Morto un Papa, se ne fa un altro. Potrebbe essere questo il mantra del Santos che dopo l'addio di Neymar ha promosso in prima squadra il giovane Gabriel Barbosa. Se non vi viene niente in mente con questo nome, proviamo a dirvi “Gabigol”. E se ancora non riuscite a collegare nessuna figura alla parola, accendete l'ingegno. Uno soprannominato Gabigol cosa può fare? Segnare. Ed anche tanto.

Il Santos, di nuovo lui. Il club che ha lanciato Pelé, Coutinho, Diego, Robinho, Ganso, Neymar. Ecco, a proposito. L'attaccante del Barcellona è già un lontano ricordo per i tifosi del Peixe visto che hanno soprannominato Gabriel o novo Neymar”. Il club, per precauzione, fin da quando il menino da Vila aveva 16 anni, ci ha messo sopra una bella clausola da 50 milioni (il suo contratto scade a Dicembre 2015).

In comune con Neymar ha anche l'agente, Wagner Ribeiro, che assicura – assieme alla famiglia – che Gabriel ha già messo a segno più di 600 reti da quando ha cominciato a giocare: "È tutto registrato” – ha detto a Goal.com poche settimane fa, riferendosi ai gol - “E comunque, da quando sono il suo agente, io l'ho visto segnare in tutte le categorie". Gabriel conferma: "Non contavo nemmeno i goal che segnavo. Il totale lo scoprivo quando mi laureavo capocannoniere di qualche trofeo e mi consegnavano il premio. Ma il passato è passato. Adesso conto solo i goal con la prima squadra".

E la cifra dei goal in prima squadra è pesante. Bisogna contarli dall'anno “ufficiale” del suo esordio, ovvero Maggio 2013 (in Brasile il campionato comincia a Maggio e termina a Dicembre): 15. Anche qui batte Neymar: il giocatore del Barça segnò, nell'anno del suo esordio come giovatore professionista (2009), 14 reti. Facile soprannominarlo Gabigol, no?

In verità al giocatore non piace essere chiamato così: "I miei compagni quando arrivai al Santos mi diedero questo nome visto che continuavo a segnare” - spiega sempre a Goal.com - “Ormai è un marchio ed è impossibile toglierlo. Ma continuo a preferire che mi si chiami Gabriel, è il nome che mi ha dato mia madre”.

Tuttavia Gabriel non proviene dalle giovanili del Santos (di cui però è un grande tifoso, fin da piccolo aveva una maglia del club paulista a casa) ma da quelle degli acerrimi nemici del Sao Paulo. Infatti è qui, giocando al futsal, il calcio a cinque, che ha mosso i primi passi nel mondo del pallone. Al contrario di tutti i luoghi comuni, il calcio a cinque è molto utile per un giocatore ed i brasiliani lo praticano spesso, soprattutto nelle categorie inferiori, per formare la tecnica di base.

A scoprire il giovane talento è stato un osservatore santista, Zito, ex centrocampista del Peixe, durante un clássico, vinto dal Tricolor 6-4 con ben sei reti di Gabriel. Quest'ultimo ricorda bene quei tempi: "Il Santos non aveva una categoria per ragazzini della mia età, così i primi tempi dovevo giocare contro avversari 5 anni più grandi. Amavo dribblare, loro mi fermavano solo stendendomi. Dubitavano che avessi veramente 8 anni", dice ridendo.

Possono sembrare solo esagerazioni ma Gabriel ha la stoffa per diventare un fenomeno, se già non lo è. E' ambidestro, anche se in realtà utilizza sempre il suo piede preferito, quello sinistro. Ha il tiro secco e preciso. Ha un fisico importante, può contare sulla sua massa muscolare, e questo lo rende difficile da buttare giù, però non è molto alto (circa 1.76/1.78). Dote più importante ed ovviamente la più scontata dopo la premessa di cui sopra: vede la porta come pochi ed ha una freddezza invidiabile sotto porta. Un vero rapace d'aria. Ama dribblare ma non necessariamente per poi concludere l'azione egoisticamente, anche solo per saltare gli avversari e poi servire i compagni. Gioca come prima punta (e per ora ha lasciato in panchina Leandro Damiao, ex Internacional), sa fare la seconda punta ma in realtà lui ammette: "Mi sono sempre sentito un esterno offensivo ma nelle giovanili ho giocato spesso anche come trequartista o centravanti".

Ma chi è fuori dal campo Gabriel Barbosa? Come ogni buon brasiliano, Gabriel ama i videogiochi. Nonostante ciò che può apparire, è un ragazzo molto umile: ascolta rap, esce con gli amici di sempre ed ha come idolo Cristiano Ronaldo ma sogna la maglia blaugrana. Suo padre Valdimir aveva intrapreso la carriera da calciatore ma dovette smettere a 21 anni a causa di un infortunio fatale al ginocchio, ha poi proseguito come operaio metallurgico. Sua madre, Lindalva, si occupava di accompagnarlo ad ogni allenamento prendendo ben tre autobus prima di arrivare al centro sportivo. E' anche abbastanza affezionato alla sorellina più piccola Giovanna. I nomi dei familiari, infatti, sono incisi sulle scarpette.

Gabriel dice di non sentire la pressione addosso ma per qualunque ragazzo di 18 anni essere soprannominato “l'Imperatore di Vila” (con riferimenti ad Adriano) è abbastanza pesante. Lui gioca ancora con quella spensieratezza peculiare dei giovani. Di pochi giovani, al giorno d'oggi. Nonostante la clausola rescissoria, Gabi sogna l'Europa ma scende in campo onorando la sua maglia e con un unico scopo: divertirsi. Raro, vero?