Tra le tante squadre che hanno raggiunto la qualificazione a Euro2016, ce n’è stata una che inaspettatamente ha sorpreso. O forse è addirittura andata oltre il semplice concetto di “sorpresa”. L’Inghilterra, lo sappiamo tutti, ha chiuso al primo posto a quota 30, punteggio pieno, e vista la caratura degli avversari ci poteva stare. Il secondo miglior rendimento in assoluto non l’ha avuto una big, o presunta tale. Con 9 vittorie e un pareggio in un girone complicato (che comprendeva Russia e Svezia, giusto per citarne due, e anche l’ostico Montenegro) ha ottenuto la sua prima qualificazione agli Europei l’Austria.

Già, la prima qualificazione. Ce la ricordiamo come squadra quasi-materasso nel 2008, quando li organizzò a domicilio con i vicini svizzeri. Qualcuno magari avrà ricordi del mondiale 1998, o prima ancora del 1990. La nazionale Austriaca in realtà non è mai stata, nemmeno storicamente, una di quelle squadre che ci si ricorda, anche se hanno strappato un terzo posto nel mondiale del 1954, nella vicina Svizzera.

Anche in quanto a giocatori storici, a grandi fuoriclasse, c’è poco da dire. Si contano sulle dita di una mano i vari Hanappi, Herzog, Koller, Krankl. Anche se ultimamente sulle Alpi spira un’aria differente, un’aria nuova, portata da un giocatore che in realtà di Austriaco sembra avere ben poco. Pelle scura, figlio di un’infermiera filippina e di un nigeriano, ma nato e cresciuto a Vienna, dove muove i suoi primi passi da calciatore, prima che il Bayern Monaco lo noti e lo porti nel suo settore giovanile. E il resto è quasi storia.

David Alaba non è un giocatore normale, questo è chiaro a tutti. E non parliamo tanto del suo smisurato talento, della sua mente calcistica come pochi, bensì della sua capacità di essere un jolly incredibile, adattabile praticamente in ogni zona del campo, e in ognuna di esse dice la sua, fa pesare la sua presenza in favore dei suoi. Mente calcistica, dicevamo infatti.

Nel Bayern Monaco Guardiola lo ha praticamente messo ovunque, da difensore centrale a trequartista, da interno a esterno di centrocampo, gli mancano solo il portiere e la prima punta, sempre che abbia senso parlare di ruoli e posizioni in una squadra come quella campione di Germania in carica. Nel suo club, Alaba è perlopiù un gregario, uno che si affianca ai campionissimi e dà il suo enorme contributo, insomma non è certamente il leader della squadra.

In nazionale cambia tutto. Il campione è lui, la guida è lui, i compagni seguono lui. E chi detta i tempi di gioco alla squadra? Ovviamente lui, ovviamente David Alaba. Perché Marcel Koller, il commissario tecnico, lo fa giocare nel suo ruolo originario, a centrocampo, affiancato da uno come Baumgartlinger che contribuisce a dare copertura e lascia spazio per le incursioni e per la fantasia del talento del Bayern Monaco.

Quello che è incredibile, quasi oltre ogni immaginazione e prospettiva, è l’età. Stiamo parlando di un classe 1992, uno che ha 23 anni e ha davanti ancora almeno 12 anni di carriera, e vista la sua duttilità potrebbero anche essere di più. Passiamo ai numeri, ma rimanete seduti, per il vostro bene.

192 presenze con la maglia bianco-rossa del Bayern Monaco. Primatista è Gerd Muller a quota 607, più che raggiungibile. Nemmeno da mettere in dubbio che stabilirà il record di presenze anche in Nazionale, visto che ne ha già 42 e il record-man Herzog è a 103. Se si potesse calcolare una media voto, inoltre, sarebbe tra i primissimi al mondo, perché raramente sbaglia una partita.

No, non è ancora finita. In bacheca il ragazzo annovera i seguenti trofei: 4 volte titolo di Bundesliga, 3 volte Coppa di Germania, 2 Supercoppa di Germania, una Champions League, un mondiale per club. Troppo facile vincere col Bayern, troppo difficile farlo da protagonista e titolare indiscusso.

La domanda che è lecito farsi, specialmente dopo aver visto l’Austria giocare e aver visto anche quanto talento e quanta testa ha Alaba, è una. Potrebbero mai arrivare, anche per sbaglio, fino in fondo?

La risposta più immediata è “no”, com’è normale che sia. Ma pensandoci bene, perché no? Ora come ora hanno la migliore organizzazione di gioco e intelaiatura della squadra. Hanno senza ombra di dubbio undici titolari fissi, che giocano quasi a memoria, si conoscono benissimo e si trovano sempre. Hanno anche buon materiale dal punto di vista del talento, oltre ad Alaba. Hanno un allenatore capace.

La realtà è però che le sorti dell’Austria agli europei di Francia saranno determinate al 60% abbondante da Alaba, perché i passi falsi in una competizione così non sono permessi, e sono i leader a dover guidare la squadra, quelli tecnici e anche quelli carismatici. Probabilmente l’unico che possiede entrambe queste peculiarità è proprio il tuttocampista del Bayern Monaco.

La sua concretezza, la sua voglia di prendere per mano una squadra e portarla a un sogno dovranno fare la differenza, e i compagni seguiranno il loro leader, la loro guida. La guida che ha un nome e un cognome, e con una personalità e un talento non quantificabili.