Tracciare bilanci e considerazioni al termine di una gara amichevole è quantomai rischioso, perché senza la posta in palio, con assenze di prestigio ad alterare le formazioni iniziali, e l'imminente finale di stagione, a livello di club, alle porte, è lampante il pericolo di cadere in considerazioni affrettate. Quel che emerge dai 90 minuti di Saint Denis è però evidente, il Brasile è in piena rinascita, tecnica e emotiva. Il merito risiede in primo luogo in panchina. Con il compito di cancellare una disfatta mondiale, per di più sul campo di casa, la Federazione sceglie un punto di rottura e dimentica Scolari affidandosi a Dunga. Chiara l'inversione di rotta, quantomeno a livello caratteriale, come tipologia di impatto. Dunga è sinonimo di concretezza, tecnico che bada al sodo, al risultato, più che al bello. La perfetta antitesi del calcio secondo i brasiliani, ma la scelta, dolorosa, porta i suoi frutti, se l'onta da cancellare è di proporzioni gigantesche.

Il Brasile deve riprendersi dai sette schiaffi tedeschi e deve sedare le diatribe interne, sorte sull'assegnazione della fascia di capitano a Neymar. Thiago Silva è costretto ad accettare la scelta, perché il nuovo Brasile si fonda sull'asse Dunga - Neymar, il pugno duro del tecnico e il talento smisurato del fenomeno. Con la Francia, un'amichevole speciale, il ricordo di un passato indigesto, l'immagine del fenomeno Ronaldo che tremebondo scenda la scala dell'aereo, l'apoteosi di Zidane e dei galletti. Dunga ricorda, ma pensa soprattutto al presente e le indicazioni, pur orientate da qualche defezione, vanno nella direzione giusta. Jefferson, tra i pali, garantisce sicurezza, Danilo e Miranda, dimenticati da Scolari, assestano la difesa, Neymar è creazione allo stato puro. Accende a intermittenza, ma è sublime, come quando decide di portare avanti il Brasile, partendo dall'esterno, in stile Barcellona, e fulminando Mandanda.

Il resto è da coltivare, perché i due davanti alla difesa, prettamente di rottura, Elias e Luiz Gustavo, convincono fino a un certo punto, soprattutto in fase di impostazione. Il Brasile, se aggredito, va in difficoltà, proprio perché la dote di palleggio è limitata in quella zona di campo. A Dunga, interessa fino a un certo punto, il suo credo è un altro. Protezione totale e palla ai tenori alle spalle dell'unico attaccante. A Saint Denis, tocca a Firmino, 6 gol e 7 assist in stagione in Bundesliga, con la maglia dell'Hoffenheim. Il problema della punta centrale persiste, dal Fred mondiale ad oggi, manca un vero centravanti, manca un "Ronaldo" per intenderci.

Robinho e Coutinho restano in panchina, qualche minuto per Douglas Costa e Luiz Adriano, il Brasile non si concede e non concede, Dunga non vuole distrazioni, gioca per vincere, anche le amichevoli. Deschamps, illuso dal vantaggio di Varane, incassa il riscatto verdeoro, ma la Francia non china il capo, il tempo è dalla parte dei transalpini, non potrebbe essere altrimenti se puoi godere di gente come Varane, Pogba, ieri assente, Griezmann, Benzema, Lacazette. La nouvelle vague di Francia punta l'Europa, i pensieri del Brasile vanno alla Coppa America.