Alla fine, l'uomo della provvidenza, è Pedro. L'attaccante del Barcellona, all'ultima serata di Gala con la maglia blaugrana, decide negli ultimi minuti dell'overtima la finale della Supercoppa Europea 2015. La squadra di Luis Enrique domina per 50 minuti, va avanti 4-1 grazie a Messi e Suarez, ma si fa riprendere da un indomito Siviglia, che in venti minuti impatta e manda la gara ai supplementari, tra l'incredulità dell'ex allenatore della Roma. Emery esulta, senza però aver fatto i conti con l'Asso nella manica del Barça.

Luis Enrique preferisce Mathieu e Rafinha al posto di Adriano e Pedro. Mascherano e Pique le torri al centro della difesa, con Dani Alves instancabile treno sulla destra. Il terzetto di centrocampo è il solito, mentre davanti, in mancanza di Neymar, le responsabilità sono sulle spalle di Messi e Suarez. Emery, invece, si affida alla vecchia guardia e schiera, oltre a Rami e Krohn Dehli, nove undicesimi della squadra della scorsa stagione, con Banega alle spalle di Gameiro e Reyes e Vitolo ai lati. Soltanto panchina per Konoplyanka ed Immobile.

L'avvio del match sembra sorridere ai blaugrana, che però inciampano sul classico possesso palla e concedono a Banega la possibilità, da calcio piazzato, di battere Ter Stegen dopo soli due giri di orologio. Messi e compagni reagiscono immediatamente. Il tema della gara è chiaro fin dalle prime battute con i catalani che trovano tra le linee andaluse a piacimento gli inserimenti di Rakitic ed Iniesta. "Chi di punizione ferisce, di punizione perisce" e nell'arco di poco meno di dieci minuti la Pulce argentina ribalta il match: la prima è una carezza che si spegne nel sette; la seconda un bacio delicato dove Beto può solo osservare.

Il vantaggio affonda la banda di Emery, che non riesce ad uscire dalla propria metà campo ed essere efficace con la pressione dei mediani, che sono spesso in balia degli avanti blaugrana. Alves ci prova dalla distanza, Suarez fa tanto movimento ma non trova il guizzo giusto. Sul finire di frazione, quando tutto sembrava oramai segnato per il 2-1, una banale palla persa dagli andalusi lancia il pistolero a tu per tu con Beto, che nega all'ex Liverpool il tris: l'azione non finisce, con l'uruguagio che recupera la sfera e appoggia per l'accorrente Rafinha che non sbaglia.

La ripresa sembra iniziare così come si è chiuso il primo parziale, con il Barça che domina ed il Siviglia che arranca alla ricerca della sfera. Ancora una palla persa in fase di impostazione regala a Busquets, abile in pressione, la possibilità di servire Suarez, che tutto solo stavolta non sbaglia e fa quattro. Gara in ghiaccio, almeno all'apparenza. Perché il Barcellona si siede sul vantaggio e l'uscita dal terreno di gioco del faro della squadra, Iniesta, coincide con il crollo della squadra catalana di Luis Enrique.

In venti minuti il Siviglia la ribalta, premiando ancora una volta la forza di volontà di una squadra che non molla mai: da un cross apparentemente innocuo dalla sinistra di Vitolo, Reyes da il là alla rimonta clamorosa. I vincitori della Champions si disuniscono, concedendo troppo agli avversari e abbassando troppo i ritmi del fraseggio. Il rigore trasformato da Gameiro è soltanto il preludio a ciò che accade a dieci dal termine, quando Immobile, subentrato proprio all'ex Psg, supera Bartra ed appoggia all'altro neo entrato, Konoplyanka, che manda la gara ai supplementari. Clamoroso.

Nei supplementari le difese ballerine lasciano spazio alla scarsa lucidità ed alla maggiore accortezza alla fase difensiva: la paura di perdere la fa da padrone. Il Barcellona si insedia nella trequarti offensiva, ma il Siviglia con ordine e quadratura tattica non offre nessuna chance da rete ai blaugrana, che si infrangono sulla muraglia bianca eretta da Emery con nove effettivi davanti a Beto, con il solo Immobile davanti. L'unico squillo è andaluso nel primo quarto d'ora, con l'ex Torino che apre per Mariano, ma il suo mancino è facile preda di Ter Stegen.

Anche nel secondo overtime Messi e compagni cercano lo spunto, anche se superare il pullman mourinhano messo davanti alla porta da Emery non favorisce le giocate offuscate dalla stanchezza della plurititolata squadra catalana. L'unico ad accendere la luce è sempre il diez argentino, che al limite dell'area guadagna la punizione dalla quale scaturisce, dopo una miracolosa parata di Beto su Messi, il gol di Pedro, all'ultima gara con la squadra spagnola. Il Siviglia prova a buttare il cuore oltre l'ostacolo, l'unico che ha la forza per provarci è l'ex Dnipro. Il solito schema su punizione battuto da Banega trova Coke solo davanti all'estremo difensore del Barcellona, ma il terzino non trova la porta. Non è finita, così come per il gol del 4-4, Immobile va via ancora sulla destra, mette al centro teso per l'accorrente Rami, che però spara a lato da ottima posizione.

E' l'ultima occasione che lancia il Barcellona di Luis Enrique al primo successo stagionale. Onore, però, all'indomito Siviglia di Emery.