Non si era mai sentita di una dominazione sudamericana in terra croata eppure stasera il Messico ha fatto sua la terza ed ultima partita della fase a gruppi di questo Mondiale. Quando si parla di dominio, si intende colonizzazione vera e propria della metà campo della squadra di Kovac: 7 tiri in porta contro 5, 12 tiri in totale contro 10, 9 calci d'angolo a 7. Se la Croazia tentava di costruire qualcosa, il Messico disfava e faceva sempre di più.

Avete presente quelle situazioni a scuola in cui "ha le capacità ma non si applica"  e "non è bravissimo ma si impegna tanto"? Bene, nel primo caso parliamo della Croazia: giocatori abituati a palcoscenici europei come Modric, Mandzukic, Perisic, Rakitic sono molli, spenti. Nel secondo caso si parla del Messico. Primo tempo (e non solo) perfetto: prima occasione al quindicesimo col sinistro di Herrera dalla distanza che finisce all'incrocio dei pali ma è solo legno; in area Peralta, surrealmente, scivola e la palla finisce sul fondo; si susseguono due corner per i messicani che hanno piazzato le tende nella metà campo dei croati. Insomma, il Messico, una delle sorprese di questi Mondiali ma pur sempre con meno qualità della Croazia, imposta e crea più di questa, ma non riesce a fare la cosa più importante: gonfiare le rete alle spalle di Pletikosa.

Nella ripresa il Messico dilaga: intorno all'ora di gioco contano già sei corner, un rigore non dato (netta la mano di Srna per bloccare un tiro di Guardado), ed un mezzo gol (Corluka salva sulla linea un tiro di Herrera, uno dei migliori del Messico questa sera, che calcia il corner direttamente in porta, spiazzando il portiere delle Fiamme). La fame di gol, di vittoria e di fama è forte perché il Messico vorrebbe arrivare primo nel gruppo per evitare l'Olanda e pescare il Cile, in un incontro tutto ispanico. Allora il Messico esprime il suo gioco: uno-due letali e dritto in porta. Tre minuti, due gol: al 72° il capitano Rafa Marquez, al 75° Guardado dopo un serie di passaggi di sconvolgente bellezza con Peralta che ubriaca la difesa croata. All'83° sigillo finale del Chicharito Hernandez. La partita di infiamma, la Croazia perde lucidità e cominciano a scaldarsi gli animi: all'87° gol della bandiera con Perisic ma al 90° follia pura di Rebic che scende col piede a martello dritto sulla caviglia di Pena. E' il nervosismo di una squadra che non si aspettava di cadere, di essere piegata, conquistata. Una squadra che non ha lottato.