17 Luglio 2011 - 26 Giugno 2015. Un'agonia lunga quattro anni. Carlos Tevez si riprende la sua Argentina, beffando il destino crudele che l'ha messo, ancora una volta davanti ad un tiro dal dischetto in un quarto di finale della Copa America. Quattro anni lunghissimi, che l'Apache rivive, vede davanti ai suoi occhi, nel cammino che lo porta al dischetto. 

Brave rincorsa, rigore brutto, ma ciò che importa è che la rete si gonfi. 

L'Argentina è in semifinale, ed il respiro di sollievo dell'oramai ex attaccante della Juventus, che ha raggiunto un livello di maturità che lo annovera tra i grandi campioni di questo gioco, è immenso. Liberatorio. Il riscatto tanto agognato, bramato. Tevez si riprende l'Argentina quattro anni dopo. L'aveva prima sedotta, poi abbandonata, tirando in malomodo anche quel rigore contro l'Uruguay, quattro anni fa. 

Allora era diverso. Era un Tevez diverso. Era un'Argentina diversa, che era schiacciata dall'immensa pressione di un paese che vedeva sfumare davanti ai propri tifosi la possibilità di tornare a vincere la Copa dopo 22 anni. L'Argentina non era pronta, Tevez non era pronto. Ora forse si, forgiato da mille e più battaglie, con la scorza del carattere di campione formatasi dopo i tanti successi con la maglia bianconera, ma anche dopo le tante delusioni, personali e di squadra. 

Martino non voleva farlo calciare, con la paura di una reazione sbagliata da parte dell'ex dieci bianconero. Poi gli errori di Biglia e Rojo mettono Carlos davanti al suo destino. Volente o nolente deve andare a calciare. 

Si chiude così dopo quattro anni la parabola Albiceleste dell'Apache, che apre le porte delle semifinali della Copa America 2015 alla squadra di Martino. Dall'errore alla catarsi: Carlitos, l'Argentina è di nuovo tua. 

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