Un bel po' di secoli fa gli antichi romani coniarono un detto: "nomen omen". Lo si utilizza quando il nome di una persona rispecchia esattamente il suo essere, il suo destino. Letteralmente significherebbe "il nome è un presagio". Di nome e di fatto, diremmo noi oggi.

Se la pronuncia del tuo nome coincide con la parola inglese che indica i cicloni, i tornado, gli uragani, beh, hai qualcosa di speciale se a fianco a esso si utilizza quel detto latino. Hurricane, Harry Kane. Già da questo, se giochi attaccante, si potrebbero dedurre tante cose. Il destino poi può aiutare in certi casi, e ieri sera ci ha messo del suo.

Nato a Londra, cresciuto e consacratosi nella capitale d'Inghilterra. Nella squadra sbagliata? Forse. Perchè il piccolo Harry è un tifoso dell'Arsenal, e la stagione 2001-2002 la passa proprio nel settore giovanile dei Gunners, una parentesi che dura poco, perchè già la stagione dopo torna nei suoi Ridgeway Rovers, squadra in cui ha cominciato a dare calci a un pallone. Una parentesi anche nel Watford, prima dell'approdo al Tottenham nel 2004, all'età di 11 anni. Approda in prima squadra nell'estate 2010, non ancora maggiorenne, per poi approdare in prestito al Leyton Orient: il 15 gennaio 2011 arriva l'esordio da professionista, sul campo del Rochdale, e la partita successiva, la settimana seguente, arriva anche il primo gol.

Nell'agosto di quell'anno arriva anche il debutto con la divisa degli Spurs, il 25 per la precisione, e non è che cominci alla grande, visto che arriva un rigore sbagliato dopo 30 minuti, nella gara contro gli Hearts, valida per i preliminari di Europa League. Sempre nella stessa competizione trova la prima marcatura con la divisa del Tottenham, sul campo degli Shamrock Rovers: subentra al 76' e nel recupero firma il definitivo 4-0. Per il resto, tanta tribuna nella prima parte di stagione e poi il prestito al Millwall, che si chiude con 9 gol in 27 partite ufficiali. L'anno dopo, complice una frattura al metatarso, Kane si ferma un po': gira tra Norwich e Leicester, ma non lascia troppo il segno.

Il 2013/14 resta finalmente per tutta l'annata a White Hart Lane, anche se spesso è inserito nella squadra Under21. Ha comunque il tempo di segnare tre gol in 10 partite con la prima squadra, tutte nel finale di una stagione in crescendo: il primo di essi arriva il 7 aprile 2014, nella sfida casalinga contro il Sunderland all'esordio dal primo minuto in campionato con la maglia degli Spurs. Intanto arrivano anche le convocazioni con la Nazionale inglese Under21, e anche lì arrivano i gol, come era successo anche in precedente, con le altre selezioni giovanili.

Tanta gavetta per il giovane Kane, che comincia la stagione attuale con un ruolo migliore dell'anno precedente: Soldado è la prima scelta offensiva, altrimenti tocca a lui. Intanto bisogna "accontentarsi" dell'Europa League, dove il nativo di Londra è titolare fisso, e dove trova 7 gol in 6 partite, che convincono Pochettino a lanciarlo dal primo minuto anche in campionato. E mai scelta fu più azzeccata. Il 2 novembre arriva il primo gol stagionale, all'ultimo respiro, per regalare ai suoi tre punti sul campo dell'Aston Villa. 7 giorni dopo, il debutto stagionale dal primo minuto: da lì in poi, l'allenatore argentino non lo toglierà più.

19 gol in 26 partite di campionato, 29 in 43 a livello stagionale. Segna a tutte le londinesi, decide il derby con l'Arsenal, si mangia il Chelsea, e domina ogni difesa di Premier League gli si ponga davanti. E alla fine può succedere solo una cosa: che Hodgson lo chiami in Nazionale maggiore.

Una settimana di attesa, occhi puntati solo su di lui, Wembley non attende altro: ieri sera però, nelle formazioni iniziali, il nome di Kane non c'è. Solo panchina, perchè l'ex allenatore, tra le altre, dell'Inter, si fida ancora di Welbeck e Rooney. Ma sul 3-0, al 72', arriva il momento che tutta l'Inghilterra attendeva: The Hurricane entra in campo, e gli fa spazio proprio Wazza.

Ci mette 78 secondi a segnare, al debutto. Tempo che Sterling pennelli un gran pallone sul secondo palo, dove lui è ad attendere, come un avvoltoio. Il tripudio del tempio del calcio inglese non ha bisogno di commenti: il centravanti del presente e del futuro è lui, è quello che tutto uno stato attendeva dai tempi di Michael Owen, uno che da giovane prometteva di fare grandissime cose, prima che gli infortuni lo rallentassero.

Questa volta però tutto appare perfetto: nella città di Londra, nel teatro più bello, quello di Wembley, c'è un solo attore protagonista. Katrina, Goalnado, Hurry-Kane. O più semplicemente, Harry Kane, il predestinato. E se non lo è chi segna al suo esordio dopo 78 secondi, non può esserlo davvero nessuno.

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About the author
Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]