Un gol irregolare (pallone colpito di braccio) di Graziano Pellè a metà del secondo tempo abbatte Malta e avvicina la nazionale italiana di Antonio Conte alla fase finale degli Europei di Francia 2016. A Firenze va in scena uno spettacolo a lungo deprimente, con gli azzurri lenti e prevedibili nel cercare di scardinare l'organizzata difesa avversaria. Sarà anche vero che siamo a inizio stagione (ma non era stato il c.t. a chiedere che il campionato cominciasse con una settimana di anticipo rispetto alle abitudini della Serie A?), ma il match disputato ieri sera al Franchi lascia la sensazione che in realtà quelli mostrati dall'Italia siano limiti strutturali ben definiti, piuttosto che difficoltà legate alla preparazione atletica.

Antonio Conte abbandona ancora una volta il prediletto 3-5-2 per schierare i suoi uomini in un 4-3-3 in grado di garantire maggiore incisività sulle fasce laterali. Ma se gli esterni d'attacco sono Gabbiadini ed Eder, ottimi giocatori ma tuttavia incapaci di saltare l'uomo nell'uno contro uno e di creare quindi superiorità numerica, la mossa si rivela addirittura controproducente, specialmente se si costringe un mancino come l'attaccante del Napoli a giocare a piede invertito. Ne deriva un primo tempo inguardabile per ritmo e qualità, in cui i soli Pirlo e Verratti predicano senza alcun successo nel deserto del Franchi. Proprio il pescarese viene finalmente rilanciato come titolare insieme all'emigrato di lusso Pirlo, anche per smentire il luogo comune che li vedrebbe incompatibili. Il terzo di centrocampo è Andrea Bertolacci, la cui prestazione timida e fallosa alimenta ancor di più i dubbi sulla valutazione di 20 milioni di euro fatta dal Milan per strapparlo alla Roma. 

E' lì, a centrocampo, che si concentrano le principali difficoltà degli azzurri, che riescono a mantenere senza problemi di sorta il possesso del pallone - anche grazie all'atteggiamento di Malta - ma non vanno oltre qualche lancio lungo verso Pellè, comunque positivo al di là dell'episodio del gol irregolare. Sulla sinistra Gabbiadini sembra domandarsi cosa ci si attenda da lui, punta pura schierata sulla linea dell'out in una partita in cui servirebbero valanghe di cross piuttosto che improbabili triangoli al limite dell'area. Il gioco latita, le occasioni pure, e le chances di uno 0-0 casalingo aumentano con il trascorrere dei minuti. Nel secondo tempo il copione non muta granchè, eccezion fatta per un uso progressivo dei lanci verso Pellè, bravo a controllare palloni aerei e a smistarli verso i compagni di reparto e i centrocampisti d'inserimento. In questo contesto tecnico è finalmente azzeccata la mossa del c.t. di mandare in campo Parolo per il frastornato Bertolacci e Candreva per un Gabbiadini mai davvero in partita (nonostante uno splendido tiro di sinistro che si stampa sull'incrocio dei pali). Il doppio cambio rende più razionale il gioco degli azzurri, grazie alla verve di Parolo, che si butta in area appena può, quasi da secondo centravanti, e a un paio di cross dello stesso Candreva, bravo a mettere in mezzo il pallone del contestato 1-0.

Il resto del match è una melina inaccettabile per una nazionale dal blasone dell'Italia, più preoccupata di non incassare il gol del pareggio che di continuare ad attaccare. Poche le note liete della serata fiorentina. Oltre al risultato, principale e sostanzialmente unico parametro di valutazione italiano di una prestazione di squadra, da sottolineare la crescita costante di Matteo Darmian, a suo agio nel ruolo di terzino destro e l'intensità mostrata da Marco Verratti, desideroso di conquistarsi finalmente un posto da titolare in una nazionale che sinora lo ha sempre snobbato. Domenica si replica a Palermo contro la Bulgaria, avversario tradizionalmente ostico e già resosi insidioso nella gara di andata, in un incontro che potrebbe rappresentare un momento decisivo verso il superamento del girone eliminatorio.