A Londra, in un tempio, verso la Coppa America, Brasile e Cile. Se per il calendario si tratta di amichevole Internazionale, non può esserlo per i 22 in campo. Da queste partite si comincia a inseguire un traguardo, insinuando un tarlo nella mente degli avversari. Cambiano gli interpreti, secondo la legge del turnover che Dunga applica dopo la vittoria rotonda con la Francia, non l'atteggiamento. Marcelo per Filipe Luis, una mediana nuova di zecca, Coutinho e Diego Costa, davanti Luiz Adriano. Il Brasile dei volti nuovi, alla ricerca della ricetta giusta.

Trema il Brasile, perché il Cile poggia sull'estro di Sanchez e sulla grinta di Medel. Nel mezzo Vidal, in ombra. Bella squadra il Cile, manca quel pizzico di concretezza che consente il salto in alto verso l'elite mondiale, ma i rossi del Sud Amercia spaventano, per impatto fisico, corsa.

Il Brasile regge, con Jefferson, Danilo e Firmino. Entra a mezz'ora dal termine Firmino e firma la partita. Con la Francia un impatto non esaltante, in Inghilterra un tornado. Scappa via alle maglie della difesa di Sampaoli, osserva Bravo, lo salta e segna. Decide la sua rete, basta il minimo scarto al Brasile, è il credo di Dunga, non serve lo spettacolo fine a se stesso.

Partita, vera. Chiedere a Neymar, dei tenori d'attacco il solo confermato dopo la Francia. Picchiato, controllato, azzannato. Medel calpesta la tibia del brasiliano, con lo sguardo torvo. Non si possono amare Brasile e Cile, c'è una supremazia da conseguire, un territorio da delimitare.

Il "contatto" Neymar - Medel:

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Johnathan Scaffardi
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