Il campione tra le tante peculiarità ha quella capacità di rialzarsi dopo aver preso una stangata che in pochi hanno. E se veramente questo Brasile vuole dimostrare di essere competitivo battendo tutte le critiche, è arrivato il momento giusto per farlo. Già, perchè dopo un approdo complicato ai quarti di finale di questa edizione della Copa America, ora si comincia a fare sul serio, ma la Selecao dovrà affrontare tutta la competizione senza il proprio giocatore simbolo, perchè Neymar sarà sicuramente fuori per tutta la durata del torneo.

Inizialmente si era pensato di tentare un ricorso per una riduzione dalle 4 alle 3 giornate, prima di ripensarci e ritirarlo, rinunciando ufficialmente al proprio numero 10. I motivi? Probabilmente Dunga vuole lavorare su un calcio diverso, meno spettacolare ma più efficace (perchè, che piaccia o no, senza l'asso del Barcellona il Brasile sarà sicuramente meno spettacolare di quello visto contro il Perù). Un diktat non visto di buon occhio da chi apprezza il calcio bailado tipico dei verdeoro, ma bisogna fare di necessità virtù, e in questo forse il tecnico ex centrocampista si potrebbe dimostrare bravissimo.

PUNTI DI FORZA - Innegabile che, pur senza Neymar, il Brasile sia una delle squadre più talentuose presenti a questa Copa America, visto che la classe di Willian la possono vantare in pochissimi, così come le geometrie di Fernandinho e la leadership di Thiago Silva, giusto per citarne alcuni. Non facciamoci però ingannare da quest'aspetto, perchè soprattutto nell'ultima gara contro il Venezuela la squadra ha anche dimostrato di avere un'ottima abnegazione tattica e difensiva, in pieno stile Dunga potremmo dire, visto che tantissimi lo considerano, a ragione, un allenatore più attento al reparto arretrato che a quello avanzato.

Effettivamente il tecnico ha anche le sue ragioni: perchè mi devo preoccupare di come i miei attacchino, dato che ho alcuni tra i migliori giocatori del pianeta? A dimostrazione di questa teoria si può ancora prendere come esempio la partita contro la Vinotinto, chiusa con addirittura 6 difensori in campo e solamente due giocatori con caratteristiche offensive. A risolvere i problemi per ora ci stanno pensando in particolar modo i tre giocatori sopracitati, ma ce ne sono tanti altri, magari meno talentuosi, che vogliono dimostrare tanto: Elias ne è il classico esempio. Tatticamente importantissimo nello scacchiere verdeoro, Dunga non vi rinuncia quasi mai. E non importa se questa è dal punto di vista del talento una delle peggiori edizioni del Brasile a livello storico: anche la tattica vuole la sua parte.

PUNTI DEBOLI - Diciamocelo però chiaramente: per quanto si possa provare a dare un'identità tattica a una squadra come la Selecao, lo spirito Brasileiro prevale spesso e volentieri, e nelle prime tre partite si è chiaramente visto in certi frangenti come i giocatori cercassero la giocata, qualche volta anche fallendo malamente, altre riuscendoci, provocando la rabbia di Dunga in panchina, lui grande mediano di rottura, di tanta sostanza e poco spettacolo. Anche il discorso stesso del talento può essere rigirato allo stesso modo: ce n'è sì, ma probabilmente troppo poco. Insomma, per questo Brasile i punti di forza e i punti deboli concidono, sta solamente ai giocatori scegliere se rendere le proprie caratteristiche un bene o un male.

Un altro aspetto che rientra in questo discorso di "doppie facce" riguarda proprio l'assenza di Neymar, che ha deciso di lasciare il ritiro della Nazionale, anticipando così le sue vacanze. Aldilà delle chiacchiere che si possono fare intorno a questa scelta (raramente un capitano in queste situazioni avrebbe abbandonato la nave, e a confermare la regola ci sono anche le classiche eccezioni), la sua assenza rappresenta una enorme mancanza per il Brasile, perchè non c'è un altro Neymar. Dall'altra parte però si potrebbero azionare certi moti d'orgoglio che potrebbero fare solo che bene alla Selecao: vincere senza il proprio asso sarebbe una dimostrazione di forza non indifferente.

