto Mondiale della carriera. Bergomi partecipa infatti alla spedizione a Francia ’98, giocando titolare dopo l’infortunio di Nesta, ma come 8 anni prima il suo sogno di essere il primo italiano, dopo Meazza, a vincere due Mondiali, naufraga ancora una volta ai calci di rigore.

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