Poteva e doveva essere la gara che chiudeva la BundesLiga ed invece festa solo rimandata per i bavaresi di Pep Guardiola, che osservano il clinic difensivo degli uomini di Moenchengladbach che scendono in campo all’Allianz Arena compatti, quadrati, con l’intento di chiudere centralmente qualsiasi spazio e ci riescono appieno. Il Gladbach espugna lo stadio dei campioni di Germania e di tutto, mostrando i limiti di un Bayern che si è piaciuto troppo nel suo possesso palla ed ha pensato più all’estetica, alla forma, che alla concretezza ed alla finalizzazione. Risultato finale 0-2 per gli ospiti, con doppietta di un ottimo Raffael, che ha soltanto messo la ciliegina sulla torta costruita dai suoi compagni di squadra.

Guardiola sceglie la coppia inedita quanto infruttuosa Xabi Alonso – Schweinsteiger, che si rivelerà troppo compassata per aprire la scatola degli ospiti. Robben torna dopo aver saltato la trasferta di Brema, mentre dalla parte opposta c’è Gotze, in quello che sembra un 3-4-3 (Xabi si abbassa al centro dei due centrali Badstuber e Boateng, con Alaba avanzato e con i terzini altissimi), ma all’occorrenza diventa un 4-2-3-1, che rappresenta appieno l’idea del calcio totale di Guardiola.

LA SCATOLA PERFETTAFavre prepara la trappola perfetta, mettendo sulla linea dell’area di rigore quattro difensori che in pratica sono quattro centrali (Jantschke, che ha anche il merito di azzoppare Robben, unica spina nel fianco, Wendt, Stranzl, monumentale, e Dominguez. Ai suddetti centrali, che già di per se formavano una muraglia, va aggiunta la diga invalicabile di centrocampo Kramer – Xhaka, che non lascerà passare un solo pallone centralmente costringendo i bavaresi a sbattere sul muro o provare dalla lontanissima distanza quando proprio non riuscivano a fare a meno di andare sulle fasce a cercare fortuna. I lati della scatola venivano chiusi perfettamente da Johnson a sinistra ed Hermann a destra che raddoppiavano su Rafinha e Bernat lasciandogli soltanto le briciole e qualche cross davvero poco pericoloso.

Il tema tattico della gara è chiaro: fin quando c’è stato Robben, il Bayern ha avuto qualche chance di creare superiorità e pericolosità. Le occasioni per i padroni di casa nei primi minuti di gara sembrano presagire un netto dominio dei bavaresi, ma Lewandovski, imbeccato dal mago olandese, stoppa bene ma non riesce a concludere a rete in quella che sarà, di fatto, una delle pochissime sbavature di Stranzl. Il centrale di Favre è il miglior difensore per contrasti del campionato e si vede: l’ex centravanti del Borussia deve girare a largo per trovare palloni giocabili, altrimenti sono tutti preda del trentaquattrenne omone austriaco. La partita sembra viaggiare sui binari soliti per Guardiola e soci, fin quando Jantschke decide di azzoppare Robben ed escluderlo dalla gara. Entra Muller, che per quanto forte, non ha le accelerazioni per spaccare in due la difesa ospite, anzi. Paradossalmente è il cambio che imbriglia ancora di più il Bayern, andando ad aumentare la farraginosità di una manovra stranamente lenta ed involuta.

Il Borussia non fa niente per passare in vantaggio, si limita a controllare e ripartire in contropiede, ma anche quest’ultima opzione sembra scartata a causa di una scarsa precisione nei passaggi d’uscita. Tuttavia, l’unica proiezione oltre la metà campo vale il vantaggio ospite: Hermann va via sulla destra, servito perfettamente da Kramer che aveva tolto uno dei tanti palloni a Gotze, crossa al centro per l’accorrente Raffael che impatta bene di controbalzo; la traiettoria è centrale e Neuer calcola male il tempo d’intervento, andandoci anche con una buona dose di supponenza. Il risultato è clamoroso: papera del miglior portiere al Mondo e vantaggio Gladbach.

Ad inizio ripresa Guardiola abbassa Alaba nei tre difensori ed avanza Xabi Alonso di una ventina di metri, ma il risultato non cambia. Il Borussia non trema, anzi, si fortifica nelle certezze, quelle centrali, che sono Kramer, duttile quanto intelligente, e Stranzl, che come detto non perderà un solo contrasto con gli attaccanti bavaresi. Il possesso palla di Guardiola è stantio e monotono e non trova quasi mai sbocchi centrali, quelli tanto cari all’ex Barcellona: l’unico pericolo arriva da un cross di Rafinha che quell’avvoltoio di Muller stava trasformando in oro, ma la conclusione risulta debole e fiacca. Lahm prova a cambiare la partita, ma i nove uomini piazzati da Favre fanno la differenza e non si muovono di un millimetro come Leonida alle Termopili.

KRAMER – RAFFAEL LA CHIUDONO - Anzi, dopo l’ennesima palla recuperata sulla sinistra, sull’asse Johnson – Xhaka, permette ai difensori di far circolare palla fino dalla parte opposta dove Hermann, saggio e fine stratega, imbecca perfettamente l’inserimento dell’uomo in più della serata: Kramer taglia come una lama rovente nel burro la difesa bavarese totalmente sguarnita e dopo aver messo a sedere Badstuber con una finta verso il centro appoggia al sempre puntuale Raffael che fa 2-0 e chiude la pratica.

Gli ultimi dieci minuti di assedio sono la fotografia di una partita giocata male ed in maniera confusionaria da parte degli uomini di Guardiola, che provano con tutte le forze a ridurre lo svantaggio ma si espongono soltanto ai contropiede avversari che con Johnson potrebbero fare hattrick, ma peccano di altruismo e precisione. Si chiude con l’esultanza dei 7000 tifosi del Gladbach giunti a Monaco che festeggiano un successo che vale il terzo posto per la loro squadra.