Felipe Scolari è un conservatore, un uomo tutto d'un pezzo, difficilmente propenso a cambiamenti o rivoluzioni. In Brasile è un'autorità, perché il Mondiale con la Selecao lo ha già conquistato. Incarna il suo credo nella forza del gruppo. Forgiare un undici definito e credere in quello, contro qualsiasi cosa. Non a caso il Brasile, imbattuto da tempo immemore, è a questa rassegna lo stesso che ha trionfato in Confederations Cup. Felipao poco guarda a condizione e stagione. Il lavorare coesi supera le difficoltà individuali. Questo almeno il pensiero prima delle due giornate inaugurali della rassegna di casa.

Il Brasile vive una situazione di classifica tranquilla. Ha vinto con la Croazia e pareggiato con il Messico. Nell'ultima giornata affronta il Camerun, da tempo in vacanza e senza Eto'o. Eppure qualcosa scricchiola, perché il Brasile non è il Brasile. Offre un calcio monotono, privo di gioia. Non bastano le isolate creazioni di Neymar a risvegliare la passione verdeoro. Se all'esordio è arrivato l'aiutino di Nishimura, nel secondo match contro i centro-americani la sensazione di impotenza è apparsa lampante. Vero, il Brasile poteva anche conquistare l'intera posta non fosse stato per un Ochoa in giornata di grazia, ma non può bastare questa idea di gioco.

Il fuoco della critica si è acceso prontamente al triplice fischio di Brasile - Messico. Tanti i nomi sotto accusa, quanto lo stesso modulo di gioco. Sulla destra Dani Alves viene da una estenuante cavalcata catalana e appare in parabola discendente, mentre Maicon, rigenerato a Roma, preme. In mediana i problemi maggiori. La diga Luiz Gustavo - Paulinho fornisce sì copertura, ma non appoggia mai l'azione sul fronte offensivo. L'impressione è di una squadra spaccata in due, col peso dell'attacco rivolto sui tre alle spalle di Fred, punto interrogativo importante. Dopo l'alba dorata del fenomeno Ronaldo, il Brasile vive un periodo di appannamento da grandi centravanti. Spesso è la classe di Neymar a oscurare il problema, ma quando serve una giocata da punta pura ecco che il quesito torna a proporsi.

La possibile soluzione per aumentare la qualità potrebbe essere l'inserimento di Hernanes, magari in un centrocampo a tre, con l'aggiunta di Willian che più di Hulk può garantire estro e fantasia. In panchina Scolari può contare anche sull'apporto di Fernandinho, fondamentale nel trionfo in Premier del City.

Dal possibile mini-turnover alla vera rivoluzione il passo è importante, ma senza dubbio contro il Camerun Felipao testerà il futuro Brasile in vista di una sfida di ottavi di finale certamente più impegnativa di quelle affrontate fino ad ora.

Il Brasile con il 4-3-3: