Angel Di Maria più di Leo Messi, questo il responso, al termine di una votazione che ha visto coinvolti i principali giornalisti argentini durante la 60° edizione della festa dello sport. Il numero uno, in casa Argentina, all'estero, è l'esterno del Manchester United, fresco di trionfo in Champions con la maglia "galattica" e di seconda piazza alla recente rassegna mondiale. 

Nasce a Rosario, il 14 febbraio 1988, Angel Di Maria, l'esplosione in Europa giunge con la maglia del Benfica. In Portogallo, lo scugnizzo filiforme, dotato di tecnica sopraffina e di incredibile rapidità, attira le sirene delle grandi d'Europa. Arriva la chiamata del Real e nel 2010, il giovane Angel approda nel mirevole Bernabeu. Con la maglia blanca 190 apparizioni, 36 gol, 87 assist, e i numeri raccontano poco del campione timido. Di Maria si siede, con merito, al tavolo dei grandi, ma un passo indietro. Ascolta e obbedisce, senza mai imporre leggi da prima donna. Diventa uomo chiave nello scacchiere del Real, fedelissimo di Mourinho prima e Ancelotti poi.

Talento diverso Di Maria, capace di occupare l'esterno in un tridente offensivo o in una mediana a quattro, ma anche, con intelligenza, di ricoprire ruolo da interno. Diverso dalle altre stelle, perché dedito al sacrificio. Corre a perdifiato Angel, per campioni o presunti tali, più affascinati dalla ribalta. Mourinho, uno che ama spremere il materiale a disposizione, non rinuncia mai all'argentino. Ancelotti, che si ritrova in rosa Bale, la prima follia milionaria di Florentino, arretra il raggio d'azione di Angel, ma non rinuncia. Nei tre in mezzo Di Maria non perde smalto e classe. Gioca, sempre. E sempre è decisivo. In Champions, poi al Mondiale. Alzata la Decima, prende in mano l'Argentina. Fino alla finale, l'Albiceleste cavalca Di Maria più di Messi. In finale Di Maria non c'è e la Germania esulta, non un caso.

L'estate è il teatro dei colpi di sole di Florentino. Al caldo brasiliano, un  giocoliere colombiano, James Rodriguez, ammalia il Presidente. Il Bernabeu si popola di un'altra figurina di prestigio. Nessuno può restare fuori, solo Di Maria, gioiello che, agli occhi di Perez, brilla meno, appare meno. Allora fuori Di Maria e dentro Rodriguez, tra i mugugni di Ancelotti, che dice no, ma non può nulla. Il Manchester piomba a Madrid e porta ad Old Trafford Angel. Comincia una nuova storia, in Premier.

Mentre l'onda rossa avvolge Di Maria, il primo riconoscimento. Di Maria più di Messi, e questa volta è giusto così.