Nell'anticipo di ieri della 4a giornata di Bundesliga (anticipo dalle tempistiche ovviamente generose per consentire ai bavaresi di preparare la Supercoppa Europea di venerdì) il Bayern Monaco si fa raggiungere nel finale da un Friburgo orgoglioso e tenace che riesce a cogliere un insperato pareggio. Schweinsteiger, recentemente reduce da un infortunio, subisce di nuovo un brutto colpo alla caviglia e potrebbe saltare proprio la trasferta di Praga contro il Chelsea.

Guardiola inizia inevitabilmente a meditare su quel processo di gestione delle risorse in funzione di una stagione fittissima di impegni. In vista della Supercoppa Europea di venerdì col Chelsea, altro obiettivo da centrare tra i tanti, attua un turn-over ruotando 5/11 di squadra. Modulo identico (4-1-4-1) con Schweinsteiger davanti alla difesa sempre più perno inamovibile del nuovo Bayern di questo nuovo corso (nel caso del match col Friburgo più che mai, vista l'indisponibilità di Thiago Alcantara e il ritardo di condizione di Javi Martinez, ieri neanche in panchina) ma senza il trio delle meraviglie RibéryRobben e Mandzukic.

C'è poco da fare, è un altro Bayern. La filosofia rimane imperturbata e la concezione di gioco permane identica a se stessa: prolungato possesso palla, inserimenti, interscambi continui all'interno delle linee, verticalità solo e soltanto in relazione ad adeguati dinamismi orizzontali. Però mutando gli interpreti principali va in scena anche una differente interpretazione del gioco. La qualità è diversa, minore, e assai diversa risulta la costruzione della manovra, nella sua realizzazione. È fondamentalmente un Bayern meno preciso al quale riesce difficile materializzare alla perfezione la fase di possesso, e il Friburgo interviene proprio in questo frangente. Streich è un tecnico dall'intelligenza tattica raffinata e sa che il problema maggiore del Bayern 2.0 è un problema di connessione tra i reparti, ed è proprio lì che interviene il Friburgo, sulle giunture del gioco bavarese.

Le sinapsi di un Bayern così disegnato funzionano molto meno. Götze è rientrato dopo il lungo infortunio, ma non è al meglio, ha ancora poca gamba per via dell'esiguo minutaggio. Kroos è visibilmente fuori forma (mentale più che fisica) e lo scambio perpetuo di posizioni più che confondere l'avversario, mette in imbarazzo il portatore di palla. Non è un caso che Schweinsteiger sia stato intercettato spesso da Schuster e Freis sulla trequarti a causa delle sue indecisioni in fase di distribuzione. Gli unici a creare movimento utile dal centrocampo in su sono Müller e Shaqiri, costretti ad effettuare una sorta di movimento rotatorio per intersecare il raggio d'azione da Schweinsteiger a Pizarro. Non è casuale neppure che sia stata proprio quest'ultima coppia a confezionare il gol del vantaggio bavarese nel primo tempo.

Anche la ripresa prosegue su questa falsariga: Bayern prodigo di possesso palla e di errori e Friburgo che da una parte rimane sul pezzo cercando di bloccare l'offensiva avversaria e sfruttare gli errori in fase d'impostazione. Ovviamente il prezzo da pagare è la maggior quantità di spazio concessa al Bayern nel momento in cui la squadra guidata da Streich sposta il suo baricentro in avanti. Si nota un'inusuale ampiezza degli spazi sia da una parte che dall'altra, sintomo che davvero a giocare sia un altro Bayern, contro un avversario che generalmente evita di distendersi con tale disinvoltura, anche se in svantaggio (vedasi i primi due match di Bundesliga contro Borussia Mönchengladbach e Eintracht Francoforte). E infatti nel secondo tempo il Bayern ha molte più occasioni da gol per chiudere la partita, improvvidamente non sfruttate. E così anche il Friburgo che al 60° minuto prende le misure alla porta di Neuer colpendo l'esterno del palo alla sua sinistra con il giovane Laprevotte, all'esordio in Bundesliga, e venti minuti dopo pareggia definitivamente il conto con Höfler su errore difensivo dei bavaresi.

Oltre che negli interpreti (inutili i tentativi di riacquisizione del vantaggio reinserendo sul finale di gara Ribéry e Mandzukic) è riscontrabile un "bug" nell'atteggiamento dei bavaresi, una sufficienza che, passi per questo pareggio in trasferta con il Friburgo, può risultare fatale in altri contesti. Immaginare di costruire una partita basandola su uno sterile possesso palla per poi concluderla mettendo in mostra un festival delle occasioni sciupate presumendo di averla già vinta, alla fine la si paga. In estrema sintesi: il Bayern Monaco senza Ribéry, Robben e Mandzukic è tutta un'altra squadra.

Pareggio casalingo invece importantissimo per un Friburgo che dopo i fasti della passata stagione non se la sta passando benissimo (1 solo punto in 3 partite), complice una società che ha puntato forse in maniera un po' troppo avventata sul ricambio generazionale di massa senza movimenti (soprattutto di mercato) intermedi. Importante per un moto almeno sussultorio di classifica e fondamentale per l'iniezione di fiducia inoculata in una squadra che ha bisogno di ridefinirsi.

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