Ai piedi di Morata, classe '92, talento in dosi industriali, cresciuto a Madrid, sponda Real, nel tempio del calcio, il Bernabeu, sbocciato a Torino. Allegri si affida a Llorente, connazionale di Morata, dal palmares più ricco e dal bagaglio tecnico-mentale più rifinito, e coccola Morata, lo lancia nella mischia con intelligenza, ma Morata ha fretta, corre, rincorre, strappa, applausi soprattutto. Si ritaglia il suo spazio e mentre Morata si propone e riceve consensi, Llorente si defila, la Juventus mette Morata al fianco di Tevez e decolla. Il colpo dell'estate, prestito con diritto di riscatto, si rivela azzeccato, la scommessa paga i dividendi, Morata garantisce fisico, qualità, corsa, umiltà. 

Dalla Juve alla Spagna, il passo è breve. Diego Costa si unisce ai compagni, ma gli esami evidenziano un problema che costringe il nove di Mourinho a rientrare in fretta a Londra, e Del Bosque, alla vigilia di una delicata sfida con l'Ucraina, si ritrova senza riferimenti offensivi. Il passato è a casa, da Torres a Villa, manca un'alternativa navigata, nel periodo più difficile per la Roja, costretta a ricostruire un modello di calcio apparso ormai passato in Brasile. Il tiqui taka non basta, il calcio vive di cicli e anche il Barcellona ora interpreta la partita in modo differente, plasmando sul possesso palla altri concetti. Il fallimento iridato spinge Del Bosque a cambiare, un riferimento vero, e un calcio diverso. 

Non c'è Diego Costa, spazio a Morata, due sole partite in Nazionale, ma tanta voglia di prendersi la scena. "Mi guardo intorno e fatico a crederci. Io sono lo stesso di sempre, con le mie distrazioni e la mia voglia di dare tutto per provare a dare una mano. Sono qui per imparare, aiutare e divertirmi. Questo è il momento migliore della mia carriera, non è facile arrivare a giocare con la Roja vista la concorrenza, ora sono qui e voglio provarci. Il calcio è un gioco di squadra e io continuo a lavorare con questo pensiero in testa. Farò di tutto per onorare la responsabilità che comporta vestire questa maglia". 

Difficile scalfire il muro di protezione che Morata alza di fronte alle domande della stampa, lui timido di fronte alle telecamere, quanto sicuro in campo. Del Bosque sponsorizza Morata "Riponiamo in lui grandi speranze, il futuro della Spagna è suo. Intanto pensiamo al presente e la nostra scelta è lui", il gruppo si stringe attorno ad Alvaro, i grandi vecchi osservano da casa, a debita distanza, la Spagna volta pagina, una ventata di freschezza, parte la spedizione destinata a prendersi l'Europa per sfidare poi il mondo, con alla guida un ragazzo di Madrid, destinato a grandi cose, già oggi.

La classifica del Gruppo C vede la Spagna costretta a inseguire. La Slovacchia, a quota 12, guida il raggruppamento, tre lunghezze avanti rispetto alle furie rosse e all'Ucraina. A Siviglia, quindi, una sorta di spareggio, Del Bosque non può sbagliare, c'è Morata.