FIFA Ballon d'Or, per un calciatore il massimo riconoscimento individuale. Pur immerso in una perenne contraddizione, esente da criteri identificativi chiari, attraverso cui fissare paletti e sfogliare nomi e pretendenti, il Pallone d'Oro conserva intatta la sua aura di grandezza. I più grandi si danno appuntamento a Zurigo per togliere il velo all'edizione più incerta degli ultimi anni. Per la prima volta, da molto tempo, non è solo Messi - Ronaldo. C'è un portiere, merce rara in manifestazioni di questo tipo, che a buon diritto rivendica il diritto di essere della partita. Manuel Neuer è per molti, tra addetti ai lavori ed ex calciatori, il profilo adatto per alzare il trofeo. Simbolo della Germania giunta in Brasile sul tetto del Mondo, estremo difensore in grado non solo di proteggere la porta, ma anche, con frequenza sempre maggiore, di trasformarsi in difensore aggiunto. Il Bayern di Guardiola, con la Bundes da tempo in saccoccia, poggia sulle mani potenti, enormi, di Neuer, leader, fuoriclasse. Eleggere Neuer, per svoltare, in maniera drastica, rispetto alla consuetudo del Ballon d'Or. Qui vincono e si sfidano gli uomini gol, i giocolieri, gli amanti dei numeri e dei record. Neuer non è "personaggio", non è televisivo, è solo un professionista. Difficile apprezzarne le doti in uno spot, o oltre il campo. L'immagine è quella di un ragazzo pulito, lontano da luci della ribalta e polemiche.

Accanto a Neuer, gli eterni sfidanti, Messi e Cristiano Ronaldo. CR7 è la macchina perfetta. Gioca sempre, segna di più. Non ha limiti, non conosce limiti. L'espressione più alta del Real è Cristiano. Un organico di stelle, guidato da una super stella. La "Decima" è il biglietto da visita di Ronaldo, l'apoteosi Champions il suo biglietto per Zurigo. Non può vantare un Mondiale Cristiano, che in Brasile è giunto sfibrato, zoppicante, alla testa di un gruppo senza occasioni di successo. Ronaldo "chiama" Neuer e ricorda la disfatta tedesca nella semifinale col Madrid. Mostra cifre irreali e medie leggendarie, insegue il terzo titolo, per avvicinare Messi e la storia. Campione nel 2008 e nel 2013, ora la possibile terza volta, lanciato da Florentino, presidente e mentore di Cristiano, contro Platini e il Mondo che vuole Neuer.

Un passo indietro, per la prima volta, Leo Messi. Quattro volte il più forte, per tutti. Ora a inseguire, per meriti altrui e qualche mancanza normale, dopo anni di classe e dominio. Messi a un passo dall'iride, quel tiro che lento scorre a fianco di Neuer, occhi sgranati, in campo e sugli spalti, ad accompagnare il pallone. Lì cambia il racconto, del Mondiale e forse del Pallone d'Oro. L'Argentina è battuta da Goetze, Messi è solo incomodo, di lusso, al Ballon d'Or. Non va meglio col Barcellona, perché i catalani attraversano la delicata fase del cambiamento. Dall'estremo tiki taka, alla negazione del sol palleggio. Una delle migliori squadre della storia del calcio conosce il tramonto, galleggia al vertice, ma non regala più emozioni a getto ininterrotto e trofei. La Liga è dell'Atletico, la Champions è del Real. Messi c'è, solo non sempre. Ecco perché oggi è alle spalle di Neuer e C.Ronaldo, eppure entrambi si volgono a lui, preoccupati, è Messi.

Accanto ai tenori di maggior prestigio, altri importanti premi da conferire. Interessante la lotta tra i tecnici. Difficile basti la Liga a Simeone, di fronte a titani come Ancelotti e Loew. Per il Premio Puskas, gol dell'anno, in lotta Van Persie, l'irlandese Roche e James Rodriguez. Da decidere anche miglior coach di squadra femminile, miglior calciatrice e squadra dell'anno.