Il momento della verità si avvicina: sabato sera alle 22 (ora italiana) si giocherà la finale di Copa América tra Cile e Argentina. Vediamo come arrivano le due squadre all'appuntamento decisivo

CILE - La Roja ha disputato una Copa América con i riflettori costantemente puntati addosso: arrivare fino in fondo è un obbligo per il Cile, che ospita la competizione e può contare su quella che è probabilmente la miglior generazione della storia del fútbol chileno. Il cammino percorso finora è stato senz'altro vincente, in una fase a gironi superata con due vittorie e un pareggio, ma la mole di gioco migliore del torneo, ovviamente insieme a quella dell'Albiceleste. Dopo i quarti di finale e le polemiche contro l'Uruguay, ha dovuto sconfiggere un sorprendente Perù, che anche in dieci uomini ha saputo mettere in difficoltà gli odiati rivali. La pressione è altissima: una sconfitta sarebbe un durissimo colpo per il popolo cileno, ricompattato sotto i colori di questa Selezione, ma un vittoria farebbe esplodere di gioia una Nazione che non ha mai vinto questa competizione, nè tantomeno un Mondiale.

ARGENTINA - Intorno alla Seleccion, la pressione non è mai mancata, e non verrà certo meno in una finale di Copa América. Il trofeo continentale manca dalle parti di Buenos Aires dal 1993, quando Batistuta ha stroncato con una doppietta i sogni del Messico nella finale al Monumental di Guayaquil. Dopo un girone opaco, con due vittorie e un pareggio, ma senza aver espresso la qualità di gioco degna dei maestri del fútbol, l'Argentina ha eliminato ai quarti la Colombia, in un'agonica serie di rigori, per poi ritrovare il Paraguay ed esibire un calcio splendido, vincendo 6-1. Anche per l'Albiceleste se ne fa una questione generazionale: la Nazionale di Messi, Aguero, Di Maria e Mascherano non può avere come massimo storico la delusione della finale mondiale persa. Il talento pazzesco di questa generazione deve fruttare alla Nazione qualche titolo, perchè un simile spreco di qualità sarebbe un sconfitta per il gioco.

I MAESTRI - Due Nazionali, due allenatori, entrambi argentini. Jorge Sampaoli e Gerardo Martino, due tecnici che hanno sviluppato diversamente l'idea di una maestro comune, el Loco Marcelo Bielsa. Pressante ed estenuante il gioco del primo, ragionato e avvolgente quello del secondo: Cile-Argentina sarà anche una grandissima battaglia tattica. La Copa América delle due squadre ha dimostrato come in contropiede, sia la Roja e che l'Albiceleste possono essere letali: la chiave sarà non farsi infilare nelle ripartenze. A questo rischio è maggiormente esposta la formazione di Sampaoli, che mantiene una linea difensiva altissima. Inoltre il Cile rischierà tantissimo sui calci piazzati: la difesa della Roja è composta da Medel e Rojas, non propriamente dei giganti (non si arriva al metro e ottanta), che potrebbero avere forti difficoltà sulle palle aeree in cui Otamendi, Garay e Rojo possono essere dominanti. I rischi per l'Albiceleste non mancano, il contropiede è il primo di questi, seguioto a ruota dalla possibilità di cali di concentrazione, come quelli riscontrati nella prima gara contro il Paraguay e verso la fine del primo tempo della seconda.

DIEZ - La maglia più poetica e romantica del fútbol accomuna i due giocatori più attesi di questa finale. Da un lato Jorge Valdivia, dall'altro Leo Messi. Il cileno è un giocatore che sposta gli equilibri in Sudamerica, e finora lo ha dimostrato: assist, finezze e qualità di gioco altissima per l'enganche ormai ex Palmeiras. Messi, al contrario, deve ancora dare una palese prova di forza sui palcoscenici del Subcontinente, nonostante sia appuratamente il più forte calciatore vivente. La Copa América, e in generale il calcio tra Nazionali, dà vita a scenari che non tutti si aspettano. Avrà la meglio il poeta cileno o il semi-dio argentino?

GARRA - Se Valdivia e Messi sono i giocatori più estetici delle due sfidanti, Medel e Mascherano si contendono la Copa con il lavoro sporco. Due leader tattici, dei guerrieri che non si astengono mai dalla lotta. Medel vive la situazione tattica opposta del Jefecito: nel club gioca da mediano, ma in Nazionale retrocede sulla linea dei centrali, al contrario di Mascherano, difensore in blaugrana e centrocampista in albiceleste. Come in ogni gara sudamericana, la garra sarà un elemento presente, e del quale i due giocatori sono punti di riferimento. 

EL REY - Accoppiare la parabola di Arturo Vidal a quella di un altro giocatore sarebbe riduttivo, perchè nessuno ha vissuto una Copa América concitata quanto quella del Rey. Dopo un inizio segnato da reti e gioie, il centrocampista della Roja ha scioccato il Cile con la notizia di un incidente per guida in stato di ebbrezza. Il dibattito politico, le lacrime, il perdono e il ritorno in prima fila per difendere la bandiera: questo mese vissuto utto d'un fiato trova sbocco con il match più importante della carriera in Nazionale del Guerrero, che non potrà fallire.

LA BELLEZZA - I sentimenti e la tattica del Cile dovranno scontrarsi contro una delle Nazionali più forti degli ultimi anni, l'Argentina del tata Martino. L'Albiceleste è l'assoluta favorita, e non potrebbe essere altrimenti con una forza offensiva del genere a disposizione: Sergio Aguero al centro dell'attacco, Angel Di Maria alla sua sinistra e a destra il più forte calciatore al mondo, Lionel Messi. A centrocampo, un Javier Pastore in stato di grazia, che sta vivendo i giorni più incredibili della sua carriera albiceleste. In panchina sgomitano Tevez e Higuain, per il posto da nueve occupato dal Kun, e al loro fianco attendono giocatori del calibro di Ezequiel Lavezzi, di Erik Lamela e di Ever Banega. Tanto, forse troppo talento da affrontare.

Cile-Argentina, la partita che fermerà il Sudamerica.