Giovinco e l'America, amore fin da subito. Gennaio è il mese del trasferimento, del grande salto. Sebastian sceglie Toronto per rilanciare la sua carriera, sposare un progetto di calcio differente, nuovo, meno competitivo ma affascinante. La Juventus libera Giovinco e prende Matri e il folletto salta l'oceano, accolto da una folla festante. Non un trasferimento come gli altri, Giovinco arriva nella Mls nel pieno del suo status calcistico, non a fine carriera, non al crepuscolo. 

A Toronto per essere il leader di un gruppo, di una squadra. Giovinco, alla Juve uno dei tanti, in America da ambasciatore, da numero uno. Le parole che accompagnano lo sbarco sono all'insegna dell'entusiasmo. Soldi, tanti, ma anche prestigio, importanza "Mi hanno conquistato regalandomi la loro maglia col 10: il numero che alla Juve non ho avuto mai. E poi mi hanno consegnato un iPad con tutte le mission del club. Sono forti".

Fondamentale, nella scelta di Giovinco, l'addio di Conte alla Juve. Con il CT azzurro un rapporto franco, con Allegri un preoccupante silenzio. Da qui l'idea di lasciare ora, non in estate "Il rinnovo era vicino, poi cala il silenzio con me mentre il club fa sapere ai miei agenti che il nuovo tecnico ha altre idee".  Su Conte "L’ho chiamato e mi ha fatto piacere che abbia condiviso il mio passo. Sia chiaro: non gli ho chiesto nulla della Nazionale né lui mi ha fatto promesse. Chissà, magari in Canada un giorno verrà anche lui...". 

"Ognuno ha i suoi metodi.." laconico il commento sull'attuale tecnico della Juventus, Massimiliano Allegri. 

Orgoglio, Giovinco rivendica quanto compiuto fino ad oggi. La sensazione diffusa che il talento di Sebastian non abbia reso secondo le possibilità offerte dalle doti naturali, che la grande piazza abbia inibito il ragazzo di Torino "Solo chi è invidioso può pensarla così. Ho vinto due scudetti e mezzo, oltre a due Supercoppe. Avrei potuto fare di più, ma s’è creata un’aria strana. Dopo un po’ sono stato accusato di segnare solo gol non decisivi: un marchio ossessionante".

Giovinco saluta l'Italia, ma non l'azzurro. La maglia della Nazionale resta il sogno, da lontano, del piccolo Sebastian.