CHIAVE TATTICA - Dunga non rinuncerà mai al classico 4-2-3-1, rigirabile poi nel reparto offensivo a seconda della scelta dei quattro uomini. Nella gara contro il Venezuela hanno giocato Willian, Firmino, Robinho e Coutinho, ma nell'arco dei 65 minuti in cui sono rimasti in campo nessuno ha mai tenuto una posizione rigida nello scacchiere del Brasile. Insomma, fantasia al potere nel reparto offensivo: le combinazioni tra i trequartisti e la finta punta (perchè parlare di attaccanti veri sfiorerebbe la blasfemia) creano sufficiente pericolosità, liberano le fasce per la spinta dei terzini e scombussolano le idee alle difese.

Più solidità invece in difesa, dove la coppia titolare è quella composta da Thiago Silva e dal nuovo capitano Miranda. L'esperimento di David Luiz tentato nella gara d'esordio contro il Perù (con tanto di svarione classico) è fallito miseramente, e dunque il centrale ex Milan non ha faticato per ritrovare il posto da titolare che gli era stato negato nella gara d'esordio (e qui ritornerebbe quel discorso sulla blasfemia...). Certezze anche sulle fasce con Dani Alves e Filipe Luis che macinano chilometri, mentre in mezzo, vicino a Fernandinho, sembra difficile che si rinunci a Elias. Potrebbero esserci rotazioni nel reparto avanzato, anche se i quattro proposti contro il Venezuela hanno fatto molto bene e potrebbero essere confermati per il resto del torneo.

GIOCATORI CHIAVE - Visto che la COMNEBOL ci ha (giustamente) privato della stella reale, tra gli altri se ne possono trovare tre, uno per reparto. In difesa è fondamentale Thiago Silva, per la sua capacità di guidare il reparto oltre che per le doti innate di stopper che hanno in pochissimi e per la capacità di impostare il gioco partendo dalle retrovie. In mezzo non si può rinunciare a Fernandinho, cresciuto tantissimo dopo l'approdo al Manchester City e sempre più punto fermo della nazionale: sta a lui azionare i quattro davanti, servirli, impostare e anche dare copertura, aspetto in cui i miglioramenti sono stati notevoli. Il terzo giocatore importantissimo è invece Willian, probabilmente insieme a Thiago Silva il più forte e il più incline e pronto a prendere in mano una squadra in difficoltà e già oggetto di varie critiche: con il Venezuela ci è riuscito benissimo, ma da ora in poi il livello sale.

FORMA DELLA SQUADRA - Non esattamente il miglior girone nella storia del Brasile nella competizione quello appena conclusosi: fino all'ultima partita la qualificazione della squadra di Dunga è rimasta in dubbio. L'esordio contro il Perù ha portato una vittoria per 2-1 sofferta e raggiunta solamente grazie alle invenzioni di Neymar, autore di un assist geniale per Douglas Costa, freddo a realizzare e portare i tre punti ai verdeoro. Meno bene è andata con la Colombia, la partita che poteva girare negativamente le sorti della Copa America della Selecao, non tanto per la sconfitta ma più per il fattaccio di Neymar, protagonista ancora in positivo in campo ma in negativo per il comportamento assunto. Alla fine la vittoria per 2-1, comunque sofferta, contro il Venezuela, ha permesso alla squadra di Dunga di accedere ai quarti, nella parte del tabellone più complicata. Ci vorrà una versione super del Brasile per arrivare fino in fondo.

OBIETTIVI - Già, arrivare fino in fondo. L'obiettivo è ovviamente quello di festeggiare il 4 luglio, difficile ma sicuramente non impossibile. Come detto, ci vogliono tre partite perfette, anche perchè le avversarie non scherzano: il Paraguay porta ricordi poco positivi, visto che quattro anni fa proprio ai quarti la Albirroja ebbe la meglio ai rigori, poi una tra Argentina e Colombia. Insomma, il cambio di rotta deve arrivare. Ma se alla fine la Copa America la dovesse alzare Miranda, saremmo stupiti fino a un certo punto. Perchè nonostante tutto stiamo pur sempre parlando del Brasile.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]