Jurgen Klopp si fa scuro in volto, i giocatori del Borussia accerchiano Dennis Erdmann, a terra, nel frattempo, Marco Reus si contorce dal dolore, la caviglia impedisce al fuoriclasse tedesco di reggersi in piedi. L'ennesimo colpo della sorte a un talento di cristallo, questo il primo pensiero nel vedere il ragazzo portato a braccia fuori dal campo. Le voci di festa si spengono e la trasferta, sul campo della Dinamo Dresda, diventa un incubo che nemmeno il doppio sigillo di Immobile riesce a scacciare. 

Torna la Champions, la Juventus è pronta a volare a Dortmund e i gialloneri rischiano di presentarsi ai nastri di partenza senza Reus, con un gol da recuperare. Marco Reus è più di un campione, è il simbolo della squadra di Klopp, l'esempio che accetta il rinnovo senza clausola, per rispetto della storia e del passato recente, il biondo con la cresta che crea, corre e fa impazzire tutti, rivali e compagni. 

Sei gare, dall'ultimo rientro, dopo i problemi alla maledetta caviglia, quattro vittorie, quattro gol, un assist, un repertorio regalato con estrema generosità, ora la paura, di nuovo. A cancellare tutto gli esami, prima ancora la presenza in panchina nella seconda frazione. Il ritorno al fianco dei compagni è un segnale, Reus vuole essere lì, farsi sentire, anche fuori dal terreno di gioco. 

Contusione, una brutta botta, ma niente di serio, la Champions non è a rischio, per la gara di sabato in Bundesliga decide Klopp. Possibile, a questo punto, il riposo. 

Dalla Germania voci contrastanti, i giocatori del Dortmund attaccano Erdmann, i giornali rincarano la dose, mentre l'imputato si difende a spada tratta "Contrasto di gioco normalissimo. In passato ho giocato fra i dilettanti, per una cosa del genere lì non si ferma nemmeno il gioco. Ci si rialza, si testa un attimo la gamba e poi si torna a correre. Ma nel calcio-business di oggi evidentemente non è più così".