“Deutschland über alles”, la Germania al di sopra di tutto. Mai come oggi sembra un motto più che appropriato, che lega la storia della nazionale di calcio tedesca al gruppo multietnico che ha raggiunto l’obiettivo, minimo, delle semifinali Mondiali. Eppure sembra strano, stridente. La contraddizione che lega una delle nazioni con il più spiccato senso nazionalista della storia ad una rosa che al suo interno ha giocatori di origine straniera.

Del resto, da tempo, cittadini di origine turca, asiatica, europea fanno normalmente parte della classe politica, del personale dei partiti, dei sindacati, delle aziende, della cultura e dello sport. Sono lo specchio di una società multietnica e multiculturale, che ha per capitale Berlino, la «Grande Mela» europea dove si parlano centottanta lingue. Un modello di società che ha saputo fare i conti con la Storia senza dimenticare le proprie colpe, a partire dalla Merkel stessa che ha origini polacche.

Alzare la Coppa il 13 luglio al Maracanà potrebbe significare tanto per la Germania. Oltre al successo prettamente sportivo, sarebbe una vittoria dell’arricchimento economico, culturale e sociale degli immigrati. La nazionale tedesca è l’espressione di un paese che sta aprendo sempre più i propri confini all’ingresso degli “stranieri”. A conferma di tale interazione che si sta avendo nel paese, la presenza di turchi, polacchi, africani ed anche un albanese che si sono uniti al gruppo storico di nativi tedeschi nella formazione della rosa di Loew. A Khedira (origini tunisine), Klose e Podolski (polacchi naturalizzati), Ozil (turco) e Boateng (ghanese) si è aggiunto l’albanese Mustafi, oltre a quei giocatori che, anche se nati in territorio tedesco, hanno nonni ed avi esteri. 

Nonostante ciò c’è un marchio indelebile, che caratterizza la Germania, stato e nazionale. L’unità di squadra, la solidità e la pragmaticità sono le prerogative principali. Non ci sono fenomeni di genialità come Messi o Neymar, ma tutti giocatori forti fisicamente e tecnicamente che fanno dell’applicazione la loro arma principale. Forse proprio questo aspetto nel corso degli anni ha permesso alla nazionale di raggiungere 13 semifinali Mondiali. Ma che ne limita il numero di vittorie perché quando c’è bisogno della giocata del campione, spesso viene a mancare il lampo determinante e decisivo.

Quella di quest’anno potrebbe essere la prima vittoria che verrebbe festeggiata in patria dopo l’unione. Dopo la vittoria di Roma contro l’Argentina, e quattro semifinali consecutive, è giunto il momento di riportare a casa la coppa. L’unico trionfo che è stato festeggiato come una nazione unita è rappresentato dalla vittoria dell’Europeo del 1996 in Inghilterra. Nel ’90 infatti la nazione era ancora “divisa” dal muro che separava Est ed Ovest, anche se quella calda sera d’estate fu festeggiata indistintamente da entrambe le parti all’unisono. Fu il preludio alla caduta del muro avvenuta poi qualche mese più tardi in ottobre.

“Fiorisci nel fulgore di questa gioia, fiorisci, patria tedesca!” I tedeschi ci credono, per davvero, che Lahm possa alzare per la quarta volta, quella coppa che manca da Italia ‘90.